Capitolo 35

82 9 0
                                    

Cercò di trovare i pugnali con lo sguardo in giro per la camera e dopo vari strizzamenti di occhi li trovò. Erano sul tavolo e non erano molto distanti dal letto ma fino a quel momento non aveva mai camminato. In più, il buio quasi totale della stanza peggiorava le cose. Fëanor si era addormentato sulla poltrona dopo i suoi continui "non ho sonno". Nessa aveva cercato di farlo andare via in un modo o nell'altro ma non poteva insistere o si sarebbe fatto delle domande.
La luce della luna illuminava per metà la sua faccia e la rendeva più pura che mai.  Ciò convinse ancora di più Nessa ad andarsene, così prese le forze e cercò di mettersi seduta. Doveva rischiare. Poggiò il piede destro, poi quello sinistro e si chinò in avanti per abituarle al peso. Si aiutò con le braccia e si alzò in piedi. Le era costato dolore ma doveva continuare. Tastò con la mano il bordo del letto e trovò il tavolo, dove ci si poggiò. Le gambe le facevano troppo male. Strusciò i piedi uno alla volta fino a che il tavolo non finì. Da lì non c'erano più appoggi e doveva camminare da sola se voleva prendere i pugnali ed andarsene.
Tolse la prima mano. Le gambe le tremavano e l'equilibrio era precario. Non era sicura ma tolse lo stesso l'altra mano e fece il primo passo. Al secondo urtò una scatola di legno che si trovava per terra, il che le fece emettere un gemito che svegliò Fëanor.

- Nessa!-

Lei si girò e nel farlo perse l'equilibro. Stava per cadere ma Fëanor era già scattato in piedi e riuscì a prenderla.

- Cosa stavi facendo?-

Le disse mentre la guardava negli occhi. Lei non rispose e ricambiò lo sguardo. Le loro facce erano così vicine che si poteva sentire il respiro dell'altro e il calore dei loro corpi si fondeva. Non si staccarono finché Nessa non fu presa da un altro dolore. Fëanor la aiutò a sedersi sul letto e le disse dolcemente:

- Mi vuoi dire perché stavi lì?-

- Nulla stavo solo...provando a camminare...-

- A quest'ora della notte?-

Nessa non rispose.
Fëanor tolse lo sguardò e guardò di sfuggita nella direzione in cui Nessa stava andando prima che la vedesse. Poi, focalizzo il tavolo e ciò che ci era poggiato.

-...perché stavi andando lì?-

- Senti, sono stata tre settimane dentro quel cavolo di letto, non ho forse il permesso di muovermi?-

- C'è tempo per tutto Nessa, dovevi solo aspettare-

- Non si può più aspettare Fëanor-

Fëanor esitò.

- Cosa vuoi dire?-

Lei lo guardò e in quello sguardò capì tutto.

- Non volevi...mica andartene...?-

- Fëanor io...-

- No Nessa. Sono stanco di vederti andare via. Ho rischiato di perderti più e più volte e ogni volta non ho avuto la forza di reagire. Ma ora sono stufo.-

Le prese le mani e la guardò negli occhi.

- Nessa io...-

- Non lo dire...sta zitto ti prego-

Disse lei con lo sguardo basso.

- Sono stato zitto per troppo tempo-

- No tu non capisci. Non puoi. Se ti vuoi del bene, non farlo...-

- Ho bisogno di te Nessa. I tuoi occhi...se se guardo i tuoi occhi tutto il resto scompare. Se guardo i tuoi occhi io...mi sento felice. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata-

- Basta! Fëanor ti prego! Non rendere tutto più difficile!-

A Nessa le scese una lacrima sulla guancia.

- Noi non possiamo. Io non faccio parte di questa vita, non provo emozioni, porto solo scie di sangue dietro di me e amo uccidere. Non voglio stare con voi, non voglio cambiare vita, non voglio le vostre attenzioni, non voglio la quotidianità, non voglio scherzare, ridere, guardare i tuoi occhi, la tua bocca, non voglio vederti! Voi mi avete rovinato la vita -

Calò un silenzio tombale tra di loro. Un silenzio freddo.

- E ora, vattene-

- Nessa...-

- Vattene Fëanor-

Lui la guardava. Il suo cuore si era spezzato, silenzioso e doloroso. Tutto ciò in cui credeva era crollato in un minuto. Lui le aveva dichiarato il suo amore e lei lo aveva respinto per l'ennesima volta e aveva fatto male come se invece delle parole gli avesse trapassato il corpo con una spada. La guardò per un'ultima volta e si alzò. Guardò la porta, dove c'erano Alcarin e Lùthine che li guardavano. Gli passò accanto come se non fossero presenti e uscì dalla porta.
Si mise seduto per terra e lasciò che la pioggia si confondesse con le sue lacrime.

NessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora