Capitolo 35

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"E' troppo piccolo ancora, Aranel" sorrise Legolas cullando il bambino fra le braccia.

"Uffa quanto ci mette a crescere?" disse imbronciata la bambina facendolo ridere.

"Oh piccola mia...io che spero di non vedervi crescere troppo velocemente" disse guardandola in viso con un espressione dolce e sincera.

"Ma se non cresco come faccio a combattere?" disse Aranel sedendosi al suo fianco sul grande letto che di solito Legolas divideva con Aragorn, ma che al momento era stato sequestrato dall'elfo e dai figli.

"Piccola mia..." disse baciandogli la fronte "Io non voglio che tu combatta" disse guardandola negli occhi.

"Neanche se ci sono i cattivi?" chiese ingenuamente la piccola.

"Ci siamo io, papà, nonno e Haldir quando ci vedrà bene e Glorfindel ci aiuterà sempre, anche Lord Elrond...non hai bisogno di combattere, sei la mia principessa" disse stringendola a se. Aranel fece una boccaccia al piccolo Narwein che rise rispondendo con un sonoro urletto. Legolas rise quando la sorella continuò a fare strane espressioni e boccacce facendo ridere il fratellino.

"Quando inizia a parlare?" chiese Aranel.

"Ci vorrà ancora del tempo" sorrise Legolas.

"Io già parlavo!" esclamò la piccola.

"Ed eri così brava? Sai che non me lo ricordo?" scherzò Legolas.

"Si ero già brava!" disse Aranel.

"Chissà come ho fatto a scordarmelo!" disse Legolas pensieroso.

"Avrai preso una botta in testa!" disse Aranel.

"Cosa? Non me lo ricordo!" disse il padre facendo ridere la piccola.

"Ma dimentichi tutto!" rise Aranel.

"E si, devo aver preso una bella botta" le rispose Legolas trascinandola ancora più vicino a lui. Narwein si fece sentire lanciando un piccolo vagito.

"Scusaci tanto piccolo, non ti davamo ascolto?" chiese Legolas solleticandolo sul pancino.




Aragorn stava rientrando in camera, ma trovando la porta accostata si fermò nell'udire la fine vocina della piccola scherzare con Legolas. Non ricordava più da quanto non lo sentiva ridere. Si adagiò alla parete guardando così l'intera scena dal riflesso di uno specchio appeso proprio di fronte al letto. Li guardò scherzare e abbracciarsi fino a quando non gli si chiuse un groppo in gola e così, silenzioso come quando era arrivato, uscì dalle loro stanze dirigendosi verso la sala dove il sovrano, Haldir, Elrond e Glorfindel stavano ancora parlando.

"Ora andate voi a dirgli che deve separarsi dai bambini, io non posso..." disse entrando scostando una sedia dal lungo tavolo.

"Che è successo?" chiese Glorfindel.

"Nulla!" esclamò Aragorn "Nulla...." disse alzando il viso "Non lo sentivo ridere da tempo ed ora era in camera con Aranel e Narwein e...non ho avuto il coraggio di disturbarli, li ho solo visti dallo specchio...trovate un'altra soluzione, vi prego"

"E' l'unica soluzione..." sussurrò Thranduil.

"Lei è suo padre, come può fargli questo?" chiese Aragorn alzando la voce.

"Credi che sia felice di fargli del male?" ribatté secco il sovrano "Credi che mi compiaccia nel fargli del male? Non ci sono altri modi..." si sedette di fronte ad Aragorn "Non abbiamo alternative..." sussurrò.

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