La sera dell'appuntamento con Adam era arrivata.
Durante la festa di sua nonna, in presenza di Ray, mi aveva detto che mi avrebbe portato in un ristorante sul lungo mare. Chez Pierre, ecco come si chiamava. Un grazioso ristorante francese dall'aria raffinata e costosa. Avrei preferito un cheeseburger a dire il vero, ma poiché era stato Adam ad invitarmi, mi sembrava scortese fare una controproposta.
Così, quel mercoledì sera, in camera mia, cercavo qualcosa che fosse abbastanza sofisticato ed elegante da mettere per quel ristorante. Visto che gli unici vestiti più fini che avevo portato erano quello della festa di Chloe ed un vestito color acqua marina, optai per quello acqua marina che ricadeva giù a palloncino.
Lo infilai ed iniziai a cercare di tirare su la lampo sulla schiena. Peccato che la lampo si fosse incastrata. La strattonai un paio di volte ma non riuscii ad ottenere nulla se non un piccolo rumore secco.
Ti prego, fa' che non l'abbia rotta, pregai.
Andai subito in camera di mia nonna ma non la trovai.
<<Nonna, dove sei?>> urlai al vento, <<ho bisogno di una mano con il vestito?>>.
<<Ellen mi sto facendo una doccia. Perché non chiedi aiuto a Raymond?>>.
Mi parve per un istante che insieme ai getti d'acqua scroscianti dalla doccia, si confondesse anche una risata divertita. Quella di nonna Jane.
A malincuore bussai alla porta di Ray. Sapevo che lo infastidiva tutto ciò che riguardava Adam e me, sebbene nei giorni precedenti avesse optato per un atteggiamento di civile sopportazione ogni qual volta Adam veniva nominato o, addirittura, quando mi telefonava per fare due chiacchiere.
Purtroppo, però, quella era un'emergenza e avevo davvero bisogno del suo aiuto.
<<Entra.>>.
Raymond era seduto di fronte alla bovindo che dava sulla spiaggia. Una gamba era piegata sulla sedia, mentre l'altra sostava a terra. Aveva solo dei pantaloncini da ginnastica. Il petto nudo rifletteva i raggi del sole morente.
Non mi guardò neanche quando entrai. Restò a fissare rapito il tramonto del sole dietro il mare.
<<È magico, vero?>> chiesi riferendomi allo spettacolo che la natura gli stava regalando.
<<Già.>>. La voce malinconica che credevo scomparsa ricomparve in quel già, rivolto all'infinito.
Raymond si voltò finalmente a guardarmi.
<<Perché sei vestita come una bomboniera?>> chiese divertito.
<<Cosa? O mamma, sembro davvero una bomboniera?>>. Non potevo affatto sembrarlo. Quel vestito era la mia unica possibilità di apparire elegante quella sera.
<<Naah,>> rispose alzandosi e venendomi incontro, <<è che volevo vedere la tua espressione spaventata.>>.
<<Sei sempre più spiritoso Ray.>>, dissi sarcasticamente.
Un sorriso sghembo illuminò il suo volto, di fronte al mio.
Non rispose alla mia battuta. Restò muto e sorridente per qualche istante. Prima di chiedermi di cosa avessi bisogno.
<<Ecco, vedi, mi si è inceppata la lampo del vestito e non riesco a tirarla su.>>, risposi imbarazzata. Mi dispiaceva doverlo interpellare per un insulso problema come quello, specialmente se il problema riguardava sentire le sue mani sulla mia pelle.
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Quell'estate
RomantizmCon mia sorpresa, il ragazzo che venne ad aprirmi la porta non era affatto come me l'ero aspettato. Al posto del barbuto ragazzo dall'aria sorniona, comparve una folta chioma bruna e disordinata che adornava un volto dallo sguardo sveglio e vivace...