Capitolo 40

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"Lord Elrond posso parlargli?" chiese Aragorn.

"Certo..." gli fece cenno di accomodarsi all'interno del suo studio "Ma non ti ostinare a chiamarmi Lord Elrond, da piccolo mi chiamavi semplicemente Elrond...e anche ada a volte" sorrise.

"Mi perdoni, ma dopo la mia partenza da Imladris ho preso quest'abitudine quando parlavo di lei" sorrise appena il sovrano di Gondor.

"Posso capirlo" sorrise "Ma cosa ti turba? Avverto che c'è qualcosa che ti preoccupa"

"E' Legolas..." sospirò "Passa praticamente tutto il giorno in lacrime, sono passato dal non vederlo piangere mai a vederlo piangere o con le lacrime agli occhi praticamente sempre. Mi preoccupo per la sua salute"

"Estel..." sospirò il signore di Imladris sedendosi di fronte a lui "Narwein è nato da poco più di tre mesi, la gravidanza non è stata facile, senza contare tutto quello che sta succedendo, la lunga guarigione e oltretutto la ferita lo hanno debilitato molto. Già sarebbe stato difficile con un bambino piccolo dopo quello che ha passato durante la gestazione, con tutto questo...devi capirlo. Ma Legolas è più forte di quello che mi aspettassi; hai visto questa mattina, ha voluto essere lui ad addormentare il piccolo. Credimi è stato un passo molto importante questo"

"Lo so..."

"E' stanco, avrebbe bisogno di tranquillità e riposo. Quello che purtroppo non possiamo assicurargli ora" disse alzandosi andando verso un piccolo mobile sul quale teneva i suoi intrugli e medicamenti "Dagli questo per questa notte, lo farà riposare. Ne ha bisogno..." si voltò verso Aragorn e gli porse una fialetta contenente un liquido scuro "E' la prima notte dopo la partenza del bambino, non riposerà neanche qualche minuto conoscendolo..."

"Cos'è?" chiese Aragorn.

"Lo farà dormire, come un sonno umano, e non avrà incubi. Farà effetto quasi immediatamente"

"Grazie, ma dovrò convincerlo a prenderlo"

"Ce la farai, sei molto persuasivo quando vuoi" sorrise Elrond "E non preoccuparti del pianto. Siamo elfi, ma non siamo impassibili di fronte a tutto. Riusciamo a non farci prendere dalle emozioni quando quello che vediamo od udiamo non ci riguarda, ma quando ci tocca da vicino l'emozione è molto più violenta di quella che provate voi umani" disse sedendosi ancora di fronte al sovrano di Gondor "Ho conosciuto il dolore diverse volte nella mia lunga vita, tu non mi hai mai visto, ma...fa male anche solo ricordare..." disse con gli occhi distaccati immersi in immagini che solo Elrond poteva vedere.

"E io non voglio farvi ricordare!" esclamò Aragorn posando una mano sul braccio di Elrond. La porta si aprì all'improvviso facendo saltare sulle sedie i due presenti.

"Ho un modo!" esclamò Glorfindel entrando trafelato. Aragorn sgranò gli occhi.




"Una spada? Glorfindel stai delirando?" esclamò Elrond.

"No! Ascoltatemi!" disse esasperato il soldato.

"Ah è qui!" disse Thranduil entrando nello studio di Elrond "Spero che non vi abbia riferito la sua malsana idea di andare sugli Ered Luin per recuperare questa fantomatica spada di cui sta parlando"

"Si..." confermò Aragorn.

"Perfetto. Io non ne voglio sapere" disse Thranduil posando la mano sulla maniglia della porta avendo intenzione di abbandonare la stanza.

"Allora ti lasciamo al tuo destino, è il tuo regno accerchiato. Non Imladris, non Lorien!" disse Glorfindel alzando la voce.

"Il mio regno sarà pure accerchiato, ma questa tua idea è un suicidio! Anche a cavallo sai quanti giorni impiegheresti per giungere fino la?"

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