Capitolo 1

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Sono sul punto di uscire con un giovane DiCaprio, quando un tonfo sordo mi sveglia dalla mia fantasia amorosa seguito da un'imprecazione.

Sobbalzo, poi con uno scatto degno di un felino accendo la abat-jour sul comodino, proprio accanto al letto.
«Tyler, che stai facendo?» domando, stropicciandomi gli occhi, riconoscendo immediatamente la voce di mio fratello.
«Questi pupazzetti sono un'arma mortale», commenta sarcastico, afferrando uno degli oggetti in questione, ancora steso con la faccia sul pavimento. «Non riesco a dormire nella mia stanza, il letto è davvero scomodo...» mormora grattandosi la testa imbarazzato, una volta rialzatosi in posizione eretta. Gli scocco un'occhiata e fingo di credere alla sua scusa. Per un momento, sotto quella facciata da duro, rivedo il mio adorato fratellino, lo stesso che si rifugiava nel mio letto per sentirsi più al sicuro ogni qualvolta udivamo grida e vetri in frantumi echeggiare per l'intera casa, durante quelle che nostro madre definiva "crisi".
«Preferisci restare qui per questa notte?» chiedo al posto suo,facendogli la domanda che non trova il coraggio di farmi, per toglierlo dall'impiccio di ammettere che in fondo, ma proprio in fondo, sente ancora il bisogno della sua sorellona. E la cosa non può che rendermi felice.

Il ragazzo annuisce timidamente, mentre io mi sposto per fargli spazio tra le coperte, sotto le quali si fionda in un baleno. Lui è il doppio di me e stiamo un po' stretti nel mio letto ad una piazza e mezzo, ma questo adesso non mi importa.

«Cassie», sussurra, dopo essersi sistemato.
«Sì?» mi limito a dire per fargli capire che gli sto prestando attenzione, nonostante sia rannicchiata in modo da dargli le spalle.
«Credi che le cose andranno meglio d'ora in poi?» domanda timoroso, spiazzandomi.

E' la stessa domanda che mi pongo io da prima di salire sull'aereo che ci ha condotti qui; vorrei potergli rispondere di sì, di non preoccuparsi, perché in ogni caso avremmo sempre l'un l'altra, e dirgli che ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto. Mostrarmi forte ai suoi occhi ed essere la sorella maggiore sicura di sé e temeraria che conosce, ma il fatto è che niente di tutto ciò è vero e che sono preoccupata tanto quanto lui.

«Non lo so Ty», mormoro con tutta sincerità, «Lo spero».

Non sentendo alcuna replica da parte sua, decido di voltarmi sul fianco opposto per poterlo guardare nei suoi occhi color caffè, simili ai miei. «Dovresti dargli una possibilità».
Mi osserva aggrottando le sopracciglia. «A chi ti riferisci?».
«Lo sai», e sollevo le sopracciglia, «A nostro padre», spiego per essere più chiara; so bene che serba ancora rancore nei suoi confronti per non essere stato molto presente per noi mentre crescevamo, ma deve capire che non tutto quello che ci è successo è colpa sua e che questa storia appartiene al passato. È tempo di voltare pagina e cominciare un nuovo capitolo della nostra vita. Non dico che sarà facile, no, ma il suo astio di certo non migliorerà la situazione.

Sentendo le mie parole si irrigidisce all'istante, serrando le labbra in una linea priva di qualsiasi espressione e, senza degnarmi di alcuna risposta, si volta dall'altra parte; non mi sarei aspettata una reazione diversa, ma almeno ci ho provato.

«Buonanotte, sorellina», borbotta infine e capisco che questo è il suo modo di troncare la discussione sul nascere.
Sospiro, «Buonanotte, Ty» e detto ciò chiudo gli occhi.

Non mi arrendo, comunque, tenterò di nuovo di scalfire il muro che da tempo si è costruito. Tenterò fino a quando non ci riuscirò.

***

La mattina successiva mi sveglio sentendo un enorme peso sullo stomaco: guardando verso il basso noto che due braccia pesanti mi cingono i fianchi, ma dopo vani tentativi riesco a liberarmi da quella presa, senza, fortunatamente, svegliare mio fratello.

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