Capitolo 42

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"Fanie..." la salutò commosso il sovrano quando vide l'elfa che aveva permesso ai suoi nipoti di crescere e di cui si era fidato ciecamente fin dal primo momento.

"Mio sire" disse l'elfa inginocchiandosi di fronte a Thranduil.

"No! Non ti inginocchiare a me...non dopo tutto quello che hai fatto per noi. Come stai? Come stanno tuo marito e i tuoi figli?"

"Mio sire...io sto bene e anche i miei bambini...mio marito....è vivo, ma non posso dire che stia bene. Fisicamente ha subito gravi traumi, ma si sta riprendendo, è il suo animo che ancora non guarisce..."

"Mi dispiace Fanie"

"Non si deve dispiacere, non è di certo colpa sua se è successo questo" sorrise appena l'elfa.

"Posso vederlo?" chiese il sovrano. Fanie annuì scortandolo poco distante in una stanzetta.

"Taras..." lo chiamò il sovrano appena scorse il letto su cui era steso l'elfo, al suo fianco il figlio maggiore.

"Mio...signore..." disse con voce stanca.

"Non ti sforzare, stai ancora guarendo" disse Thranduil sedendosi sul bordo del letto.

"Non penso guarirò mai..." sorrise tristemente l'elfo voltandosi verso il braccio amputato.

"Sei vivo Taras, questo è quello che conta" cercò di confortarlo il sovrano.

"So che avete ragione, anche Lord Elrond me lo ripete ogni giorno, ma...non riesco più a vedere la bellezza in nulla...anche i miei figli sembrano lontani..."

"Elrond" chiamò il sovrano.

"Sono qui" disse il signore di Imladris posando una mano sulla spalla di Thranduil.

"E' possibile spostarlo da qui?" chiese il re.

"Mio signore no! Non merito altri favori, avete già fatto molto per noi..." sussurrò Taras.

"Insisto!"

"E' ancora debole, ha ancora bisogno delle mie cure e passando qui la maggior parte del tempo posso tenerlo d'occhio, ma tra qualche giorno si" disse Elrond.

"Nana..." ("Mamma...") chiamò da un angolino il figlio minore, Thranduil non si era accorto della sua presenza fino a quando non aveva chiamato la madre, era rannicchiato su se stesso appoggiato alla parete "Ho fame..."

"Tesoro...hai già mangiato per oggi" Gli occhioni lucidi colpirono come una lama rovente il cuore del sovrano, senza quel bambino sua nipote non avrebbe avuto il latte che le aveva consentito di crescere per i primi mesi della sua vita.

Per Thranduil sentire un elfo, anche un piccolo elfo, avere fame era qualcosa d' inimmaginabile. Gli elfi non provavano nè la fame, né la sete a meno che non gli fossero negati entrambi per settimane.

"Perchè ha fame?" chiese con la voce rotta immaginando già la risposta di Fanie.

"Mio signore, abbiamo razionato il cibo in caso di battaglie o guerre..."

"Non era un mio ordine questo!" puntualizzò il sovrano, alzandosi, diretto verso il piccolo. Quando gli fu di fronte si abbassò scoprendolo dalla pesante coperta in cui era avvolto.

"Elrond perchè non me l'hai detto?"

"Non lo sapevo Thranduil!" disse sconvolto da quello che gli elfi del reame boscoso avevano escogitato alle sue spalle. Si inginocchiò anche lui vicino al piccolo.

"Deve mangiare..." disse guardando la pelle diafana dell'elfling e accarezzandogli il visino "Perchè non me lo avete detto?"

"Miei signori, mangiamo tutti la stessa razione tutti i giorni, cerchiamo di mantenere le scorte..."

I will always be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora