CAPITOLO 27

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"There's nothing i wouldn't do to have just one more chance"
Christina Aguilera

Apro la porta senza guardare chi possa essere e me ne pento subito.
Devo veramente smettere di tirare a indovinare perché non azzecco quasi mai.
Sono le quattro del pomeriggio passate e mia madre se n'è andata neanche dieci minuti. Stavo tornando in camera a finire quello che avevo lasciato quando sento di nuovo il fastidioso suono del citofono.
-ciao -mi saluta la donna. -posso? -
Sono ancora impietrita e serro la maniglia della porta, non per rabbia, sono solo nervosa e non so perchè ma una parte si me sperava in una sua visita.
-non credo sia una buona idea -anche se la vorrei far entrare, non penso Jonathan possa essere d'accordo, dovrebbe tornare tra poco.

-per favore-mi supplica. Non è più così fredda e acida come aveva dimostrato tempo fa, ora è totalmente dispiaciuta e frustrata -se non posso parlare con lui, allora mi ascolterai tu. Sei la sua ragazza no? Non credo possa prendersela con te -

Beh.. ho imparato a non dare nulla per scontato. Potrebbe come non potrebbe. È imprevedibile quanto me se non peggio.
Resto ancora qualche secondo ferma e insicura sul da farsi.
Mi sposto e la faccio passare -arriverà tra poco. Non è un mio diritto sapere quello che ha da dire ma un suo -

MI odierà,lo so.
Ma deve sapere, deve conoscere tutta la verità o avere comunque le scuse dei genitori.
Probabilmente litigheremo,mi ripeterà che non avrei dovuto impicciarmi e se ne andrà.  È buffo! E pensare che era proprio per ridurre l'incontro con i genitori che si è praticamente trasferito qui, anche se non cambia molto.

-abiti con i tuoi genitori ? -mi chiede guardandosi intorno.

-no. Non più -
Annuisce e non aggiunge altro. Meglio.
-lo sai cos'è amare e odiare qualcuno allo stesso tempo? -chiede dopo un pò.

Non capisco dove voglia arrivare. Cosa c'entra questo?
Sinceramente non ci ho mai pensato e non mi è mai capitato di trovarmi in una situazione del genere. O amo o odio.
Anzi.. ora che ci penso meglio, forse sì ma dipende dal modo in cui va inteso il primo verbo. Se è amare come voler bene allora sì, con Peter e la sua famiglia. Li odiavo perché si erano intrufolati nella vita mia e di mia madre ma allo stesso tempo ero felice che quest'ultimo li avesse incontrati.
-forse -alzo le spalle.
Siamo entrambe in piedi e lei sta guardando un punto indefinito sul pavimento. Ha sicuramente lo sguardo vuoto ed è persa nei suoi pensieri.

-non voleva prendermela con lui-dice -ma non sai quanto possa essere stato difficile vivere con..-

Mi sta raccontando la sua storia? -senta,non è a me che deve spiegare tutto. Io non posso ascoltare e non dovrei -

-ogni volta che lo vedevo mi ricordava tutto quello che chiunque avrebbe voluto dimenticare -continua ignorandomi -ma nessuno può. 'È mio figlio 'mi ripetevo ancora e ancora fino a quando non l'ho accettato. Mi sono resa conto più tardi  che una parte di me non ne era ancora convinta. -

Non capisco. Se almeno mi vuole raccontare perché non parte dall'inizio?

-Non posso spiegarti a parole quanta rabbia e quanto dolore provavo. Mio padre me lo diceva, mi ripeteva sempre che ero una maleducata. E lo sapevo, ma adoravo le feste. Mi piaceva uscire con ragazzi più grandi di me ed è quello che facevo. Quelli che chiamavo amici e amiche erano tutti più grandi di me di almeno quattro anni. Una sera, sono uscita per andare al compleanno di un'amica in un pub e..-Si porta una mano davanti alla bocca e alcune lacrime iniziano a rigarle le guance.

Oh no.
Deve smetterla,non dovrei ascoltare, non devo ascoltare.
L'aiuto a sedersi e le porto un bicchiere d'acqua.
-mi dispiace -sussurra.
Non capisco a chi sia rivolta la scusa. -non doveva neanche nascere. Io non lo volevo tenere. I miei genitori, però, erano molto credenti e mi hanno vietato di.. abortire. Quando è nato, era così bello e dolce che mi sentivo bene,ero felice di averlo tenuto. L'ho cresciuto da sola con i miei genitori fino ai suoi due anni, dopo ho incontrato il mio attuale marito che mi ha aiutata ed è stato al mio fianco. È stato un caso, una coincidenza o uno stupido scherzo della natura se aveva lo stesso colore degli occhi e dei capelli di Jonathan e quindi di quel maniaco -dice l'ultima parola con disprezzo e..odio? - Ci siamo trasferiti ed è stato facile far credere alla gente che fosse il figlio di entrambi. Quando ha compiuto cinque anni, ho rivisto..ho rivisto lo stesso uomo che aveva rovinato la mia vita. Mi ha guardata e.. mi ha sorriso e..-chiude gli occhi si nasconde il viso tra le mani-non so se si sia ricordato di me o se era solo uno dei tanti metodi che usava per attirare le ragazze. Quando sono tornata a casa, non riuscivo più a guardare il bambino in faccia. Mi arrabbiavo e piangevo. Mi arrabbiavo con lui, con me stessa e con i miei genitori fino a quando non riuscivo più a reggere e me ne sono andata. L'ho lasciato da mia sorella e sono partita con mio marito. A volte guardavo lui e mi arrabbiavo o prendevo paura perché avevano lo stesso colore degli occhi. Non sai quanto tempo ho passato tra corsi e psicologi per cercare di superare la cosa e liberarmi di un pò del peso che premeva su di me. Io gli volevo bene. Volevo bene a Jonathan e gli voglio bene tutt'ora -mi guarda per la prima volta da quando ha iniziato a raccontare. Non sono una maga, non sono un'indovina. Chiunque capirebbe quanto abbia sofferto, quanto sia stata male e quanto stia male ora nel ricordare. Nessuno dovrebbe soffrire. A quanto pare, alla vita o all'universo o qualsiasi cosa o persona sia, piace vedere noi uomini tra lacrime,gioie e dolori.

-nessuna madre riuscirebbe a odiare il proprio figlio. È stato così difficile! Se potessi tornare indietro per passare il mio tempo con lui, lo farei. Ma sai come si dice:non ti rendi conto di quello che hai finché non lo perdi. -

Le stesse parole che ha usato mia madre tempo fa. Le stesse parole che, anche se te lo ripetono ancora e ancora, continueresti lo stesso a sbagliare e a perdere tutto.
È nella nostra natura umana. Abbiamo le mani scivolose e lasciamo sempre che tutto ci scivoli via.

Si alza e si asciuga il viso -grazie -sorride debolmente -grazie davvero -

-per cosa? -non ricordo di aver fatto nulla.

-per avermi ascoltata. E spero Jonathan possa capire. Non chiedo il suo perdono, l'importante è che sappia come siano le cose. -
Prende la borsa e si dirige verso l'ingresso. Dove va ?-ha intenzione di parlargli dopo? -chiedo raggiungendola

-non mi vuole vedere, figuriamoci se mi vorrà parlare. Sarai tu a raccontargli tutto, ti ascolterà-

-io? Non dovevo neanche ascoltarla parlare, non avrei dovuto farla entrare. Mi odierà. Non posso. Sta a lei dire tutto non a me. -

Non posso dire niente. Non io. Ma non posso nemmeno stare zitta perché se dovesse venire a sapere che ho incontrato la madre e che ho conosciuto la verità prima di lui mi odierebbe ancora di più.
Che faccio?


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