"Immagino tu sia venuta a portarmi le copie del contratto". Mentre parlava mi dava le spalle, cercando di guidarmi verso il soggiorno della casa che conoscevo già.
"Sì, ho le copie qui con me.", e le agitai in mano per esaltarne la presenza, "Sarebbero venuti i miei a consegnarteli ma sono al lavoro", continuai abbozzando un sorriso. Tanto lui non mi vedeva. Stava salendo le scale, e io dopo di lui.
"Non sapevo avessero una figlia." Arrivati in cima alle scale si voltò e mi guardò dritto negli occhi.
Sì, decisamente gli occhi di un folle, la mia testa mi diceva.
"Io non vivo qui" La mia voce tremava leggermente di fronte a quelle iridi verdi che mi scandagliavano." Studio a Londra e torno qui solo in estate, quando finisco gli esami". All'improvviso gli occhi di Raymond si spostarono per guardare il vuoto.
"Ah, interessante. E cosa studi?" Insieme ai suoi occhi anche le gambe finalmente iniziarono a muoversi verso il salotto.
"Economia", risposi muovendomi con lui.
Finalmente ci sedemmo sul divano del salotto, di fronte al tavolino di mogano che i miei avevano comprato in Italia. La stanza era esattamente come me la ricordavo. Le pareti bianche intervallate da quadri e stampe bellissime e sconosciute. Il tavolo rotondo di legno con le sue antiche sedie di legno sulle quali non potevi neanche sederti. Lo scrittoio inglese sul quale potevo ancora vedere gli scarabocchi blu che gli avevo fatto quando avevo sei anni e che, sebbene avessimo chiamato tutti i restauratori migliori in circolazione, non volevano andarsene.
"Ehi, va tutto bene?" L'improvviso cambiamento nel tono di voce del ragazzo pazzo mi ridestò dai miei ricordi.
"Sì, scusami. Mi ero persa per qualche istante nelle memorie di questa casa." Il mio sorriso lo tranquillizzò, poiché vidi il suo sguardo rasserenarsi.
"Questa casa è davvero magnifica ed è arredata davvero con buon gusto". Finalmente lo vidi sorridere, cosa che non aveva ancora fatto. Dei denti bianchi sbucarono dalla sua bocca e io percepii ancora di più il suo fascino.
Ci fu qualche attimo di silenzio, ma non uno imbarazzato; solo un silenzio pensieroso, di quelli che portano le persone in un altro posto e in un altro tempo
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Quell'estate
RomansaCon mia sorpresa, il ragazzo che venne ad aprirmi la porta non era affatto come me l'ero aspettato. Al posto del barbuto ragazzo dall'aria sorniona, comparve una folta chioma bruna e disordinata che adornava un volto dallo sguardo sveglio e vivace...