CAPITOLO 18

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"I will never let you down "
Rita Ora

Cosa gli prende? Sembrava andasse tutto così bene e lui di colpo non si fa sentire per ore per poi ritornare e chiedermi di seguirlo in una città che non conosco e che si trova praticamente dall'altra parte del paese.
Cosa prende a me piuttosto che mi sono lasciata convincere. Guardo la mia immagine riflessa nello specchio.
Certe volte mi viene da pensare che sia stato un grosso sbaglio mettermi con lui. È così complicato avere una relazione! Un momento sbaglio io,un attimo dopo sbaglia lui.
Prima ci sorridiamo con solo uno sguardo e dopo ci mettiamo a litigare o non parlarci.
Prendo il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e inizio a scorrere tra i contatti nella rubrica. Cosa lo ha disturbato così tanto?
Non faccio in tempo a finire di scorrere che me ne rendo conto.

Ho solo dieci contatti salvati: Ally, Ashley,James, Jennifer,Jonathan, Mamma,Mark, Papà, Ryan, Tyler.
Il problema non è uno.
James, Mark, Ryan.

Non mi ero mai soffermata più di tanto sul da farsi con i loro numeri da quando sto con Jonathan. Non ho giocato a carte con loro e lo so bene ma che problema c'è nel tenere ancora un contatto con loro anche se non li sento da molto.
Beh.. Mark l'ho rivisto poco fa e non siamo finiti a letto più di un paio di volte ora che ci penso. James lo conosco da una vita e Ryan.. Ryan non c'è più.

Come mio padre.
Non dimenticherò mai quel giorno di febbraio.

-Kim! -sento bussare-per favore, apri questa porta -

Non rispondo e mi siedo sul bordo della vasca da bagno.
Non ho niente da dirgli e non voglio aprire la porta.
Mi sono stancata. Gli ho sempre lasciato lo spazio e non ho mai insistito tanto per sapere le cose della sua vita anche se avrei voluto. Ho provato a mettermi nei suoi panni e a pensare a cosa avrei fatto se fossi stata al suo posto.
Lui non vuole parlare? Bene. Non potrò aiutarlo, non saprei come aiutarlo in ogni caso a dire la verità. Posso solo dargli supporto come ha sempre fatto lui per me.

Rimango indecisa sul da farsi e alla fine cancello i numeri di Ryan, James e Mark.
Loro sono il mio passato ormai. Non tornerò più indietro. Quello di mio padre resta lì. Non riesco a trovare il coraggio per eliminarlo.
Non voglio eliminarlo.

-Mi ha di nuovo chiamato -sento dire dall'altra parte della porta-Avrei dovuto cambiare il numero la settimana scorsa ma non l'ho fatto. C'era una parte di me che non voleva che lo facessi. Ieri sera, quando sono tornato a casa, lei era lì. Anzi, loro erano lì. Volevo uscire e andarmene ma non riuscivo a muovermi. -fa una pausa e lo sento sospirare- Dopo anni, ho rivisto i miei genitori. Cinque anni. Ci siamo messi a litigare. E lo sai qual è stata la prima cosa che mi ha detto mia madre? "Jonathan! Guarda che ore sono! Questa non è casa tua, non puoi uscire e tornare quando ti pare "-

Il primo aereo.
Prenderò il primo aereo per Los Angeles solo per dare una sgridata a quella donna. Ma che razza di madre è?
Non aspetto altro e mi alzo per aprire la porta.
Lui è appoggiato al muro con le mani in tasca e il suo sguardo si sposta subito su di me.

-Non ho aspettato un solo secondo di più -continua -me me sono andato. Questa mattina sono corso a cambiare numero e l'ho salvato sul tuo cellulare eliminando l'altro e.. ho visto.. -

-lo so -lo interrompo

-mi dispiace -si avvicina -volevo solo allontanarmi per un pò. Non avrei dovuto trascinarti con me-

Già.
Cioè no..-non mi hai trascinata, sono venuta di mia spontanea volontà. Ovunque andrai tu, verrò con te -gli sorrido. -anche quando non vorrai -

-sempre? -sorride

-sempre -confermo

-allora fa qualche passo indietro, dovrei andare in bagno -scherza

-quasi ovunque. Quasi sempre -sorrido. Lo sorpasso per andarmi a sedere sul letto ma mi ferma per un polso.
Mi bacia velocemente sulla bocca e mi regala uno dei suoi sorrisi più belli. Uno di quelli che mi fanno dimenticare tutto.
Entra in bagno e io mi sdraio sul letto dopo aver acceso un canale alla TV in cui riproducevano canzoni.
Sento tirare lo sciacquone e pochi secondi dopo,Jonathan esce dal bagno.

-ti ricordi quando sono andata a comprare da mangiare la settimana scorsa al fast food? -gli chiedo fissando il soffitto.

-sì, perché? -

-ho incontrato tua madre. Anche tuo padre e il tuo fratello più piccolo. Questa mattina, sono andata a bussare a casa tua e l'ho rivista -

-avete parlato? -si sdraia accanto a me

Sbuffo -oh.. no,ma mi ha solo trucidato con lo sguardo -

-per quale motivo? Neanche ti conosce -

-Forse perché la prima volta che ha mi ha vista avevo il telefono di suo figlio? -ironizzo -o no, aspetta, forse è perché ho risposto a una chiamata che era rivolta ,non a me, ma sempre a suo figlio? Oh no. Ci sono. È perché ho bussato alla casa dove risiede il figlio per chiedere sue notizie. Ah sì, questa è più probabile. -

-non ha comunque nessun diritto per prendersela. Né con te né con nessun altro -

-e.. -mi blocco appena riconosco la canzone che ora stanno facendo sentire alla televisione e mi alzo di colpo per sedermi

-che succede? -si siede anche lui spaventato e guarda lo schermo davanti a sé -è una delle mie preferite questa -

-anche.. anche di mio padre lo era -

Somebody to love , Queen.

Ricordo quando tornava dal lavoro certe sere e la prima cosa che faceva era accenderla e mettere il volume quasi al massimo. Attirava a sé la mamma e si mettevano a ballare tra giravolte e camminate avanti e indietro.Mi univo anch'io quand'ero piccola. Sembrava non avessimo problemi, come se la nostra famiglia fosse come quella delle favole. E lo era. Non ho mai litigato seriamente con mio padre né l'avevo mai visto discutere con mia madre. Tuttavia, da quanto mi ha raccontato lei, le cose non erano così rosa e fiori come parevano a me. I litigi ci sono stati, ma mai davanti a me o comunque quando ero nei paraggi.
I vicini non si sono mai lamentati, a volte si congratulavano anche con lui perchè ascoltava della buona musica. Mio padre non è mai stato molto serio quando faceva le cose, era molto giocoso e certe volte mi chiedevo se avesse veramente l'età che diceva di avere. Purtroppo non ho preso nulla da lui, se non il colore dei capelli. Non sono così scherzosa io, a dire la verità, non lo sono neanche un pò. Sono quel tipo di persona che guarda molto i lati negativi nelle cose.

-mi manca -dico senza rendermene conto -mi mancano lui e le sue battute senza senso. Non erano per niente divertenti -ridacchio -ma ora che ci penso,mi viene da ridere -

Mi abbraccia e chiudo gli occhi stringendomi di più a lui -purtroppo sono le persone a cui vogliamo più bene ad andarsene -mi dice

"Le persone a cui vogliamo più bene "Mi ripeto queste parole in testa un'infinità di volte. Significa che.. -te ne andrai anche tu? -chiedo con la voce debole e così bassa che non so se mi abbia sentita.

-no -risponde -io ci sono. -mi allontana di poco e solleva il mio mento costringendomi a guardarlo negli occhi - e resto.-

I nostri visi sono molto vicini, così come le labbra, desiderose di unirsi,che vengono accontentate.
Lo spero davvero. Spero con tutto il cuore che resti.
Dicono che se credi veramente a qualcosa, niente ti potrà fermare. Dicono anche, però, che le cose belle finiscono sempre.

A chi devo credere?


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