Capitolo 42

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Corse più veloce che poteva e si fermò raramente per riposare. Un giorno era cominciato a piovere, finché non divenne un vero e proprio diluvio che la costrinse a riposarsi in una locanda. Non vide e non parlò con nessuno, dormì per tutta la notte ed il mattino dopo uscì con il bel tempo. Accanto alla locanda c'era una stalla, probabilmente di proprietà del locandiere, dove riposavano i cavalli delle persone che andavano a rifugiarsi nel locale. Li vide prima di sfuggita, mentre stava individuando la direzione in cui andare, e poi li osservò con più attenzione. Si avvicinò lentamente, per controllare se ci fosse qualcuno, ed entrò. Individuò il cavallo più giovane ed in forma, gli diede una carota giusto per farselo amico, salì in groppa e scappò con lui. La strada era ancora molta e un cavallo avrebbe fatto solo che avvantaggiarla. Viaggiò per un'altra settimana prima di arrivare dall'altra parte del paese, dove si trovava il castello di Otharion. Non sapeva bene cosa fare e prese tempo nello studiare i dintorni, i turni di guardia, le porte, le armi... notò che era più protetta rispetto all'ultima volta che ci era stata, quando era stata considerata una traditrice. Otharion l'aspettava. Se quell'uomo che aveva rapito Fëanor li aveva spiati per tutti quei giorni aveva capito qual'era il punto debole e, senza fallimento, l'aveva centrato.
Sarebbe entrata di notte, quando i turni di guardia diminuivano. Poteva giocarsela sulla stanchezza e sulla distrazione dei soldati ed infiltrarsi nel castello. Sapeva a memoria ogni metro quadrato di quel posto e non le risultava difficile percorrerlo al buio.

Entrò senza problemi da una porta laterale che si apriva su un cortile, spoglio e macabro, che non presentava molti nascondigli se non cespugli secchi o mura di pietra. Non ebbe problemi neanche nell'attraversare quel cortile ed arrivò in un altro, più vicino all'entrata della dimora del tiranno. Lì sentì il solito rumore di passi e si nascose dietro una colonna, in attesa che i rumori cessassero. Mentre era di spalle, sentì la voce di due uomini che parlavano, uno era in soggezione mentre l'altro rideva.
Riconobbe una delle due voci, che conosceva fin troppo bene. Quando realizzò di chi era si girò verso le due figure, esterrefatta. Fëanor era lì, che parlava con quell'uomo. Credeva fosse in pericolo fino a che non lo vide prendere il viso dell'altro tra le mani e in un lampo spezzargli il collo. L'uomo cadde a terra con un'espressione in viso incredulo, quanto quella di Nessa. Quella visione non le fece accorgere che si era esposta troppo e nel farlo aveva fatto rumore. Fëanor si girò verso di lei mentre delle guardie uscite dal nulla la immobilizzarono e la colpirono in testa. E fu di nuovo tutto buio...

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