Capitolo 5

5.8K 317 107
                                    

Potrei essere sul divano a leggere un bel libro o a guardare uno di quei programmi demenziali in compagnia di una vaschetta di gelato alla crema, ma evidentemente il destino ha avuto altri progetti per me, oggi.

Ed ecco che mi ritrovo in un'aula puzzolente a guardare l'orologio fisso al muro davanti a me, sperando in questo modo che le lancette scorrino più velocemente mettendo fine alla mia agonia. I trenta minuti più lunghi della mia vita.

Mi lascio andare ad un commento , esasperata, «Non è possibile», sbuffo sonoramente, nascondendo il viso tra le mani.

Davvero, come posso essere finita io, Cassidy Grace Anderson, in detenzione? Beh, la risposta si trova proprio di fianco a me.

«Hai sempre quel broncio?» domanda l'ultima persona sulla faccia della Terra con la quale vorrei stare in questo momento, Justin, prima di prendere una sigaretta dal pacchetto riposto nei suoi jeans e infilarsela tra le labbra. Spalanco la bocca: ha davvero intenzione di fumare qui?

«Solo quando mi tocca stare vicino a te», borbotto alzando gli occhi al cielo.
«Molte ragazze farebbero la fila per avere questa opportunità», risponde con quel suo tono di superbia, liberando tanti piccoli cerchi di fumo. Che razza di presuntuoso.
«Beh, non è il mio caso», mi affretto a replicare.

Percorro avanti ed indietro il perimetro della stanza mangiandomi le unghie come se non ci fosse un domani, una brutta abitudine che ho quando sono in una situazione scomoda, e dover condividere l'aria con uno dall'ego tanto smisurato è davvero una situazione scomoda per me. Se non altro, in questo modo, posso evitare di parlare con il biondo e, quindi, di finire per prenderlo a parolacce.

«Smettila, mi fai venire il mal di testa», dice, ad un tratto, massaggiandosi le tempie in maniera melodrammatica; quasi non mi accorgo che ha già consumato tutto il filtro della sigaretta e che pezzi di cenere si trovano, adesso, sul pavimento in linoleum.
«Come fai a essere così calmo?»
I piedi sul banco e il suo aspetto rilassato non fanno altro che innervosirmi ancora di più, possibile importi solo a me il fatto che siamo chiusi qui dentro?
Mi scocca un'occhiata, sollevando un sopracciglio. «Preferiresti che mi comportassi da pazzo isterico come fai tu?» chiede sfacciatamente. A questo punto sono davvero indignata: chi diavolo è lui per poter darmi della pazza?
«Sai. Forse tu sarai abituato a finire in punizione, ma io no e non intendo prendere questa abitudine!» esclamo, mettendo enfasi nelle ultime parole.
Si passa una mano tra i capelli con molta nonchalance e «Rilassati, non comprometterà la tua fedina penale. Parlo per esperienza», afferma con un ghigno. Mi chiedo cosa ci trovi di tanto divertente; ogni cosa per lui pare essere un gioco. Dovrebbe stare all'asilo, non al liceo.
«Sei incredibile», commento alzando gli occhi al cielo per quella che sembra la millesima volta nell'arco dei dieci minuti trascorsi.
«Lo so, me lo dicono in molti», risponde con fierezza ed una scrollata di spalle.

Sbuffo alla sua ennesima, stupida, affermazione.

Mi tiro i capelli all'indietro e «Non dovrei nemmeno parlare con te», borbotto più rivolgendomi a me stessa che a lui.
Alla mia risposta, Justin si acciglia poggiando con violenza i gomiti sul banco di fronte a lui, «Perché? Quel damerino del tuo ragazzo è geloso?» domanda con un cipiglio, in maniera quasi provocatoria.
Posso sentire il fumo uscirmi dalle orecchie per la sua sfrontatezza, «Aaron non è il mio ragazzo e non ti permetto di parlare di lui in questo modo...» difendo a spada tratta il mio amico incrociando le braccia al petto, offesa, «E poi non devo darti nessuna spiegazione», bofonchio in conclusione.

Justin sembra, però, divertito dalla mia reazione, tanto da voler continuare a provocarmi, «Beh, se Miss Perfettina non mi avesse mandato a fanculo davanti al prof, adesso non saremmo qui», risponde con non poco sarcasmo.

DisasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora