Nonna Jane- Raymond

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Ellen guidava sicura verso Southampton.

C'era qualche nuvola che minacciosamente ci accompagnava verso destinazione, ma lei fingeva di non vederle, guardando solo e unicamente dritto davanti a sé.

  Credeva che dormissi, per questo era silenziosa. Ma io non dormivo affatto.

Di tanto in tanto la guardavo di nascosto e la vedevo muovere le labbra cantando silenziosamente le canzoni che passavano per radio. Poi, quando una canzone terminava, lei si voltava verso di me per accertarsi che dormissi ancora. Ovviamente io richiudevo subito gli occhi, fingendomi addormentato.

  Ero felice di essere con lei. Ogni minuto che passavamo insieme era come una tisana depurativa: mi purificava da tutte le tossine che avevo ingerito nella mia vita.

Inoltre, più tempo passavo con Ellen e più iniziavo a dimenticare lei, l'unica ragione di tutti i miei mali, i miei comportamenti e i miei sbalzi d'umore.

  A dire la verità, pensavo di aver mandato tutto a puttane dopo il mio comportamento da tombeur de femmes della notte passata, ma il fatto che Ellen avesse ammesso di starsi innamorando di me, mi aveva spinto a credere che mi avrebbe perdonato. Infatti lo fece, grazie al cielo. Se non lo avesse fatto avrei perso la mia unica possibilità di redenzione, una possibilità che non sapevo quando si sarebbe ripresentata.

  <<Che dormita ragazzi!>>, esclamai interrompendo il mio finto pisolino e stiracchiandomi sul sedile.

<<Ma se hai dormito sì e no mezz'ora!>>, rispose sarcastica Ellen, il sorriso sulle labbra fisso verso la strada.

<<Beh, sono stati trenta minuti di sonno profondo.>>. Mi grattai una gamba e ripresi:<<Tu non hai sonno? Vuoi che ti dia il cambio?>>. Ellen continuava a fissare imperterrita la strada.

<<No, sto bene. Però puoi mettere un po' di musica se vuoi.>>, e sempre senza guardarmi, aprì il cruscotto davanti a me e mi fece segno di cercare dei cd.

<<Ma cos'è questa roba?>>. Tra le mie mani trovai un cd che non mi aspettavo di scoprire nell'auto di un amante dei The Beatles. Il disco degli One Direction, Midnight memories, era una sorpresa che da Ellen non mi aspettavo proprio.

<<Oh, andiamo Ray! Ognuno di noi ha le sue debolezze, e loro sono una delle mie.>>. Per la prima volta dopo lungo tempo Ellen si voltò verso di me, e con un dolce sorriso tentò di intenerire il mio cuore indurito. Ovviamente ci riuscì. Era parte della terapia che inconsapevolmente mi offriva quella di ammorbidire il mio cuore.

<<Sì, ma questo non è da te!>>, le dissi rimproverandola scherzosamente.

<<Ma li hai almeno mai ascoltati?>>. I suoi occhi tornarono a guardare la strada e il suo profilo fu quello che tornai a vedere io.

<<No, ma ho fatto di meglio: li ho conosciuti.>>. Era vero: avevo incontrato la band qualche tempo fa ad un evento di beneficienza, e mi erano sembrati dei bravi ragazzi, ma non li avevo mai sentiti cantare.

Non era successo niente di particolare, dissi ad Ellen. Ricordo che ci complimentammo a vicenda per le nostre rispettive carriere, sebbene io della loro non sapessi un bel niente.

  Ellen alla fine mi strappò il cd dalle mani e lo inserì nell'autoradio.

<<Non aspettarti che mi piaccia.>>, le dissi con aria di sufficienza. Invece avrei fatto meglio a mordermi la lingua, perché quando sentii Story of my life dovetti ricredermi.

<<..."The story of my life, I take her home, I drive all night to keep her warm and time is fro-o-o-o-ozen...">>. Era la sesta volta che la risentivamo e che la cantavamo a squarciagola: ormai avevo imparato il testo.

Quell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora