CAPITOLO 40

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"It's like i'm walking on broken glass "
Alexandra Burke

Ok.
Per quale ragione la sveglia sta disturbando il mio sonno..di sabato mattina?
Non ricordo di avere programmi per oggi.
Allungo la mano verso la fonte del suono fastidioso ma mi spavento notando di non essere sola nel letto.
Ma che..?
Sento mugolare la persona e riprendo a respirare non appena la riconosco.
Che ci fa lei qui a ogni modo? -Mamma? -tiro giù la coperta dal suo viso -Come sei entrata? -

-Dalla porta? -farfuglia sarcastica.
Divertente. -Hai dormito qui? -

Apre finalmente gli occhi -No. Ho fame -afferma.
Alzo gli occhi al cielo e mi vado a sistemare in bagno. Quando ritorno trovo il letto già fatto e vuoto. Scendo giù e trovo lei e Jennifer che parlano a bassa voce. Appena arrivo smettono e mi fissano mostrandomi sorrisi assolutamente finti. -Di cosa stavate parlando? -chiedo prendendo posto davanti a loro due.

-Nulla di importante, tesoro. Dormito bene? -Mi mette davanti la colazione e si siede.

-Stasera serata tra ragazze? -sorride innocente Jennifer.
So che stanno nascondendo qualcosa e non me ne vogliono parlare ma decido di lasciar perdere.

-Torno a dormire -mi alzo.

-No -mi ferma Jennifer. Mi porge un foglio -Questo è il programma di oggi -

Dò una rapida letta e torno a guardarla.-Non ho voglia di uscire, davvero -

-Devi! Da quanto tempo passi tutte le tue giornate rinchiusa in casa a dormire, studiare e mangiare? -

-Hai dimenticato guardare la televisione. E poi che problema c'è? -

-C'è che non eri così.. -

-Sto bene -la interrompo -Anzi..questo pomeriggio stesso esco con..lui -

-Davvero? -chiedono entrambe contemporaneamente.

No, vi prendo in giro. -Sì, davvero -rispondo frustrata -Ora siamo amici, l'avete dimenticato?-
Si. È strano.
Troppo. Certe volte mi chiedo come abbiamo fatto per finire ad essere così.. lontani e vicini allo stesso tempo.

-Oscar Wilde dice "Tra uomini e donne non può esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia "-

-Le cose sono cambiate da quando il signor Wilde ha vissuto. -

-Nel vostro caso direi che ci sia passione-continua ignorando la mia osservazione-una passione che cercate di reprimere. Possono accadere due cose: non riuscirete a reprimere i sentimenti e tornerete insieme oppure..la scintilla abbasserà la sua luminosità fino a spegnersi..del tutto. Se dovesse spegnersi, e per l'amor del cielo ne dubito fortemente, cosa faresti? -

-Uscirei con qualcun altro oppure resterò una forever alone-dico ovvia.

Sul suo volto compare un'espressione sconvolta e addolorata -Non ci pensare neanche, per tutte le scemenze! Io voglio avere dei nipotini -torna a sorridere.

Ora sono io quella sconvolta. Figli? Ma dove? Sogna,mamma, sogna. -CI penseranno Ashley e Will a darti dei nipotini a cui rompere -

-Non è la stessa cosa -ribatte -e lo sai. -
Jennifer ci guarda e ascolta discutere indecisa sul da farsi.
-Ora posso andare? -
Da quanto bisogna avere il permesso per andare a dormire?

Mia madre scuote la testa in segno di disapprovazione-Ti consiglio di approfittare di questo tuo strano rapporto con lui. Sei anche fortunata considerando che fino a qualche mese fa ritenevi inutili le amicizie -

-E l'amore -aggiunge Jennifer.

-E i discorsi che mi state facendo adesso -rispondo a tono mentre inizio a salire le scale.

-Posso chiederti un'ultima cosa?-

-Mamma.. -
Scommetto che Jennifer l'ha chiamata per lamentarsi della mia situazione e per chiederle un aiuto. È una coalizione la loro. Insieme ad Ally e alla collaborazione di Tyler ognitanto. Per loro sono in un momento di depressione e temono che io possa decidere di iniziare ad autolesionarmi. Sia chiaro, non userei mai oggetti affilati su me stessa, tuttavia su di loro potrei benissimo se non dovessero smettere.

-L'ultimissima -insiste. Annuisco rassegnata e lei prosegue:-Cosa provi quando sei con lui? Insomma, certi sentimenti non spariscono così di punto in bianco -

Certo che sa dove colpire! -Non lo so -rispondo vaga -Sto bene e male. Alcune volte mi maledico mentalmente per aver lasciato che tutto finisse -

-E perché l'hai fatto? -

-Perché è meglio così. Vedrete che presto inizierà a uscire con un'altra meno..me.. un'altra con meno problemi. -

-Con meno problemi? Quali problemi avresti tu? -

-Troppi..non ne voglio parlare adesso.. -

-Ok..hai dei problemi,e allora? Chi non ne ha? Sai una cosa? La felicità non la trovi in assenza di problemi, ma nonostante le difficoltà. Chiediti: preferisci rinunciare ai momenti belli a causa di quelli brutti o mettere da parte quest'ultimi per i momenti di serenità?-

-Preferisco andare a letto -mi inoltro sperando non mi chiami più e mi chiudo nella mia stanza.
'Sto bene 'ripeto a me stessa 'Sto bene'.
---
-Giovanotto, il solito? -
Appena ci sediamo al bancone, il barista saluta amichevolmente Jonathan. Da quanto si conoscono? E quante volte sarà venuto qui se c'è questa confidenza?
-Sì, grazie Paul.-risponde lui-Anche per per lei. -

-Oggi hai portato qualcuno con cui annegare i dispiaceri? Chi è questa bella ragazza? -chiede lui.

-È..un'amica.. -
L'uomo mi sorride e ci posa davanti pochi secondi dopo una bottiglia con due bicchieri.
Mi servo per prima mandando il liquido giú in un sorso. Non bevo spesso ma quando lo faccio non mi ferma più nessuno.

-Ho..ho parlato con mia madre -mi informa.

-E come ti senti? -chiedo a bassa voce. Non so se mi abbia sentita dato il caos che c'è.

-Mi sento come una persona che ha appena scoperto di avere un padre che in realtà con conosco e una vita piena di segreti e "bugie innocenti". -versa un altro pò di alcol che manda giù in un altro sorso.
La mia mano finisce sulla sua quasi in modo impulsivo. Non riesco a dire niente, non ce n'è bisogno.
A volte i gesti valgono più delle parole.

Passiamo tutta la serata lì a rovinare i nostri fegati amabilmente e a parlare. Non ricordo nemmeno più di chi sia stata la folle idea di incontrarci in un pub.

-Sembra di essere ritornati al punto di partenza -osserva.
-Già. -dico solo.-Siamo arrivati -gli riferisco guardando la mia casa.
Ho bevuto molto,ma non così tanto da non riuscire più a restare in piedi anche se c'ero quasi.
-Bene. Ci vediamo -
Si avvicina per lasciarmi un bacio sulla guancia ma non ci riesce. Mi giro facendo unire le nostre labbra.
Per alcuni l'alcol ci fa fare quello che una parte di noi ha sempre desiderato fare. Non capisco se sia sorpreso o meno, ricambia comunque l'approccio e mi stringe a sè.
Quando ci allontaniamo, siamo entrambi con il fiato corto e io evito in tutti i modi di incrociare i suoi occhi. Prima gli dico che è meglio non sentirci più e adesso lo bacio. Che problemi ho?

-Che cos'era? -mi chiede.

L'alcol. È stato l'alcol. Volevo ma non dovevo. -Buonanotte -dico in fretta e mi avvio.
Una parte di me avrebbe voluto che mi fermasse o mi richiamasse, ma niente di tutto ciò è accaduto.

Domani forse torneremo a scambiare solo sguardi e sorrisi.
Chissà se si ricorderà poi di questa cosa.

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