Capitolo 48

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Nessa fu riportata in cella dopo qualche ora. Poté sperare sulla stanchezza di Otharion ma sapeva che presto sarebbe tornata in quella stanza.
Era difficile mettere a fuoco l'ambiente e anche respirare. Rimase immobile così come l'avevano lasciata, non avendo la forza di muoversi. Il gelido della pietra le dava un leggero sollievo alle ferite mentre l'aria seccava il sangue che si era intriso nei vestiti.

E furono di nuovo lei e il silenzio. Un silenzio pieno di pensieri che non facevano altro che raffigurare Fëanor. Forse era perso per sempre...eppure aveva visto i suoi occhi e gli avevano detto qualcosa...oppure era solo rabbia. In ogni caso, sarebbe stata contenta se fossero stati l'ultima cosa che avrebbe visto.

Il corpo la costrinse a cadere in un sonno profondo, per cercare di rigenerare alcune ferite e per evitare che i pensieri la ferissero più del dovuto.
Dopo qualche ora, un'ombra la venne a trovare ma la lasciò tranquilla, come solo l'oscurità può fare, e se ne andò poco prima che fece giorno. Tornò anche le notti seguenti, silenzioso e invisibile.

Una notte Nessa rimase sveglia. Si sentiva più in forze dal momento che le torture erano stranamente diminuite, anche se ciò voleva dire che le aspettava qualcosa di peggio del solito. Fece dei respiri profondi, sentì l'aria fresca invaderle i polmoni e poi chiuse gli occhi per sentire il rumore della notte.

- Hai intenzione di rimanere lì per tutto il tempo?-

Disse lei calma.

- A te cosa importa?-

Nessa aveva sperato di sentire quella voce.

- Non è gradevole sentirsi spiati-

- Non ti sto spiando, ti sto studiando-

- Studiando? Non credevo che Otharion mi avesse preso per un libro-

- Non è per Otharion che sono qui-

Era venuto da solo. Perché?

- Non hai di meglio da fare la notte che venire a "studiarmi"?-

- Studiare le persone è importante per capire-

- Capire cosa?-

Le due voci erano calme e nessuna delle due cercava di sovrastare l'altra.
Fëanor rimase in silenzio.

- Sento il tuo respiro, lo so che sei ancora lì-

- Non avevo intenzione di andare via-

- Allora rispondimi-

- Non sei tu quella che deve fare le domande-

- Ah già, io sono quella che sta in cella-

- Non ne hai abbastanza?-

- Di cosa? Di farmi ferire dal tuo capo? No, i miei valori sono più forti di quanto credi, me lo hai insegnato tu una volta-

- Dimmi dov'è Alcarin e facciamola finita-

Nessa non parlò.

- Ora non parli più eh-

- Non rivelo i miei segreti a chi non mostra il suo volto-

Dopo altro silenzio, Fëanor tirò fuori dalla tasca una chiave e aprì la cella, sorprendendo Nessa.

- Va meglio così? Avanti dimmelo-

Nessa lo aveva così vicino. I loro occhi si incontrarono di nuovo e le provocarono le stesse sensazioni della volta prima.
Nessa avvicinò la sua testa a quella di Fëanor e gli sussurrò:

- Non te lo dirò mai, Fëanor. E so che tu non lo vuoi sentire -

- Questo non migliora la tua situazione-

- Ti ho rivisto e questo mi basta. Se vuoi uccidermi, fallo. Se vuoi chiamare Otharion come un codardo e farmi punire per averti sfidato, fallo, non mi interessa. Sei tu quello che ha aperto quella porta, non io, e ti prometto che ne usciremo insieme-

- Ah si? E come credi di farlo? Se qualcosa ti legava a me quel qualcosa è finito oramai-

- Non dire frasi che credi di pensare. È tutto frutto di Otharion, ma un frutto prima o poi marcisce.
Pensaci Fëanor-

- Smettila, non hai il permesso di parlarmi così-

- Ora siamo entrambi nella cella, posso parlarti da prigioniero a prigioniero.  Anche se tu alla fine di questo discorso ne uscirai rimarrà sempre quella che ti lega a Otharion.-

Fëanor la guardò ancora negli occhi non sapendo cosa fare.

- Ti sbagli-

- Non mi sbaglio affatto. Fëanor tu devi reagire, lo so che sei ancora lì dentro-

Alzò le braccia da terra e prese delicatamente il volto di Fëanor tra le sue mani mentre le lacrime cominciavano a scendere.

- Ti prego...esci fuori e poni fine a questo incubo...non voglio più dormire-

Fëanor rimase immobile a guardarla quasi non rendendosi conto che l'aveva toccato. Il suo sguardo non diceva niente e diceva tutto.
Dopo un po' si ritrasse dalla sua presa e a passo veloce uscì dalla cella senza proferirle parola, chiuse la porta e sparì.

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