<<Allora, a cosa devo questa visita?>> chiede la ragazza dai capelli corvini sedendosi ad uno dei tavoli. La vedo accavallare le gambe, fasciate solo da una striminzita minigonna e qualcosa nella sua espressione compiaciuta mi suggerisce che il suo intento sia proprio quello di provocarmi. <<Non dirmi che ti sono mancata>> aggiunge, poi, con finto sgomento ed un sorriso malizioso, invitandomi a sedermi a mia volta.
<<La tua mancanza si fa sentire sempre, Gwen>> commento una volta preso il posto davanti a lei. Conosco i punti deboli di Gwen Sanders e so bene che adora essere riempita di complimenti ed attenzioni ed il fatto che io sia dotato di una buona dose di fascino e sfacciataggine non fa altro che rendermi il lavoro più facile per ottenere ciò che voglio.
Poggia i gomiti sulla superficie in legno che ci divide e si sporge in avanti. Gli occhi, puntati su di me, nascosti dalle folte ciglia che presumo siano finte tanto quanto il suo seno e quegli artigli affilati che ha come unghie e che continua a picchiettare sul tavolo, provocandomi non poco fastidio.
Continua a fissarmi, a studiarmi, come se stesse cercando di accedere alla mia mente per poter leggerne i pensieri, ma io sono molto bravo a nasconderli a chiunque.
Tranne a lei, lei riesce a leggermi dentro come nessuno è mai riuscito, come neppure io stesso sono mai riuscito.
Caccio immediatamente dalla mia testa quel subdolo pensiero; non voglio pensare a lei, non adesso.
Gwen emette un sospiro, probabilmente per non essere riuscita nella sua piccola impresa, poggia la schiena allo schienale della sedia e si mette a braccia conserte.
<<Sputa il rospo, cosa vuoi da me, Bieber?>> domanda inarcando le sue sopracciglia, spazientita.<<D'accordo, arriviamo al dunque...>> questa volta sono io a poggiare le braccia sul tavolo e a sporgermi verso di lei. <<Voglio tornare a combattere>> rispondo secco.
La ragazza fa una strana smorfia che sembra voglia dire "sono tutta orecchi". <<Mi sorprendi>> tira fuori un pacco di sigarette dalla sua borsa e ne afferra una che poi accende. << Xavier mi ha detto che non volevi più far parte del giro>> osserva citando le parole che solo pochi giorni fa ho riferito al mio migliore amico.
Mi porge il pacchetto di sigarette, ma io lo rifiuto facendo un cenno del capo.
Una nube di fumo esce dalla sue labbra carnose e mi colpisce dritto in volto arrecandomi fastidio e disgusto. Nonostante io sia un fumatore incallito detesto che mi si fumi in faccia.<<Beh, ho cambiato idea>> affermo, semplicemente, con una scrollata di spalle. <<So che tuo padre può farmi rientrare e dal momento che sei tu ad occuparti dei suoi affari -visto che lui è in prigione per frode- ne consegue che tu puoi farmi rientrare...>>
Ricordo bene la prima volta che ho messo piede in questo squallido locale dimenticato da Dio. Avevo sedici anni e cercavo un posto dove rifugiarmi; non ero scappato, ero semplicemente... Perso.
Entrai e mi sedetti su uno degli sgabelli in fondo alla sala, quando un attaccabrighe alla ricerca di rogna mi venne vicino additandomi come un ragazzino che non poteva stare in quel posto. Ero piuttosto irascibile in quel momento e non ci misi molto a metterlo a tappeto. La fortuna volle che Colton, il padre di Gwen, nonché proprietario del locale, avesse assistito alla scena ed invece di sbattermi fuori come credevo che avrebbe fatto, mi prese da parte dicendomi che avevo del potenziale. Non capii a cosa si stesse riferendo fino a quando non mi parlò degli incontri clandestini di boxe che si tenevano in città. Allora ero un sedicenne pieno di rabbia repressa ed odio contro il mondo che non sapevo come sfogare e questa mi sembrò la soluzione più adatta. Colton mi ha iniziato agli incontri e fatto da mentore ed il fatto che avesse una figlia sexy non mi dispiaceva affatto.
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Disaster
FanfictionCOMPLETA. #1 in Teen Fiction il 7.02.19 #1 in Fan Fiction il 21.04.20 All'apparenza Cassie Anderson e Justin Bieber non potrebbero essere più diversi. Lei è una studentessa modello, dalla spiccata curiosità e la lingua tagliente, che fin da piccola...