Capitolo 13

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Erano tutte macerie, nulla aveva più la forma di un tempo.
Era stata abbandonata da molti anni e nessuno aveva osato rimetterci piede. Avevano portato via tutto. Corpi, denaro, oggetti, armi...il dolore era l'unica cosa che rimaneva di quel posto.
Ogni passo provocava ad Alcarin e a Beren una sofferenza insopportabile, il ricordo di ciò che era stato, di ciò che era cominciato da quel momento...

- Cosa ci facciamo qui? Cos'é questo posto?-
Chiese lei con indifferenza.

I due ignorarono la domanda, presi dai ricordi, e continuarono a portarla in giro per le strade di quella cittadina.
Si fermarono davanti ad una casa, o meglio, davanti a quello che ne rimaneva. Era piccola ed aveva ancora quell'aria accogliente di una volta. Le cose che aveva passato non le avevano tolto la sua bellezza. Era fatta di pietra come tutto il resto delle case ma il dentro era completamente di legno. La porta era rotta ed era sdraiata all'interno della casa nella stessa posizione in cui l'avevano lasciata quando erano entrati con violenza gli assassini di Otharion 14 anni prima.

- Che cosa...mi dite perché diavolo siamo qui?-

- Non ricordi nulla, Nessa?-

- Come sai il mio nome?-
Disse confusa lei.

- Non immagini quanto io ti conosca...qui è dove abitavi una volta, quando eri ancora una bambina...-
Disse Alcarin mentre gli salivano le lacrime agli occhi.
- Tu e tua madre abitavate in questa casa...-

Nessa li guardò confusa ma dopo un po' cominciò a ridere.

- Io qui? Sono sempre stata con Otharion, fin da piccola-

- Si è vero ma prima, prima che quel mostro ti rovinasse la vita, tu abitavi qui! Avevi una famiglia, avevi una madre! Giocavi sempre con gli altri bambini, in questa piazza, ed avevi una voglia matta per le mandorle tostate che vendevano all'angolo della strada, lì!-
Disse Alcarin mentre indicava le rovine.

- Cosa stai dicendo io non...-

Nessa continuava a non capire. Era confusa. Come faceva a dire quelle cose? Chi era veramente lui? La stava forse prendendo in giro? Lei non ricordava altro che gli allenamenti e la dura vita nel castello di Otharion ma continuava a pensare a ciò che diceva Alcarin, incredula.
Ad un tratto, mentre rinnegava le sue parole, le passò per la mente un ricordo piccolo e sfocato, che le fece paura. Rimase impietrita per alcuni minuti non riuscendo a capire più niente. Era vero ciò che stava dicendo?
Si guardava in giro e quel ricordo dentro di lei cresceva ma non sapeva dargli una forma.
Vedeva bambini correre, un fuoco acceso, dei volti...
E intanto Alcarin continuava a parlare.
Delle immagini confuse le invadevano la mente.
Lui continuava, sempre di più.

- Basta...ti prego...-
Disse sottovoce Nessa.
Ma lui insisteva, le raccontava di come si svegliava con l'odore del pane appena sfornato, della zuppa che le faceva sempre la madre, della collana che ella le aveva regalato...

- Basta!-
Urlò ad un certo punto Nessa.
I ricordi le riempivano la mente ma erano troppi.
La sua testa era nella confusione più totale, stava accadendo tutto improvvisamente.
Rivide la casa davanti a lei e svenì.

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