La festa

118 23 7
                                    

<<Nonna ti ho detto che non le metto.>>

<<E invece sì Ellen. Primo, perché le tue tette sono piccole come nespole; e secondo, perché con questo vestito non puoi mettere il reggiseno, altrimenti rovineresti la scollatura dietro.>>.

Non credevo che avrei mai discusso con mia nonna sulla possibilità di indossare delle tette finte, e invece eccomi qua, a guardare due coppe rosa mollicce che mi fissavano spudoratamente reclamando la loro superiorità rispetto a quelle che mia nonna aveva appena definito due nespole.

<<E se poi mi cadono?>>, chiesi.

<<Non ti cadranno mai! Aderiscono così perfettamente alla pelle che per toglierle dovrai usare una leva.>>.

Nonna Jane prese dalle mie mani le tette finte e me le ficcò nel vestito bianco che indossavo, facendo attenzione a non farmi male. Una volta completata l'opera fece qualche passo indietro e mi rimirò come se fossi un quadro appena dipinto.

<<Sei davvero un angelo, Ellen. Cascheranno tutti ai tuoi piedi sta sera.>>, disse congiungendo le mani.

<<L'importante è che non caschino questi due affari.>>, risposi osservandomi il petto un po' più gonfio del solito.

Mia nonna mi dette una pacca sul sedere e mi voltò verso lo specchio.

Certo, non sarò stata una top model, ma il modo in cui nonna Jane mi aveva preparata era davvero grazioso. Il vestito bianco che aveva scelto sfiorava il ginocchio. Era un bianco che sapeva di freschezza e di candore, due caratteristiche che mia nonna mi aveva sempre attribuito. La cosa che mi piaceva di più, però, era che il suo colore risaltava ancora di più contro la mia pelle abbronzata.

<<Sì, non male nonna.>>, le dissi abbozzando una smorfia di sufficiente soddisfazione.

<<Aspetta. Mettiti un po' di rossetto.>>, e passandomi un rossetto rosso bordeaux, mi guardò colorarmi le labbra.

Eravamo quasi pronte. Io con il mio vestito bianco e mia nonna con il suo vestito azzurro.

Mancava solo Ray.

Chissà che fine ha fatto, mi domandai.

In tutta risposta udimmo bussare alla porta della camera di nonna.

<<Siete pronte?>>. La faccia di Raymond sbucò curiosamente dalla porta.

Restò un istante a bocca aperta, come se avesse visto una scena irripetibile. Poi, con la stessa velocità con cui si era stupito, si riprese e si schiarì la voce.

<<Sì, direi che siete pronte.>>. Si passò una mano dietro la testa e mi lanciò un'occhiata di sfuggita. Credetti di notare del rossore sulle sua guance affilate.

Sei la cosa più bella che abbia mai visto. Le parole della notte prima, appuntite come punte di freccia, mi rimbombarono nella mente, facendo fluire il sangue anche sulle mie guance.

<<Raymond, ma guardati tesoro!>>. Mia nonna, di cui avevo dimenticato la presenza, scattò verso Ray e gli diede un pizzicotto sulla guancia. <<Sei proprio uno schianto!>>.

Indomabile. Mia nonna era così.

Beh, in effetti in quella circostanza non aveva poi tutti i torti.

La camicia di lino azzurra che indossava, ricadeva morbidamente su di lui, nascondendo le sue forme. I pantaloni blu notte gli avvolgevano le gambe con precisione. Si vedeva che erano pantaloni fatti su misura costati una fortuna. Infine la giacca, blu anch'essa, gli dava quel non so che di pericoloso e dolce al tempo stesso che mi faceva perdere la testa.

Quell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora