Capitolo 26

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Era ormai mattina inoltrata quando Legolas riaprì gli occhi destandosi dal suo riposo. Aveva preso l'abitudine di coricarsi per riposare e di chiudere gli occhi dopo che Aragorn, una delle prime volte che dormirono insieme, gli aveva detto che provava una certa impressione a vederlo riposare con gli occhi spalancati verso il nulla.

"Sinceramente...sembri morto..." gli aveva detto, quella frase gli tornava alla mente ogni tanto quando si coricava e lo faceva sorridere ogni volta.

Ricordava com'era dormire, non sentire più nulla, non accorgersi del tempo passato, le ore che si succedevano senza rendersene conto, i suoni che lentamente si attutivano per poi scomparire, tutte le sensazioni che da sveglio lo attiravano svanire in pochi attimi. Abbassò lo sguardo verso Aranel, nascosta fra le sue braccia, pensava già a quanto gli sarebbero mancanti quei momenti quando la piccola fosse cresciuta e avrebbe preso la vita immortale. Scacciò quei pensieri, doveva solo esserne felice di avere la sua bambina per sempre al suo fianco, ma non poteva fare a meno di pensare che sarebbe stata sempre più simile a lui, non l'avrebbe più stretta nella notte per farla addormentare e non l'avrebbe più obbligata a mangiare, non ne avrebbe più avuto bisogno. Le baciò teneramente il capo ispirando il suo profumo, sarebbero trascorsi ancora anni e anni prima che Aranel diventasse adulta e Legolas non avrebbe perso un solo attimo della sua vita. Un'altra ombra calò sui suoi occhi riempiendoli di lacrime. Non stava perdendo la vita di Aranel, ma stava perdendo quella di suo figlio Narwein. Sapeva che stava bene, se gli fosse successo qualcosa lo avrebbe saputo. Ogni elfo è legato alle persone che ama e solo poche erano legate così tanto a Legolas: i suoi figli, Aragorn, suo padre e Haldir. Aranel gli aveva detto che si trovava a Gran Burrone, era stato Aragorn a dirglielo. Ma non ne aveva la certezza, non che non si fidasse delle parole della figlia, l'unica cosa a dargli ancora speranza, ma aveva bisogno di sentirlo dire da Estel e subito dopo correre da lui. La piccola si mosse destandolo di nuovo da quei pensieri.

"Ben svegliata" le sussurrò al suo orecchio.

"Ada..." lo chiamò la piccola con voce impastata dal sonno.

"Ciao..." disse sistemandogli i capelli dietro le orecchie a punta.

"Papà è arrivato?" chiese con gli occhietti ancora chiusi.

"No, piccola..." sussurrò "Non gli hai più parlato?"

Aranel scosse il capo venendo subito dopo stretta ancora di più fra le braccia del padre.

"Vuoi provare?" le chiese. La piccola si limitò di nuovo ad annuire. A Legolas si strinse il cuore, la sua bambina non era mai stata così taciturna, non aveva mai smesso di parlare dal giorno in cui aveva detto la prima parola, aveva paura, glie lo poteva leggere negli occhi.

"Ada così mi soffochi..." disse la piccola.

"Scusa..." le sorrise Legolas lasciandola andare un poco, non se ne era neppure accorto di averla stretta a se così tanto "Vuoi provare a parlare con papà?" le chiese di nuovo.

"Si..."

"Vieni qui..." disse sistemando la bimba in modo che potessero vedersi negli occhi "Concentrati su papà, pensa a lui..." disse posando la fronte su quella della bambina "Non avere fretta...chiudi gli occhi"

"E se non risponde?" chiese con la sua tenera vocina, poche settimane e avrebbe compiuto cinque anni.

"Continua a pensare a papà..." le sorrise a labbra strette, era la stessa paura che aveva lui da piccolo quando aveva scoperto di poter comunicare in quel modo.

"Ma ora?" chiesa la piccola stringendo gli occhietti.

"Calma..." le sussurrò baciandole la fronte "Stai ancora pensando a papà?"

I will always be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora