Capitolo 20

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«Hai intenzione di indossare quel vestito?» domanda stupito Tyler dal suo comodo posto sul divano, non appena mi vede scendere le scale.
Osservo l'abito nero che indosso; arriverà si e no a metà coscia e ha le maniche ricamate in pizzo. So bene che non è da me; non sono una ragazza da vestitini svolazzanti e onestamente non ricordavo nemmeno della sua esistenza finché non l'ho visto nell'armadio, ma non pensavo mi stesse così male. «Cos'ha che non va?» chiedo alla fine.
«Niente», dice lui con un tono per niente convincente. «Sembri un'altra persona», aggiunge poi. Inarco un sopracciglio e, indecisa se prendere la sua affermazione come un complimento o un insulto, mi convinco a non rispondergli e mi limito a lanciargli un'occhiata di fuoco.
«Ehi, metti giù i piedi dal divano», lo rimprovero schiaffeggiandolo sulle sue gambe lunghe.
Tyler sbuffa e poi commenta: «Perché? Tanto tra poco tutto il soggiorno sarà a soqquadro». Non ha tutti i torti, ma siamo comunque persone civili, non animali, o almeno mi piacerebbe credere che sia così. Spero di non dovermi ricredere.

D'un tratto, lo sento tossire un «Sam ci sarà?» vagamente imbarazzato.

Sussulto: forse ho sottovalutato l'interesse che nutre nei confronti della rossa ed ammetto che la cosa mi infastidisce, rendendomi gelosa; dopo tutto è pur sempre mio fratello minore e non posso fare a meno di essere protettiva nei suoi confronti, anche se ha un caratteraccio. Decido di buttarla sull'ironia e lo provoco con un «Sei qui per me o per provarci con la mia amica?» al seguito del quale borbotta qualcosa di incomprensibile, arrossendo in viso. Scuoto la testa divertita.

Aaron ha detto di aver invitato solo qualche nostro compagno di classe e mi ha assicurato che sarà una festa tranquilla. Lo spero proprio, peccato che i termini ''festa'' e ''tranquilla'' difficilmente vadano a braccetto, per non parlare del fatto che ho invitato Justin Bieber. Non so cosa avessi in mente quando gli ho chiesto di venire e non oso nemmeno immaginare la faccia che farebbe Aaron nel caso si presentasse; non ho voluto dirgli di averlo invitato, sarebbe andato su tutte le furie e non avevo voglia di discutere, ma in fin dei conti il compleanno è il mio e dovrei sentirmi libera di invitare chi voglio.

Il mio dibattito interiore viene interrotto dal suono del campanello. Guardo l'ora sull'orologio; la festa dovrebbe iniziare tra poco più di un'ora il che vuol dire che chiunque sia arrivato è in anticipo.

«I piedi», ripeto a Tyler colpendolo in testa con uno dei cuscini decorativi, prima di dirigermi verso la porta.

«Aaron, ciao», sorrido, non appena i miei occhi incontrano quelli del ragazzo di fronte a me, felice di vedere che è da solo. Indossa una camicia color porpora che gli sta davvero bene.
«Ciao», risponde e poi continua: «Ho pensato di passare prima per darti una mano e anche per...» lascia la frase in sospeso, mentre inizia a frugare nelle tasche del giacchetto porgendomi una scatola. «Questo».
Sbatto le palpebre e «Cos'è?» domando sbalordita prendendo l'oggetto in questione. Non mi aspettavo di ricevere niente e non volevo ricevere niente.
Un sorriso si forma sul suo viso. «Il tuo regalo» asserisce con ovvietà.
Mi mordo il labbro, imbarazzata. «Non avresti dovuto», mormoro, sciogliendo, poi, il fiocco che mi impedisce di sollevare il coperchio, curiosa di sapere cosa si celi all'interno del piccolo contenitore. Quando finisco di scartare il pacchetto i miei occhi si illuminano. «Un bracciale?» osservo i ciondolini di varie forme che pendono dalla catenina d'argento e, successivamente, gli rivolgo uno sguardo di gratitudine. «È davvero stupendo, grazie».
«Lascia che ti aiuti», gli porgo il polso e lui prontamente allaccia il braccialetto intorno ad esso. Aaron, poi, mi accarezza una guancia, avvicinando il suo viso al mio per baciarmi. Resto immobile, pietrificata quasi, e sento che una parte di me mi grida di allontanarmi quando «Bene, adesso che siete in due immagino che la mia presenza qui sia superflua. Chiamatemi quando inizia la festa» la voce di Tyler giunge alle mie spalle.

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