Capitolo 48

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<<Aspetta... Che significa che credi che tuo padre sia stato incastrato?>> domando confusa, ripetendo le parole appena pronunciate da Justin.
I suoi occhi fissano i miei per un istante, ma sono completamente assenti, poi si siede sul bordo del letto tenendosi la faccia tra le mani. Mi siedo a mia volta mettendogli una mano sulla schiena per infondergli un minimo senso di conforto. Non l'ho mai visto in questo stato e non so davvero come comportarmi. <<Io... Non lo so nemmeno io>> risponde, infine, con una voce che non sembra nemmeno la sua e ancora: <<Gli ho chiesto una motivazione, perché dopo sei fottuti anni penso di meritare di sapere la verità, ma non ha saputo darmi alcuna risposta>> scuote la testa ed un sorriso amaro si dipinge sul suo volto. <<Era sempre stato un padre ed un marito premuroso, lui e la mamma andavano d'accordo, non avrebbe mai avuto motivo per... Non riesco nemmeno a dirlo>> la voce spezzata, gli occhi chiusi e i pugni serrati sulle ginocchia. Provo a mettermi per un attimo nei suoi panni e lo capisco. Capisco cosa voglia dire. Capisco quelle parole che tanto detesta pronunciare. Capisco il dolore; quel dolore che combatte da ormai sei anni e che lo lacera all'interno, anche se cerca di apparire forte e menefreghista agli occhi degli altri. Capisco ogni cosa.

Istintivamente gli prendo la mano, chiusa ancora a pugno e cerco di fare intrecciare le sue dita con le mie. <<Non devi dirlo per forza>> gli assicuro col tono più dolce che riesco ad assumere.

Lui guarda il nostro groviglio di dita e sembra leggermente più tranquillo. Sospira e dopo riprende a parlare: <<Allora ero troppo piccolo e ho sempre dato per scontato che fosse stato lui perché avevo bisogno di qualcuno da odiare, avevo bisogno di dare la colpa a qualcuno. Ma se avessi sbagliato ad indirizzare tutto quell'odio verso di lui? Se non fosse stata colpa sua?>>

Resto un attimo interdetta: esiste davvero questa possibilità?

Non lo so. È una faccenda davvero delicata e più grande di lui, di me e di tutti noi.

<<Vorrà dire che lo scopriremo>> mi convinco a rispondere dopo un lungo silenzio. Quella proposta mi esce spontanea. Mi rendo perfettamente conto che siamo solo due liceali, ma sento di volerlo aiutare facendo tutto ciò che è in mio potere. Solo togliendo ogni dubbio potrà darsi un po' di pace.
Sentendo le mie parole Justin sbatte le palpebre, corrucciando anche la fronte. <<Cosa?>> chiede <<Come?>> si corregge subito dopo.
Alzo le spalle e mi mordo il labbro. <<Non lo so, potrei chiedere a mio padre se sa qualcosa>> ipotizzo, <<Ma se hai motivi per dubitare che sia stato lui... Beh, noi andremo a fondo di questa situazione>>.
<<Noi?>> ripete, insicuro.
Sorrido, è tenero quando non è impegnato a fare il bastardo. <Sì, noi>> asserisco prima di dargli un bacio a stampo, <<Lo faremo insieme, Justin>>.

E se c'è una cosa di cui sono proprio sicura è questa.

***

<<Mmm-mmm>> mugula Justin sotto le lenzuola, irritato di essere appena stato svegliato.
Alzo lo sguardo verso di lui: la mano sinistra dietro la testa, il ciuffo che gli ricade sulla fronte e gli occhi ancora chiusi. Ha l'aria davvero beata e tranquilla a differenza di quella sconvolta e distrutta che aveva quando si è presentato qui un paio di ore fa. <<È quasi ora di cena>> lo informo, accoccolata sul suo petto.
<<Mmm-mmm>> fa di nuovo e, del tutto disinteressato da ciò che ho appena detto, inizia ad accarezzarmi i capelli con l'altra mano che prima teneva ben salda sul mio fianco, facendo aumentare, così, in me il desiderio di poter stare a sentire il battito del suo cuore per tutta la sera, anche se so di non poterlo fare.
<<Mio fratello tornerà a momenti e non voglio che ci veda in questo stato>> gli dico senza smettere di farmi cullare da quelle carezze quasi terapeutiche.
<<Allora dovresti levarti da sopra di me, anche se sono sicuro che il tuo caro fratellino abbia fatto cose ben peggiori>> asserisce.
Mi alzo su un gomito ed accigliata esclamo un: <<Ehi!>> sta pur sempre parlando di mio fratello minore e della sua vita sessuale di cui io non voglio sapere nulla, come lui non vuole sapere nulla della mia, d'altronde. Però non è solo questione di gelosia fraterna; lui era lì, quando stavo per... Quando stava per succedere quella cosa. E quel momento ha segnato Tyler tanto quanto me, forse anche di più. Per questo si preoccupa per me. Ed io l'apprezzo, l'apprezzo la sua premura. Però Justin non è Bruce, Justin non mi farebbe del male.
Per mia fortuna, lui apre gli occhi appena in tempo per vedere la mia espressione accigliata e disgustata dall'immagine di mio fratello che fa sesso e allora scoppia a ridere. L'atmosfera è completamente mutata rispetto a prima e di questo ne sono davvero felice, perciò poco dopo la mia risata si unisce alla sua.

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