Hampstead

105 20 17
                                    

Il patrigno di Raymond era davvero un tipo simpatico. Sebbene all'inizio mi sentissi un po' in soggezione ed in imbarazzo, aveva cercato in tutti i modi di mettermi a mio agio, accogliendomi come se fossi una vecchia conoscente.

Sin dall'inizio aveva insistito perché mi mettessi sul sedile davanti accanto a Ray, che aveva preso il posto del padre alla guida della macchina noleggiata; ma avevo rifiutato gentilmente l'invito, ricordando loro da quanto tempo non si vedessero e rammentando a me stessa di essere il meno invadente possibile.

Mi ero posizionata dietro Jerry, così che Raymond ogni volta che sbirciava dallo specchietto retrovisore, potesse vedermi meglio. La cosa che mi piaceva, era che lo faceva spesso.

Non potevo dirlo con certezza, ma mentre lo osservavo di rimando, mi sembrava felice di essere in viaggio verso Londra. Felice di rivedere la sua famiglia. Felice che portasse con sé me.

Che pensieri ridicoli, mi dissi scuotendo leggermente la testa e guardando fuori dal finestrino.

<<Allora Ellen,>> iniziò Jerry Baxton, <<è la prima volta che esci con una star come Oliver?>>. Si voltò verso di me e mi fece l'occhiolino.

<<Papà!>> esclamò Ray esasperato.

Risi alla faccia imbarazzata di Raymond. Era ora che le cose si invertissero. Avevo fatto troppe figuracce rispetto a lui, ed ora doveva recuperare.

<<Sì, anche se io esco con Raymond, non con Oliver.>> risposi sorridendo.

Jerry annuì, quasi ammirato dalla mia risposta. Beh, in qualche modo gli avevo fatto capire che non era la popolarità di Oliver ad avermi catturata, ma la genuinità del suo alter ego Raymond.

<<Ben detto!>> aggiunse infine. <<Avevi ragione Olly. Questa ragazza è più sveglia delle altre.>>.

Non mi sfuggì il fatto che l'avesse chiamato Olly e non Ray, ma era normale che fosse così. Dopotutto Jerry era il padre di Oliver Baxton, non di Raymond Pitt. Non mi sfuggì neanche che aveva citato "le altre", ma decisi di soprassedere e scacciare delle brutte immagini dalla testa.

Intanto Jerry continuava a parlare. <<E che mi dici di questi capelli, Ellen. Ti piace come gli stanno?>>, e con una smorfia di semi-disgusto sulla faccia, gli sollevò una ciocca.

<<Papà lasciala respirare. E poi che cosa c'è che non va nei miei capelli?>>. Ray staccò una mano dal volante e tirò un piccolo schiaffo sulla mano del padre, che ridendo, si ritrasse subito.

A me non dispiacevano quei capelli. Alla maggior parte delle persone non sarebbero mai stati bene, ma su di lui erano in accordo con tutto. E poi mi piaceva il tocco che avevano sotto le mie mani quando...

<<Terra chiama Ellen. Ci sei?>>. La voce di Raymond mi riportò alla realtà.

<<Sì, scusate, ero sovrappensiero. Comunque a me piacciono.>>, aggiunsi riferendomi ai capelli.

<<Secondo me invece sembri un aborigeno o un uomo primitivo.>> disse Jerry rivolgendosi a Raymond, <<E comunque dovrai tagliarli appena arrivati a Londra, lo sai vero? Devi tornare ad essere perfetto per la stampa.>>.

Perché, adesso non lo è?, pensai silenziosamente tra me, studiando il riflesso di quegli occhi verdi.

Passammo un po' di tempo in silenzio, lasciando che la musica ci facesse da sottofondo.

Poi Jerry abbassò improvvisamente la radio e si rimise a parlare di Londra.

<<Okay, faremo così. Ora Oliver andremo a casa tua. Non preoccuparti, tua madre mi ha appena inviato un messaggio dicendomi che non c'è nessun ficcanaso. E poi pensano tutti che tu sia in Brasile, quindi per ora avrai qualche attimo di tranquillità.>>, disse guardandomi, come a volersi riferire a me. <<Se oggi dovete uscire, perché avete un impellente bisogno di farlo, vedi di camuffarti come si deve, se no finirete nei guai entrambi.>>,

Annuii seria e vidi dallo specchietto Ray che faceva delle smorfie cercando di imitare suo padre.

