Capitolo 2

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Buonasera!
Secondo capitolo della storia, spero che vi piacerà e che per il momento la storia vi stia interessando ed incuriosendo :)

Colgo l'occasione per supplicarvi di non chiedermi di passare dalle vostre storie, non perché non voglio farlo ma perché non ne ho davvero il tempo. Ho già problemi nell'infilare la scrittura di questa storia e delle OS di All that matters in tutto quello che devo fare, quindi mi dispiacerebbe dirvi magari che passerò dalla vostra fanfiction quando invece non avrò magari il tempo di farlo, oppure leggerle di fretta solo per non sentirmi in colpa.

Vi dico tutto ciò poiché è un po' di tempo che mi arrivano richieste del genere, e mi sento sempre orribile quando devo rifiutare ahahah
Spero capiate il mio punto di vista, comunque, e che non la prendiate sul personale :)

Un bacio, buona lettura! :) x

***

Erano ormai ore che, distesa nel letto nella camera in cui ero cresciuta, osservavo il soffitto venire illuminato in punti sempre diversi dalla luce della luna: l'avevo vista spostarsi sui muri pian piano, con il passare del tempo, dipingendo di bianco le pareti lilla e formando su di esse strane ombre a causa dei pochi oggetti sparsi per la stanza.

Neige era distesa accanto a me, nel pieno del sonno ormai da qualche ora, ma non si era allontanata neanche un secondo da quando si era resa conto che qualcosa non andava: solitamente non le avrei permesso di stare sul letto insieme a me perché se mia madre l'avesse vista avrebbe dato di matto, ma quella notte un po' di compagnia era proprio quello di cui avevo bisogno.

Non riuscivo a credere che i miei genitori avessero sul serio deciso di divorziare così di punto in bianco. Avrei magari potuto capirlo se fossero stati una di quelle coppie che litigano sempre, che con gli anni erano arrivate a non stare più bene insieme e per cui separarsi diventava necessario, sia per il benessere loro che di quello dei figli.

Ma non riuscivo ad accettare che a separarsi fossero proprio i miei genitori. Avevo sempre guardato al loro rapporto con ammirazione, fiducia, felicità; avevo sperato che un giorno anche io avrei avuto qualcuno al mio fianco che avrebbe compiuto quotidianamente dei piccoli gesti per dimostrarmi il suo amore o che sarebbe rimasto al mio fianco qualunque cosa mi fosse successa nella vita, perché era questo che avevo visto mia madre e mio padre fare fin da quando ero bambina. Non avevo fratelli o sorelle, ma il fatto che la nostra fosse sempre stata una famiglia unita non me l'aveva mai fatto pesare: solo allora provai il desiderio di avere qualcuno con cui poter condividere quella nuova situazione, qualcuno - magari con più coraggio di me - che avrebbe detto ai miei genitori che quella situazione non ci stava bene e che insieme avremmo potuto trovare una soluzione alternativa.

Tuttavia questa persona non esisteva sul serio, esattamente come il coraggio che avrebbe potuto smuovermi e far sì che fossi io stessa a parlare con i miei genitori e a non accettare tutto questo senza neanche fargli sapere che a me non stava per niente bene; per questo, l'unica cosa che potevo fare era mordermi le labbra e costringermi a non piangere, fingendo che non mi sentissi poi così sola quando invece, in quel momento, non c'era nulla di più falso.

Mi girai lentamente per non svegliare Neige che dormiva con la testa sul mio braccio, sollevando quello libero per afferrare il mio cellulare sul comodino: tra poche ore sarebbe stato giorno e avrei dovuto prendere il treno che mi avrebbe riportata a Bristol, ed io ancora non avevo dormito neanche un minuto.

Lasciai andare un profondo sospiro mentre sbloccavo il cellulare, rimanendo delusa ancora una volta quando non trovai nessuna chiamata persa o messaggio che magari non avevo sentito arrivare. Provai allora ancora una volta a comporre quel numero che conoscevo a memoria, non importandomi del fatto che non fosse decisamente un orario consono per chiamare chiunque; per la millesima volta la telefonata venne però rediretta automaticamente alla segreteria telefonica, la quale mi avvertì che la persona che avevo chiamato doveva avere il cellulare spento, così attaccai con uno sbuffo frustrato.

My Boyfriend's BrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora