CAPITOLO 19

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"Di errori ne ho fatti, ne porto i lividi "
Giorgia

Nella stanza sono diffuse solo le note e la voce dei cantanti, uno dopo l'altro.
Sono tra le braccia di Jonathan da molto, un tempo indeterminato ma non c'è nulla che desideri più al mondo. È seduto sul letto, coricato quasi del tutto, e io sono in mezzo alle sue gambe e con la sua testa appoggiata leggermente sulla mia.
Saperlo vicino mi basta. Sentire il calore del suo corpo e il suo profumo è meglio di qualsiasi altra cosa.
Non siamo la coppia più felice al mondo e tantomeno la più bella ma sappiamo entrambi di essere molto simili quanto diversi.
Siamo l'uno l'opposto dell'altra su certi aspetti e totalmente identici su altre.
Alcune volte mi chiedo come abbia fatto a lasciarmi andare su certe cose.
Se solo lui si fosse presentato nella mia vita molto prima, tante cose non sarebbero successe. L'universo è ritardato quanto ingiusto.
Non avrei commesso errori incorreggibili se l'avessi conosciuto prima.
Solo ora mi rendo conto di quanto abbia sbagliato.
Ho sbagliato le persone a cui dovevo odio e rancore.
Ho sbagliato a lasciarmi andare.
Ho sbagliato il modo per andare avanti e cercare di soffrire meno. Tutto questo non ha fatto altro che portarmene altri.
Tutto. Ecco cos'ho sbagliato.
Forse non dovrei nemmeno meritare questo ragazzo che mi stringe a sé.
La mia vita è piena di errori e sbagli.

-mi dispiace -dico interrompendo il nostro silenzio e con lo sguardo ancora fisso sullo schermo del televisore.

-per quale motivo? -

Già. Per quale motivo?
-Per non essere come vorresti. Per non essere stata come vorresti -

-Guardami- mi ordina.
Mi giro allontanandomi da lui quel poco che basta per guardarlo in faccia-Non è a me che devi piacere ma a te stessa. Io sono qui perché ho bisogno di te come,forse, hai bisogno tu di me. Mi infastidisce il fatto di non essere stato il primo a.. insomma hai capito.. ma non per questo me la prendo con te o ti lascerei. L'importante è chi sei adesso. Chi hai scelto di essere adesso. -

Se ho bisogno di lui? Non so cosa starei facendo ora se non lo avessi conosciuto. -Quello che è fatto, detto e pensato è, e non può più non essere-rifletto ad alta voce. Mi sembra di essere mia madre. -vorrei si potessero cancellare gli sbagli come i segni del gesso alla lavagna o come le scritte sulla sabbia. Non ho fatto tante scelte giuste nella mia vita, anzi, quasi nessuna,ma di essere qui, con te,è la più giusta-sorrido -..credo -

-credi? -ridacchia -sei incorreggibile -

Incorreggibile e molto insicura. Fin troppo. -lo so -
Poco fa in bagno pensavo di aver sbagliato di nuovo e ora penso di aver fatto bene. Insomma, non lo so nemmeno io cosa voglio. È probabile che dipenda tutto dalla circostanza.

Mi avvicino e unisco di nuovo le nostre labbra,questa volta non credo ci fermeremo solo a un bacio.
Infatti una sua mano inizia a sbottonarmi la camicia mentre l'altra accarezza la mia guancia.
Un cellulare inizia a suonare ma lo ignoriamo entrambi. La musichetta cessa per qualche istante per poi riprendere di nuovo con insistenza.

-dovresti rispondere -si allontana e accenna con il capo il punto da cui proviene il suono.

Controvoglia mi allungo per prendere il cellulare dalla borsa e rispondo dopo aver controllato il nome sullo schermo.
Jennifer.
Spero sia qualcosa di molto importante dato che ha interrotto un momento come questo.

-'ti richiamo dopo '-cita le mie ultime parole

-scusa, me n'ero scordata -

-sì certo. -risponde ironica -tra quanto tornate? E perché diamine c'è una signora che sta sclerando in salotto? Nel tuo salotto -

-cosa? Cosa vuoi che ne sappia? Sei tu quella a casa mia ora -

-Hai rapito un bambino? -

-certo che no -
Non so cosa stia succedendo di là ma sento voci in sottofondo e pare stiano discutendo.

-Ally e Ty stanno cercando di calmarla. È venuta una signora circa cinque minuti fa e sta chiedendo di suo figlio, chiamato Jonathan ,come il nostro amico e tuo fidanzato Jonathan.Mi spieghi cosa sta succedendo? -

Oh. Ora capisco..Lancio una rapida occhiata a Jonathan che è occupato a cercare qualcosa di interessante alla televisione.
Non credo sia il caso di parlargliene.
Non adesso per lo meno.

-ti spiego tutto dopo. Dille che siamo via ma non dire dove. Ci sentiamo dopo -

Chiudo di nuovo la chiamata senza aspettare una sua risposta.
Immaginavo sarebbe passata a casa mia. Mi ha vista entrare e probabilmente conosce anche il mio nome ora.

-chi era? -chiede Jonathan

-Era Jennifer, voleva sapere quando avevamo intenzione di rientrare, tutto qua -

È una mezza verità questa.
O una mezza bugia, dipende dal punto di vista.

-domani sera torniamo alla nostra cara Los Angeles. Beh, è più tua che mia a dire il vero. Comunque, che ne dici se andiamo a prendere qualcosa da mettere sia addosso che sotto i denti? Conosco un negozio di abbigliamento molto carino, ci lavora una.. mia amica. In realtà è la madre di una mia amica -

Devo portarmi dietro un'ascia?

-ok -Rispondo

Guardo l'ora sul cellulare che segna quasi le sette . Avevo perso la cognizione del tempo.
-allora è meglio se ci muoviamo, chiude tra poco-

Un quarto d'ora dopo siamo davanti a un negozio non troppo grande ma neanche tanto piccolo. Dalla vetrina vedo già alcuni vestiti che prenderei volentieri.
Entriamo e ci viene subito incontro una donna con i capelli color rame e un sorriso molto accogliente.

-Jonathan! -esclama abbracciandolo -non pensavo rivederti così presto. Mi aspettavo una tua visita tra dieci anni -scherza.

-e invece, eccomi qui -

-lo vedo. Sei cresciuto! -

Ok, questa cosa del 'sei cresciuto/a' deve finire. Te lo dicono anche quando sei tale e quale a prima.
Nel mio caso, quel lo dicono è riferito a mia nonna.

Finalmente mi nota e il sorriso le rimane comunque. Chissà perché mi aspettavo il contrario -chi è questa bella ragazza? -

-Lei è Kim. Stiamo insieme da qualche mese -mi presenta

Sentirlo dire da lui mi rende felice. Stiamo insieme. Già.
State alla larga,ragazze, lui è mio.

-piacere Kim.-allunga la mano e la stringo farfugliando qualcosa come 'piacere mio '- Scusami tanto, ma.. ho l'impressione di averti già vista da qualche parte-mi confessa.

Ah sì? E dove? Io non credo aver mai visto questa donna in tutta la mia vita invece -non credo -

Mi guarda ancora per qualche secondo -forse sto sbagliando persona -sorride

Sicuramente.
Prendiamo un paio di cosette ciascuno sotto consiglio di Emily. Io annuivo soltanto mentre loro sceglievano. Tanto restiamo per altre poche ore,non capisco il motivo di tanta precisione per la scelta. Dopo gli chiederò anche da dove abbia preso questi soldi:per i biglietti dell'aereo, l'hotel e ora i vestiti. E poi il negozio avrebbe dovuto chiudere più di mezz'ora fa. Mi chiedo chi sia sua figlia.
-grazie Emily -

-grazie a voi, passate una buona serata -sorride lei cordiale.

Ci allontaniamo a piedi e inizio a sentire freddo, Jonathan se ne accorge e si affretta a togliere la sua giacca leggera di pelle per passarmela, con un sorriso rassicurante.
Perché non mi sia messa anch'io la mia giacca? Ah giusto,non sapevo che sarei venuta qui.

Lo ringrazio e decido di porgli la domanda da mille punti-la tua amica..era molto amica?Intendo la figlia di.. Emily -

-oh..-si passa una mano tra i capelli nervoso. Brutto segno. Brutta notizia in arrivo. Avrei dovuto portarmi dietro un'ascia -è..la madre di Meghan -

No. Non un'ascia ma due.
Quella ragazza è sempre presente, anche se non fisicamente.
Perché diamine bisogna sempre nominarla?
Perché la madre è così dolce al contrario della figlia?
E perché ho sempre tante domande e poche risposte?




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