capitolo 3

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Dopo ore interminabili di scuola, mi avviai verso l'uscita dell'edificio, dove trovai i miei migliori amici ad aspettarmi, come sempre.

-Ciao ragazzi, io vado a casa- li salutai.

-Ciao Ally - ricambiarono all'unisono il saluto.

Mi incamminai verso la mia villa, era così vuota senza i miei genitori e mia sorella.

Era parecchio che ci riflettevo su, con i pro e i contro, ma mi decisi: era ora di vendicare i miei genitori, ucciderò chi me li ha portati via.

Mi misi al computer, dei tipi conoscevo solo il nome e l'aspetto fisico.

-Trovati! - urlai.

ed era effettivamente così: trovai tre persone che corrispondevano alle caratteristiche orrende che ricordavo, rimaste impresse nei miei incubi di ogni notte: Jason Spruff, Dravor West e Kayl Toth, e abitavano tutti a Los Angeles, erano ancora nel giro ed avevano dai 28 ai 33 anni.

Feci qualche minuto di navigazione in internet e riuscii a recuperare i loro indirizzo di casa, per poi segnarmeli su un quadernino.

Ormai erano le sette e un quarto, andai in camera, mi spogliai ed entrai nella vasca da bagno. Dopo essermi rilassata abbastanza sotto il getto tiepido dell'acqua, mi insaponai per bene i capelli con lo shampoo alla vaniglia, uno dei miei preferiti. Feci due lavaggi dei capelli per poi passare al corpo. Ero soddisfatta del mio fisico nonostante le comuni imperfezioni che rendono perfetta ogni ragazza. Mi lavai il corpo con il bagnoschiuma al cioccolato e finito, uscii dalla vasca e mi misi l'accappatoio.

Dopo essermi asciugata andai in camera ed indossai l'intimo nero e misi dei pantaloncini con una canottiera, scesi le scale ed arrivai in cucina, dopo mi preparai tre toast. La fame.

Tornai in camera, tolsi gli indumenti di prima tranne l'intimo e misi al loro posto un vestito nero lucido, corto fino a metà coscia, che lasciava scoperte alcune parti del corpo. Ci aggiunsi un paio di tacchi neri, pettinai i capelli biondi e li lasciai al naturale, mentre per gli occhi optai per un eyeliner nero e mascara nero. Ero pronta, mi ero informata e sapevo dove dovevo andare quella sera.

Presi la mia pistola nera glock e verso mezzanotte partii da casa con la mia Ferrari nera, in verità me l'aveva regalata papà a sedici anni facendomi promettere di non guidarla fino a che non avessi preso la patente.

- mi dispiace papà disubbidirti, ma lo faccio per te e per me- parlai da sola ad alta voce.

Dopo due ore di viaggio ed un pieno alla macchina arrivai al luogo della gara più importante dell'anno, un luogo lontano dal centro, in periferia.

Mi avvicinai al posto, facendo rombare la mia macchinina. Tutti mi guardavano stranita, come se fossi un'aliena.

Parcheggiai l'auto e scesi, tutti mi stavano ancora guardando, che fastidio.

Mi avvicinai ad un tipo che aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati

- Omone, dove ci sono le iscrizioni per la gara? - chiesi con voce che non trasmetteva emozioni, fredda.

- Bambola, che ne dici prima se ci divertiamo? - propose l'uomo prendendomi per le spalle e agganciandomi al muro.

- Non ti conviene toccarmi omone, o te la vedrai brutta- dissi con tono di sfida. Volevo prenderlo a botte, volevo sfogare la tensione prima della corsa.

- Passo l'offerta, ho voglia di divertirmi con te- ribatté lui, mentre tutti ci guardavano. Bene, reputazione già dai primi due minuti, facile eh.

Gli presi le spalle, facendo sbattere il mio ginocchio nel suo stomaco, prendendo la sua mano, girandola dietro la spalla e tirandogli pugni fino a che non perse i sensi.

Mi inginocchiai al suo livello per terra, e guardandolo con cattiveria gli sputai sulla guancia. Iniziai a camminare verso un banco, trovandoci seduto un tipo con una cartella in mano.

- Ciao, voglio iscrivermi alla gara - comunicai al moro

- Non credo sia roba per femminuccia, torna a casina. Oppure vai lì- indicò un punto pieno di ragazzi con vestitini corti e succinti- e ti metti a fare la puttana. - disse lui. A quelle parole presi il suo braccio ruotandolo dietro la spalla

- Iscrivimi e vedi se non è roba da femminuccia, stronzo- sussurrai al suo orecchio, per poi tirargli una ginocchiata sullo stinco- e questo è per avermi chiamata puttana, alla prossima finisci come il tuo amico. - conclusi indicando con la testa l'uomo ancora privo di sensi. Il ragazzo sbarrò gli occhi, per poi prendere velocemente la cartellina e passandomi un foglio che chiedeva il nome, la ricompensa ceduta in caso di perdita al vincitore e la macchina con cui si gareggiava. Completai il tutto, mettendo in palio cinquemila dollari per il primo classificato.

- R-ragazza, prendi la macchina e posteggiati là- indicò un posto che indicava il luogo della partenza della corsa.

- Okay- dissi per poi allontanarmi, passando il vecchio svenuto e saltando dentro l'auto, accendendola e intimando tutti di spostarsi e farmi passare se non avessero voluto morire all'istante per essere stati investiti.

Caricai la pistola che precedentemente avevo messo nel cruscotto, la misi nella fondina che portavo sulla coscia in modo invisibile; con questa gente non sai mai che cosa può succedere.

Arrivata al posto di partenza, scesi. Mi avvicinai ad un tipo che aveva la macchina a sinistra della mia.

- Tipo, a che ora inizia la gara? - chiesi affacciandomi dal suo finestrino. Il ragazzo biondo mi squadrò da capo a piedi, facendosi spuntare un sorrisetto poco casto.

- Bellezza, al posto di gareggiare, che ne dici di stare con me? - propose. Io feci un sorrisino, amico non sai cosa potrebbe succedere.

- John, lo dico per il tuo bene, non fare più battute del genere, ha messo K.O. Rudolph, è ancora per terra, privo di sensi. - disse un amico del ragazzo, che era seduto alla sua destra, nel posto passeggieri. Il biondo strabuzzò gli occhi, come se avesse parlato di una cosa da mission impossibile.

- Già, John, non farle più se tieni alla tua incolumità- feci una pausa, poi continuai- ora dimmi quando cazzo incomincia questa fottutissima gara-

- Due minuti, dolcezza. - disse.

- Ma allora te le cerchi! - odiavo chiunque mi desse quei soprannomi, solo i miei migliori amici potevano darmeli. Gli diedi uno schiaffo- non datemi della puttana, non datemi stramaledetti soprannomi, non li sopporto, odio chi me li dà- conclusi.

- Stai giocando con il fuoco, e prima o poi ti brucerai- urlai, allontanandomi dai due.

<< I CONCORRENTI AI POSTI DI PARTENZA >> urlò il tipo del banco iscrizioni.

Salii in macchina, accesi il motore, rombai un paio di volte, prima di sentire il

<< 3..2..1.. VIA!>> Premetti sull'acceleratore, dando il via alla gara, passando il secondo posto, dopo John.

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-spazio autrice-

scusate se non aggiorno spesso, sono un disastro, fatemi sapere che cosa pensate del capitolo. 

Baci, lety♥

CAPITOLO CORRETTO

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora