CAPITOLO 11

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"You the one i want to want me"
Jason Derulo

Aria. Ho bisogno di aria.
Devo uscire un attimo. -vado a prendere da mangiare -li avverto
-se vuoi posso fare io -si offre Ty
-no, stasera cinese -

-e perché non ordini da qua? -chiede Jonathan

-l'ultima volta che l'ho fatto sono arrivati due ore dopo ed era tutto freddo e poi voglio approfittarne per vedere il nuovo ristorante al centro -

-vuoi che venga? -

-no, vado da sola. -

Spero si arrenda all'idea di accompagnarmi perché non ho voglia di discutere ed è ovvio che vincerebbe lui comunque.
Annuisce poco convinto e io salgo a prendere la mia borsa con i soldi.
Quando torno giù, c'è silenzio. Nessuno fiata e si lanciano tutti occhiate -è tutto ok -li rassicuro
Ma vedendoli ancora nel dubbio lascio stare ed esco.
Che poi è veramente tutto ok? Non ci credo nemmeno io.
Salgo in macchina e accendo la radio sperando qualche canzone mi distragga dai miei pensieri.
Le note di una prima canzone riempiono l'auto e riesco a distrarmi per un pò ma è per poco. Ritorno ancora nel mondo dei dubbi e delle paure e odio la mia mente perché funziona così bene in questo campo.
Ti ricorda sempre tutti i problemi che hai, mai una volta in cui ti aiuta a concentrarti per più di dieci minuti consecutivi nello studio.
Arrivo finalmente al ristorante ma è chiuso. Spero sia uno scherzo. Sono qui da nemmeno una settimana e già vanno in ferie?
Per poco non lancio un urlo isterico. Per fortuna a pochi isolati c'è un fast food. Mi incammino a piedi e quando entro è quasi pieno. Come sempre.
Sono tutti occupati a fare i cavoli loro, qualcun altro, invece,è semplicemente seduto a guardarsi intorno.
La mia attenzione viene attirata da una coppia con un bambino probabilmente sui dieci anni seduta poco distante. Più della famiglia completa, è il padre. Ha un viso familiare. Forse per i capelli scuri, forse per lo sguardo calmo e tranquillo. -lo richiamerai piú tardi -dice alla moglie -ora mangiamo in santa pace -

-perché non risponde? È da un'ora che lo chiamo -porta il telefono a un orecchio in attesa di una risposta dall'altra parte della chiamata. Ha i capelli castani ed essendo girata non riesco a vederle il volto.

La fila intanto va avanti e c'è una sola persona davanti a me ora.
La suoneria di un telefono attira l'attenzione di alcuni. Mi guardo intorno e mi accorgo che stanno fissando proprio me. No, io non ho scelto questa suoneria eppure ora che ascolto meglio viene proprio da vicino. Prendo il mio cellulare ma lo schermo è spento, apro la borsa e trovo quello di Jonathan.

Ops.

Ho dimenticato di ridarglielo. Sullo schermo c'è segnato 'mamma '.
È sua madre!
E ora cosa faccio?
La donna di poco fa che stava chiamando ora mi guarda. Allontana il telefono e il cellulare che ho in mano smette di suonare.
No. È un caso.
Una stupida coincidenza.
Digita qualcosa e riporta l'oggetto all'orecchio e quello che ho in mano io riprende a suonare.
Coincidenza.
Pura coincidenza. Non può essere la madre di Jonathan. Lui mi ha detto che i suoi genitori erano in Europa.
E se fossero tornati? Me ne avrebbe parlato.
Ora che ci penso ecco perché l'uomo mi è familiare. I capelli scuri e quegli occhi chiari pieni di tranquillità. Quei lineamenti..no no no.
Coincidenza,continuo a ripetermi.
-vuoi ordinare qualcosa? -mi chiede un giovane ragazzo alla cassa

-ehm..si..-

Ordino e prendo la mia roba per poi uscire quasi di corsa. Raggiungo la mia auto e torno a casa continuando a ripetere la parola coincidenza.
Quando gli altri vedono quello che ho in mano restano sorpresi e prima che possano chiedere qualcosa spiego loro la situazione -il ristorante cinese era chiuso così sono andata al Mc. -poso la roba sul tavolino

-ma hai comprato cibo per.. sette.. otto persone -mi fa notate Jennifer frugando

Ero così distratta da quello che è accaduto che ho fatto male i calcoli -se resta qualcosa ci penso io -

Mangiamo guardando un film comico alla tv e ridono tutti per le espressioni buffe e le battute di Jim Carrey tranne me.
Non che non facessero ridere, sono io quella assente.
Jonathan mi lancia di tanto in tanto occhiate che cerco di evitare.
Mi alzo per andare a portare ancora da bere e come mi aspettavo, mi raggiunge in cucina e mi pone la domanda da mille punti-cosa c'è che non va?-

Se lo sapessi anch'io!
Di preciso non ne ho la più pallida idea. -tieni -gli ridò il suo cellulare -ha..chiamato qualcuno.. ma non ho preso tranquillo -

-Era Meghan? Per questo sei così? -

-Meghan? No.. no.. era.. tua madre. O almeno sullo schermo c'era scritto così -

Sbianca all'improvviso e sblocca il cellulare per controllare e nello stesso istante prende a suonare.
-non rispondi? -gli chiedo dopo qualche secondo

Non sono molto informata sulla sua situazione familiare. Non so se ci siano problemi gravi o meno ma a vederlo così insicuro sul da farsi temo proprio ci sia qualcosa sotto.
-non ho niente da dirle -afferma freddo -mi dici cos'hai? -

-io..-

-Kim -urla Ally dal salone -c'è una pizza per te -

Una pizza? Io non ho ordinato pizze. Mi precipito fuori per vedere e sono ancora tutti seduti con la pizza questa volta in mezzo. Jennifer mi passa un foglietto preoccupata -era insieme alla pizza -

Prendo il pezzo di carta e leggo quello che c'è segnato sopra:

Le rose sono rosse
Le viole sono blu
L'unica che voglio sei tu.

Il tuo amato Derek.

Ditemi che è uno scherzo.
Se prima era una coincidenza, questo è uno scherzo di cattivo gusto. Uno stupido scherzo. Amato? Mi prende in giro? Amato a chi?

-chi sarebbe questo Derek? -

Proprio la persona che temevo leggesse ora. Dalla voce sembra tranquillo ma ha le mani chiuse in un pugno.

È ufficiale: odio anche Derek
Lo ha fatto apposta.
E poi come abbia fatto a sapere l'indirizzo di casa mia lo vorrei proprio sapere.
Prima il mio nome, ora dove abito. Magari sa anche se domani morirà strangolato da me o no.
Questa giornata era iniziata così bene!
Se le cose belle durassero molto più tempo delle cose brutte, il mondo sarebbe migliore.
Io sarei una persona migliore probabilmente.
Ma no, alla vita piace far soffrire.
Ora non so se odio di più Meghan o Derek.



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