Capitolo 50

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Nessa continuava ad essere portata da una stanza all'altra, la lama del pugnale non la faceva sentire mai sola e la rabbia di Otharion cresceva. Come pensava, in quei giorni di "riposo" il suo nemico aveva escogitato tecniche nuove di tortura, più dolorose, ma che non portarono di nuovo a niente.
Nessa era stremata, l'unica cosa che voleva era farla finita ma Otharion non voleva regalarle quella pace.

Fu riportata nella stanza dagli arazzi rossi come il sangue e incatenata. Il tiranno aveva la faccia di chi non voleva darla vinta e da lui significava arrivare sull'orlo della morte. Cominciò la sua solita routine, domande, ferite, domande, ferite...ma il tempo passava e Nessa perdeva le energie ed il sangue. Non ce la faceva neanche a tirare su la testa e a guardarlo negli occhi, come sempre faceva. Ma arrivò il momento in cui Otharion perse la pazienza.

- Dimmi dov'è Alcarin!! Ora!!-

- Basta!-

La voce di Fëanor tuonò nella stanza.
Otharion si girò a guardarlo stupito.

- Basta?-

Rispose con una calma preoccupante.

- Mio signore, in quanto fedele seguace è mio compito servirti. Lascia a me la sua vita e non ti deluderò, si sta solo prendendo gioco di te-

Otharion ci pensò per un momento.

- Hai ragione. Non lascerò che questa ragazzina infanghi il mio nome con questa stupida sceneggiata.-

Gli si avvicinò e gli disse:

-Toglile ogni speranza, ogni minima speranza di vivere, falla sentire come carne da macello e distruggile il cuore...quando parlerà, allora potrai ucciderla come più ti garba e poi passerai ai suoi amici. Tieni...è tutta tua-

Gli diede il pugnale ed esplose in una risata maligna. Le sue mani erano sporche di sangue e i suoi occhi ne erano assetati. Lasciò la stanza senza mai smettere di ridere, mentre pregustava la sua vendetta.

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