Capitolo 51

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Le lezioni sono sempre meno stimolanti, forse perché siamo arrivati a quel punto del semestre dove la maggior parte degli studenti sconnette il cervello e non riesce più a stare al passo con lo studio, mentre, dal canto loro, i professori non fanno niente per incentivare i propri alunni a ritrovare la voglia perduta, il che è controproducente, soprattutto per quelli, come me, che sono all'ultimo anno e presto dovranno affrontare gli esami finali.

Guardo verso la finestra, la quale si affaccia sul cortile dell'istituto, mordicchiando la mia penna blu; è disgustoso, lo so, ma è un vizio che non riesco a togliermi, specie quando sono pensierosa ed al momento lo sono. La professoressa Graham sta spiegando con voce monotona la Seconda Guerra Mondiale che io, da persona diligente ed organizzata quale sono, ho preferito studiare per conto mio così da poter completare prima il programma e non dover ritrovarmi a fare tutto l'ultima settimana, perciò posso permettermi di non seguire la sua spiegazione che, comunque, è seguita da nemmeno un terzo della classe: alcuni miei compagni giocano con il cellulare, altri parlottano tra di loro e c'è persino chi si lima le unghie, mentre la stragrande maggioranza preferisce schiacciare un pisolino sul banco per recuperare le ore di sonno perdute la sera precedente o per il poco interesse che gli suscita la materia.

Guardo il cortile, ma non lo vedo davvero, ripensando all'altra sera, alla festa ed alla conversazione che ho tenuto con Justin, nel giardino: sono felice del fatto che stia davvero considerando di andare al college e dare una svolta al suo futuro, perché, fino a pochi mesi fa, non credeva nemmeno di poter avere un futuro che non includesse gli incontri clandestini. Mi piace pensare che possa averlo incoraggiato a prendere in considerazione delle alternative meno... Violente, ecco. E sono sicura che con impegno e forza di volontà diventerà l'uomo che ancora non sa di essere, ma che io vedo chiaramente.

Tuttavia, non posso fare a meno di pensare anche alle parole di Jason. Quell'uomo continua a non convincermi, proprio come non mi hanno convinto le sue scuse palesemente poco sincere; che non mi vuole accanto a suo nipote mi è, ormai, chiaro, però non capisco cosa abbia fatto nei suoi confronti per meritarmi di essere trattata con tanto disprezzo. Non si può piacere a tutti, lo so, ma essendo lui il parente più prossimo che ha Justin non posso negare che la cosa non mi metta a disagio. Forse è tutta questione di empatia: come da subito lui non ha suscitato simpatia a me, così io non l'ho suscitata a lui e quindi non c'è motivo di cercare altre spiegazioni, una cosa a pelle, insomma. Eppure sento che c'è qualcosa, qualcosa di misterioso in lui e non mi riferisco a quel tipo di mistero che molti possano trovare intrigante ed attraente...

<<Anderson>> una voce che non saprei riconoscere mi giunge alle orecchie spezzando il filo dei miei pensieri. <<Anderson>> ripete ancora, costringendomi a svegliarmi completamente dal mio stato di trance. Mi volto e solo adesso mi rendo conto che la voce ignota è quella della Graham. <<Sai dirmi la risposta alla domanda?>> chiede alzando un sopracciglio con fare dubbioso, guardandomi nello stesso modo in cui mi guardava mio padre quando, da piccola, la sera, mentre tutti stavano dormendo, sgattaiolavo in cucina facendomi beccare da lui con le mani nel sacco o, per meglio dire, nel barattolo di Nutella.

Ma ora torniamo a noi... Ha fatto una domanda?

Osservo spaesata il resto della classe che continua beatamente a farsi gli affari propri e mi chiedo perché sia venuta proprio da me.

Scruto tra i volti per lo più anonimi dei miei compagni una faccia amica: Luke è seduto qualche fila davanti a me, a destra. Mi sorride e non ne capisco il motivo fino a quando non lo vedo alzare un foglio dal quaderno facendo attenzione a non farsi scoprire dalla professoressa.

Riduco gli occhi a due fessure per riuscire a leggere meglio quello che ha scritto, anche se mi risulta complicato comprendere la sua assurda calligrafia. Riesco, non so come, a decifrare le lettere di quell'unica parola scritta con l'inchiostro nero: Stalingrado.

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