Buonasera!
Okay, il seguente capitolo è di ben 13.834 parole. Credo che questo sia un motivo più che valido per il breve ritardo nell'aggiornamento ahahah
Non voglio comunque dilungarmi (lo fa già troppo il capitolo) e vi dirò solo di godervelo il più possibile, noi ci sentiamo la prossima volta ;)
Un bacio, e come sempre buona lettura :) x
***
«Valerie, cazzo.»
Se c'era una cosa a cui ero sicura che non mi sarei mai abituata, quella era la sensazione che si faceva subito viva alla bocca dello stomaco quando vedevo Harry chiudere gli occhi, dischiudere o mordersi le labbra e gettare la testa all'indietro mentre ero a cavalcioni su di lui.
Anche in quel momento, in cui le sue dita affondavano nel mio bacino ad ogni movimento ritmico del mio corpo sul suo, il suo torace si espandeva e riduceva al di sotto della camicia bianca che indossava ed i suoi capelli ricadevano in totale disordine sulle sue spalle e sul poggiatesta del sedile a causa delle mie mani che continuavano a torturarli, la mia mente sembrava totalmente incapace di elaborare un qualunque pensiero o immagine che non riguardasse lui.
Questo era un bene, ad essere sincera: solo pochi minuti prima mi era sembrato di non poter calmare o anche solo attutire l'ansia per il discorso che avrei dovuto tenere a breve davanti a trecento persone, ed ora a stento ricordavo che il giorno della nostra laurea fosse finalmente arrivato.
Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Non appena avevo aperto gli occhi alle cinque del mattino ed avevo realizzato che, in poche ore, la mia carriera universitaria sarebbe terminata, la prima cosa che avevo fatto era stata mandare un messaggio ad Harry con il solo intento di sfogare l'ansia ancora più pressante dei giorni precedenti. Non avevo però messo in conto che, tre ore dopo, Harry si sarebbe presentato in macchina sotto casa mia per portarmi a fare colazione prima della cerimonia, la quale comunque non sarebbe cominciata prima delle undici.
Mi aveva portata in un bar che affacciava sull'Avon ed aveva richiesto un tavolino sulla terrazza, sperando forse che il calore del sole che splendeva su Bristol quel giorno, il venticello fresco che soffiava ed il fiume che scorreva tranquillo, avessero un effetto calmante sul mio animo.
Purtroppo, quando eravamo andati via ed avevo ancora sentito l'urgenza di ripetere - per la millesima volta solo da quando avevo aperto gli occhi - il discorso e, soprattutto, di vomitare, avevo capito che quella tattica non avesse funzionato. Mi aveva allora portata a fare una passeggiata in un parco lì vicino, mi aveva fatto un massaggio alle spalle ed aveva persino comprato un CD di musica classica per metterlo a ripetizione nella sua macchina: quest'ultimo tentativo era stato leggermente più efficace di tutti i precedenti, ma non aveva comunque risolto interamente il problema.
Proprio quando si era arreso a trovare altre soluzioni ed aveva invece cominciato a dirigersi verso l'università, avevo però pensato che se non potevo calmare l'ansia, potevo almeno provare a sfogarla: mi venne in mente un solo modo per farlo, così non provai il minimo imbarazzo nel voltarmi verso Harry e metterlo al corrente delle mie, diciamo, necessità.
«Ho bisogno di te ora.» Gli avevo detto, cogliendolo non poco alla sprovvista.
Harry mi aveva inizialmente guardata con un cipiglio confuso, come se fosse convinto di non aver sentito bene o di aver frainteso il significato delle mie parole; quando tuttavia il mio sguardo fisso lo aveva convinto del fatto che avesse capito perfettamente, non aveva esitato neanche un secondo a fare inversione e ad accontentarmi non poi così malvolentieri.
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My Boyfriend's Brother
Fanfic«Ti paga?» gli chiesi sovrappensiero; si voltò verso di me con le sopracciglia aggrottate, così indicai con la testa la borsa che cadeva al centro del suo petto. «L'università. Ti paga per scattare foto a tutti gli eventi?» Harry e la sua macchina f...