Capitolo 46

3.8K 196 47
                                    

La luna, che di tanto in tanto sbuca attraverso le nubi, illumina col suo bagliore il profilo del ragazzo accanto a me, rendendo il suo viso ancora più mozzafiato di quanto non lo sia di norma.

<<Vuoi smetterla? Il mostro di Loch Ness non esiste>>, ribatto dopo aver sentito un soliloquio durato cinque minuti sulle tesi del tutto improponibili di Justin.
Lui si offende e mi risponde altezzosamente, questo non senza prima cercare di rubare una delle mie patatine fritte, gesto per il quale riceve uno schiaffo sulla mano. Non mi faccio intenerire nemmeno quando mi mostra il suo sguardo da cucciolo bastonato: sono sempre stata dell'idea che si possa condividere tutto, ma non il cibo, sarebbe un sacrilegio. È evidente che non si rende conto di ciò che fa e lo perdono solo per questo. <<Mi dispiace deluderti, ma ci sono degli avvistamenti che dimostrano il contrario>>.
Scuoto la testa lentamente, come se quello davanti a me fosse un bambino di dieci anni e non un ragazzo di quasi venti. <<È solo una leggenda, un po' come Babbo Natale>>.
<<Mi stai dicendo che Babbo Natale non esiste?>> domanda a bocca spalancata.

Ci guardiamo negli occhi per poi finire con lo scoppiare a ridere nello stesso momento. Le nostre risate si alzano insieme alla brezza marina ed echeggiano sotto il cielo plumbeo. Rido e non penso, non penso a nient'altro se non ai muscoli della mia faccia che iniziano a farmi male, ma è un dolore piacevole, perché è la prova di quanto stia bene in questo istante.

Dopo esserci fermati al fast food comprando del cibo da asporto ad alto contenuto calorico che molte ragazze californiane non oserebbero nemmeno toccare, Justin ha proposto di fare un giro in spiaggia e così siamo venuti qui, a Baker Beach, stranamente desolata per un sabato sera. Le onde dell'Oceano Pacifico si infrangono sulla battigia, mentre un imponente Golden Gate Bridge si erge alla nostra destra.

<<Dovresti sentirti lusingata>>, esordisce ad un tratto.
Alzo un sopracciglio. <<Perché mi fai la grazia di essere qui con me?>> gli chiedo sarcastica, immaginandomi una risposta simile da parte sua.
<<No, perché sei la prima ragazza a cui faccio queste grazia>>, afferma sfoggiando un ghigno fiero prima di aggiungere: <<Non ero mai stato ad un appuntamento prima d'ora>>, la voce questa volta esce più bassa, come se si vergognasse ad ammetterlo. Io, dal canto mio sbatto le palpebre confusa. <<Ma ti ho visto in compagnia di diverse ragazze>>.
Mi scocca un'occhiata e <<Non è la stessa cosa>>, si affretta a replicare. Annuisco in silenzio stabilendo con me stessa di non voler approfondire l'argomento per non ritrovarmi a camminare in un terreno minato. Mi basta sapere che le cose adesso siano cambiate e che non veda me come una delle tante da aggiungere alla lista. <<E tu?>>
<<Io cosa?>> domando pensierosa.
Un'espressione indecifrabile attraversa il suo volto. Allunga le braccia per stiracchiarsi, poi riprende: <<Quanti ragazzi hai frequentato?>> indaga sospettoso e forse... Geloso?
La sua domanda mi prende in contropiede e la mia mente va indietro nel passato per sforzarsi di ricordare.
<<Beh...>> faccio per pensarci, ma noto la sua mascella serrarsi in attesa di una mia risposta. <<Nessuno di speciale>>, dico con una scrollata di spalle. La verità è che negli anni la mia attenzione è sempre andata sullo studio o sul riuscire a far sopravvivere me e mio fratello ad una madre alcolizzata. Sono uscita con un ragazzo o due, ma prima che un orco tentasse di abusare di me e da allora ho solo tentato di tenermi a debita distanza dal sesso maschile. Rabbrividisco al ricordo di quel periodo, però cerco di non darlo a vedere a Justin. Non voglio farlo preoccupare, non ora che è tutto passato.
Poi la sua mascella si rilassa. <<Io sono speciale>>, asserisce impettito.
Gli do un buffetto facendo roteare gli occhi al cielo. <<Non montarti troppo la testa>>.

Ridiamo e scherziamo, lui continuando a fare discorsi assurdi ed io divertendomi a smontarglieli tutti. Sento il cuore tamburellarmi in petto all'impazzata e mi chiedo come sia possibile una cosa simile, come possa farmi questo effetto quando a malapena le nostre braccia si sfiorano. Seduta qui, sulla spiaggia insieme a lui, tutto sembra dissolversi: non mi importa della sabbia tra i vestiti, non mi importa di tutti i problemi, non mi importa di niente. Il resto del mondo è lontano anni luce da noi.

DisasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora