Capitolo 16

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Si svegliò di soprassalto. La sua fronte era sudata e le sue mani tremavano. Erano giorni che andava avanti così.
Da quando era scappata non faceva che pensare ai suoi ricordi. Aveva mentito ad Alcarin perchè non gli aveva dato importanza, poteva essere stato un frutto di qualche altro veleno eppure continuavano a vivere nella sua mente...e le facevano male.
Se tutto era vero, chi era veramente lei? Perchè non era mai uscita nessun tipo di memoria in tutti quegli anni?
Non era più la stessa.

Beren cercava di consolare l'amico ma non c'era verso: era disperato. Nessa era scappata e ciò voleva dire sicuramente qualcosa di brutto. Aveva paura per i suoi figli. Voleva per loro una vita normale e senza sofferenze ma non aveva fatto altro che causare il contrario. Non dormiva mai, voleva essere vigile. Esaminava ogni singolo rumore e ognuno con il cuore in gola. Non c'era verso per farlo stare tranquillo ed aveva ragione , nessuno come lui sapeva di cosa era capace Otharion e si aspettava anche di peggio, perché i tiranni possono solo che peggiorare. Lui era stato molto fortunato ma sapeva che dentro, da qualche parte, dormiva ancora quell'anima che aveva fatto di lui ciò che era stato ma non avrebbe mai permesso che qualcuno la risvegliasse.
Sentì l'ennesimo rumore e ebbe l'ennesimo cuore in gola. Volle andare fuori a controllare e magari mettere fine a quella serie di angosce. Dopo un attimo di silenzio il rumore si ripeté e una freccia si conficcò nel muro della casa alle sue spalle passando a pochi centimetri da lui. Tirò subito fuori la spada e chiamò Beren mentre gli assalitori uscivano allo scoperto. Erano due uomini, entrambi vestiti di nero, e quello più alto portava un arco. Non persero tempo ad attaccare Alcarin ma lui seppe difendersi con molta abilità. Beren accorse subito in aiuto e anche Fëanor, ma ciò fece distrarre Alcarin che per poco non veniva colpito alle costole dal pugnale del nemico.
Erano sempre davanti un passo a loro. Riuscirono a disarmare Alcarin ma Beren colpì uno dei due con una freccia e così Alcarin ebbe il tempo di riprendere l'arma. Proprio mentre sembrava avessero la meglio, l'uomo con l'arco ferì Fëanor e lo costrinse a terra mentre l'altro si occupava dei due. Si avvicinava sempre di più e con in faccia un'espressione di godimento sempre più accentuata. Afferrò con forza il pugnale e lo calò verso Fëanor. Lui vedeva la lama tagliare l'aria e raggiungere il suo corpo quasi a rallentatore. Si girò verso il padre e vide che stava combattendo faticosamente. Poi, chiuse gli occhi e lasciò che il nemico vincesse. Sentì il pugnale infilzarsi nel terreno accanto al suo orecchio e quando aprì gli occhi riuscì in tempo a schivare il nemico che gli stava cadendo addosso. Aveva un coltello nella schiena. Si girò di nuovo verso il padre e vide che anche l'altro uomo era sdraiato a terra morto.

- Cinque giorni che non ci sono e voi volete subito farvi uccidere?-

- Nessa...-

NessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora