<<...e poi andrò a fare un giro per Londra.>> dissi a Diane mentre parlavamo al telefono dei miei programmi per il giorno dopo.
Il tempo era abbastanza uggioso e quei flebili raggi di sole che rosicchiavano le nuvole non sembravano abbastanza forti da lacerarle tutte. La pioggia stava per arrivare.
<<Ripetimi perché Ray non viene con te? Non è possibile che ti lasci sempre sola!>>.
<<Te l'ho detto, ha una riunione di lavoro a cui non può mancare e poi non mi lascia sempre sola! Ho un sacco di compagnia.>> risposi sfogliando il giornale che avevo sotto gli occhi.
Andai subito alla pagina di gossip (una cosa che non avrei mai fatto una volta) e cercai le immagini del mio Ray e di quella Bridget.
Ovviamente le trovai.
Oxford Street. Appena usciti dal Disney Store, stando ai giornali dovevano per acquistare un regalo per la sorellina di Bridget Bogan. Che carini! Mano nella mano mentre si sorridono amabilmente come una dolce coppia di innamorati. Lei che abbassa pudica lo sguardo, lui che la guarda incantato, e la folla che resta affascinata ad ammirare quel duo perfetto che sembra uscito da un dipinto preraffaellita per via dei capelli rossi di lei.
'Fanculo, pensai accartocciando il giornale e gettandolo sul tavolo.
<<Mi hai sentito? Terra chiama Ellen, ci sei?>>. La voce di Diane si era alzata nel tentativo di riportarmi da lei.
<<Cosa? Scusa mi ero distratta.>>.
<<Ho detto che se vuoi vengo qualche giorno a tenerti compagnia, visto che Ray lavora sempre.>>.
Immaginai Diane qui, seduta sul divano con me, a parlare del più e del meno mangiando gelato e facendo zapping, e mi sentii triste. In effetti ero sola. Ma non potevo invitarla a Londra, o per lo meno non nella casa di Raymond/Oliver. Per di più non sapeva neanche che Raymond e Oliver erano la stessa persona.
Le stavo mentendo su tutto.
<<No, non preoccuparti. E poi te l'ho detto, non lavora tutto il giorno.>> mentii ancora.
In realtà in cinque giorni che eravamo a Londra, l'unico momento in cui potevo stare con Raymond era la sera, quando non era impegnato con Bridget, manager e parrucchieri (si era tagliato i capelli), e quando non era seguito da paparazzi o da ragazzine urlanti che lo pregavano di regalare loro un sorriso ed un autografo, e Raymond, ovviamente, non diceva mai di no.
Usciva la mattina presto e restava fuori gran parte del giorno, spostandosi da un luogo affollato ad un altro. Era sempre premuroso con me e si scusava così tante volte di lasciarmi sola che non potevo, sebbene lo desiderassi, essere arrabbiata con lui.
L'unica cosa che, ahimè, mi dispiaceva, era che tra noi non c'erano più effusioni, e che le notti di passione che prima di partire aveva promesso avremmo vissuto, si erano trasformate in notti in cui lui, appena tornato a casa, era così stanco da addormentarsi sul letto come un paziente sedato prima di un intervento.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma sì, mi mancava il sesso.
<<Okay, okay. Ho capito perché non vuoi la mia compagnia, sporcacciona.>> disse Diane ridacchiando maliziosamente dall'altra parte del telefono e spezzando il filo dei miei pensieri.
<<C-cosa? Ma di che stai parlando?>> risposi con la coda di paglia. La patatina che stavo mangiando quasi mi strozzò.
<<Oh, andiamo! Quante volte l'avete fatto da quando siete lì, eh? E dove l'avete fatto?>>.
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Quell'estate
RomansaCon mia sorpresa, il ragazzo che venne ad aprirmi la porta non era affatto come me l'ero aspettato. Al posto del barbuto ragazzo dall'aria sorniona, comparve una folta chioma bruna e disordinata che adornava un volto dallo sguardo sveglio e vivace...