<<Oliver!>> esclamò notandolo suo padre e dandogli uno scappellotto.

<<Ahi! Sì, abbiamo capito papà, non ho intenzione di cacciarci nei guai. E poi non è detto che usciamo.>>.

Risi nel vedere Raymond essere trattato come un bambino disubbidiente.

Jerry sospirò rassegnato e aggiunse: <<E allora quali sarebbero i vostri programmi?>>.

<<Beh, a me non dispiacerebbe neanche restare a casa.>>, rispose Ray.

Mi lanciò una rapida occhiata e un sorriso perverso si dipinse sul suo volto. Lo guardai scuotendo la testa come a voler dire: <<Pervertito.>>.

————————————————————————————————————————

Quando arrivammo davanti a casa sua, fui sollevata dal vedere che non c'era davvero nessuno nei paraggi. Sarà stato perché Hampstead è un quartiere chic e la gente chic si fa sempre i fatti suoi, fatto sta che nessuno sembrò interessarsi al nostro arrivo, con mio grande sollievo.

La casa di Raymond era davvero elegante. Lo stile pre-vittoriano era quello che la rendeva imponente, con le sue colonne neoclassiche e il bianco delle mura che le garantivano un aspetto solenne e cinematografico al tempo stesso. Mi sembrava di essere sul set di Orgoglio e Pregiudizio.

<<Ragazzi, io passo a prendere Margaret e poi riporto la macchina all'autonoleggio.>>, ci disse Jerry. <<Se vi va sta sera potete cenare da noi.>>, aggiunse entrando in macchina.

Guardai Ray per cercare di capire le sue intenzioni, ma il suo sguardo imperscrutabile me lo impedì.

<<Decide Ellen.>> rispose Ray guardandomi.

Cavolo, come sarebbe che decido io?, mi chiesi.

<<Diciamo che va bene?>> risposi, anche se il mio tono era più quello di una domanda.

<<Perfetto! Non vedo l'ora di dirlo a Margaret. Sarà felicissima di sapervi entrambi a cena.>>, e chiudendo lo sportello, si allontanò.

Ora eravamo davvero soli.

Ray, io ed una casa tutta per noi.

Diamine, ma che vai pensando, sciagurata?, mi dissi.

Non sapevo esattamente come si sarebbero svolte le cose. Non sapevo quando Raymond avrebbe dovuto incontrare Bridget e quando io avrei dovuti farmi da parte.

Tutto ciò che sapevo era che mi piaceva stare con lui, che fosse stato per un minuto o per un mese; adoravo la sua presenza accanto a me.

<<Spero non ti dispiaccia se ho fatto preparare una sola camera da letto.>>, disse guidandomi al piano di sopra dell'immensa casa. Notai del rossore sul suo viso, cosa che mi fece acquisire un po' di sicurezza. Dopotutto era umano anche lui.

<<Wow, come corri tu, eh? E chi ti dice che voglia dormire con te?>> gli dissi sfidandolo.

Raymond mi guardò sorpreso, aprendo la porta della stanza a metà.

<<Io...beh, avevo capito che anche tu volessi dormire con me.>> rispose passandosi una mano tra i capelli. Era così dolce con quell'aria da cucciolo bastonato.

<<Ma se non vuoi posso sempre allestirtene un'altra.>>.

<<O mamma, allora anche io sono una brava attrice!>>, mi autocomplimentai guardando Raymond scuotere la testa e ridacchiare incredulo.

Finii di aprire la porta e restai a bocca aperta davanti alla stanza che ci attendeva.

Un letto a baldacchino con delle tende di velluto rosso fu la prima cosa che notai. Era così lussurioso che non potei fare a meno di pensare per un istante a me e Ray che ci rotolavamo su di esso.

Raymond notò il mio sguardo e captò immediatamente l'onda dei miei pensieri.

<<Posso assicurarti che è davvero comodo. Ma sta sera lo proverai di persona.>> e lasciandomi un bacio sulla clavicola, andò ad aprire la finestra per fare entrare la luce del sole del primo d'agosto.

Quell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora