Due giorni.
Erano due giorni che non parlavo con Raymond nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto.
Due fottutissimi giorni in cui lo avevo sempre intorno a me come un fantasma, una presenza indesiderata ma allo stesso tempo inevitabile.
Due lunghissimi giorni che mi svegliavo all'alba per evitare di vederlo a colazione e che andavo a correre sul lungo mare, come se servisse per dimenticare le sue parole.
Due dannatissimi giorni che non dormivo, catturata da immagini di storie che non mi appartenevano.
Due insopportabili giorni in cui mi osservava da lontano, seduto sul divano della sala, mentre giocavo a carte con Jane.
Due orribili giorni in cui non desideravo altro che parlargli, che guardare un film con lui o camminare sulla spiaggia.
Ero confusa. Ero confusa da ciò che provavo per lui in quel momento. Lo odiavo e amavo allo stesso tempo. Amavo averlo accanto, ascoltare il silenzio insieme a lui; camminare sulla spiaggia come due anime raminghe sulla terra; guardare il sole tramontare dietro il mare.
Ma in quel momento non volevo averlo accanto. Era come un fuoco: più mi avvicinavo e più rischiavo di bruciarmi, e in parte, già sentivo di essermi bruciata.
Che stupida ero stata. Pensare che a lui facesse piacere la mia compagnia semplicemente perché era la mia, era stato un pensiero ingenuo e avventato.
Io non ero altro che il riflesso di lei.
Ero la sua ombra vagante su questa terra.
Altro non ero che il ricordo di Rachel.
C'era stato da parte di Ray qualche tentativo di rappacificazione, soprattutto per dare un'apparente clima di serenità a mia nonna, la quale (potevo intuirlo) iniziava a capire che qualcosa non andava.
Ma per me non c'era niente da rappacificare. Ray ed io non avevamo litigato: no, lui mi aveva solo detto che stava insieme a me perché gli ricordavo la sua quasi-exragazza morta.
Non ero arrabbiata. Ero ferita.
Probabilmente mi sarei sentita allo stesso modo anche se mi avesse raccontato la sua storia prima, ma forse almeno non mi sarei innamorata di lui.
Il problema infatti era questo: che mi stavo innamorando di quell'inquieto e lunatico ragazzo dagli occhi verdi, e una volta che ti innamori è come se camminassi su una strada a senso unico: puoi andare solo avanti, verso la persona di cui ti stai innamorando.
Io mi sentivo come in battaglia, mentre combattevo contro me stessa per zittire i miei stupidi sentimenti. Ma non c'era modo di farli tacere, anzi, loro urlavano e ballavano senza curarsi dei miei problemi, del mio orgoglio ferito e della mia amarezza.
Se solo non mi avesse baciato.
Se solo non mi avesse baciato le cose sarebbero state davvero diverse? No, non lo sarebbero state, perché quei germi d'amore si erano insinuati in me ancor prima del bacio, ancor prima di sentire il contatto elettrico della sua pelle contro la mia, ancor prima di respirare il suo profumo o di accarezzare i suoi capelli.
Odio l'amore, conclusi seduta sulla sedia della veranda. Sono molto meglio i libri.
Erano quasi le sei di sera, e il sole splendeva in tutta la sua bellezza davanti a me. Il mare calmo si colorava di giallo e arancione. A Southampton era tornata la quiete dopo la tempesta passata, ma non era tornata dentro di me. Raymond era in camera sua a fare non so che cosa, e nonna Jane era in cucina, a fingere di preparare la cena, mentre in realtà spiava me.
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Quell'estate
RomanceCon mia sorpresa, il ragazzo che venne ad aprirmi la porta non era affatto come me l'ero aspettato. Al posto del barbuto ragazzo dall'aria sorniona, comparve una folta chioma bruna e disordinata che adornava un volto dallo sguardo sveglio e vivace...