Capitolo 38

4.2K 220 41
                                    

Le vacanze natalizie si sono appena concluse ed un altro anno è passato. Il Natale, a casa Anderson, è stato ricco di tensione, smorzata solo dall'incredibile allegria della nonna, che per l'occasione è venuta a farci visita, aiutandomi anche a preparare il cenone. Per un po' l'ha persa quella sua voglia di vivere, con la scomparsa del nonno, ma ora sembrava averla ritrovata. Forse è tutto merito della Florida, o del fatto che pare aver incontrato qualcuno per cui ha ritrovato la voglia di tornare ad amare. Ha detto che pure papà dovrebbe ritrovarla, quella voglia, però lui non è dello stesso parere. Immagino che la sua sia solo paura di concedersi a qualcuno che possa spezzargli nuovamente il cuore e un po' lo capisco.

«Hai conosciuto qualcuno di speciale?» mi ha chiesto, poi, con un sorriso che la diceva lunga, mentre stavo lavando l'insalata. Io ho sussultato, ma non le ho risposto; quel mio silenzio religioso lo ha fatto per me. Non ha voluto insistere sull'argomento, sapendo come sono fatta, e per questo gliene sono stata più che grata.

La vigilia di Capodanno, invece, ho preferito passarla con Sam e Luke. Siamo andati in un locale dove c'erano anche Chaz, Danny ed Aaron; io e quest'ultimo non ci siamo nemmeno guardati, però mi sono divertita.

Dopo quella inaspettata visita nel cuore della notte non ho più visto né sentito Justin, ma a me sta bene così; certo, mi capita di chiedermi cosa stia facendo e dove possa essere, ma quelli passati sono stati giorni intensi ed io ho deciso di mettere da parte i miei sentimenti, almeno per un po'.

È la cosa giusta da fare per me stessa, continuo a ripetermi, anche se impedire alle emozioni di sopraffarmi è più arduo di quanto pensassi. Per un attimo, quella sera, ho quasi avuto la tentazione di baciarlo e mi sento tremendamente patetica quando, le volte in cui ricevo un messaggio, per una frazione di secondo, mi ritrovo a sperare che possa essere di lui.

Ma ho deciso di ricominciare da zero e tornare ad essere la ragazza dedita allo studio e al rispetto delle regole che ero prima di conoscerlo, così da rendere felice mio padre. D'altronde, era davvero furioso con me quando è venuto a prendermi in centrale e devo ammettere che non è stato facile convincerlo a far uscire Justin di prigione. Alla fine, però, le mie ragioni hanno prevalso e sono riuscita a cavarmela con solo una ramanzina e la promessa di non tornare più a fargli visita a lavoro scortata da un altro agente.

Dato che è da giorni che il mio computer non dà segni di vita, -precisamente, da quando ho fatto l'errore di prestarlo a mio fratello,- ho cercato su internet il centro di assistenza elettronica più vicino per andarci proprio oggi. Essendo solo a pochi isolati da casa, ho pensato fosse meglio sfidare la mia pigrizia e fare due passi a piedi. Camminare mi dà a pensare e forse è proprio per questo motivo che non lo faccio spesso: io non voglio pensare.

Giungo di fronte al negozio trovato su Google Maps; l'insegna recita "Electronics & co", che nome originale, penso tra me e me,

Apro la porta con su scritto "spingere" non senza prima fare una figuraccia, come al mio solito, tirando la manglia.

L'interno è piuttosto piccolo ed in esposizione su ogni scaffale vi si trovano cellulari, tablet e altri apparecchi tecnologici. Avanzo verso il bancone sotto al quale un ragazzo sembra armeggiare con qualcosa.

Tossisco rumorosamente, così da fargli capire che è entrato qualcuno nel caso non se ne sia accorto.

Il mio tentativo di attirare l'attenzione sembra funzionare, perché subito dopo lui sobbalza sbattendo la testa contro il legno e facendomi sentire in colpa per questo.

«È tutto okay?» domando, preoccupata.
«Sì, sì...» mugugna con un tono per niente convincente al quale si aggiunge un'imprecazione. Il ragazzo emerge da sotto al banco massaggiando delicatamente la parte dolorante.

DisasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora