capitolo 26

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Il bacio durò momenti infiniti. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato solo per quell'istante, solo per noi due, solo per farci vivere quel tempo che avevamo reso nostro, per quel che potevamo.

Nessuno dei due osava staccarsi dal bacio, evitando di mettere fine a quella sensazione che ti travolgeva e che ti portava via con sé. I brividi che percorrevano il mio corpo aumentavano, il cuore tamburellava come un pazzo nel mio petto e sentivo come se avessi trovato, finalmente, il mio posto nel mondo.

Ma tutto questo era maledettamente sbagliato. Noi due ci odiavamo, noi due non potevamo neanche vederci, non potevamo neanche stare vicini senza litigare e finire alle mani, il più delle volte, ma era anche vero che non avevamo il coraggio di scioglierci dall'abbraccio che avevamo formato, involontariamente. Eravamo come due calamite che si attraevano l'una all'altra, come il pane e la Nutella, come la coca-cola e la pizza e c'era da dire che se mangiavi troppa Nutella o bevevi troppa coca-cola e ti ingozzavi di pizza, beh, ti veniva mal di pancia. Come se adesso mi venisse il diabete per la scena estremamente dolce a cui stavamo dando vita, colori, emozioni e forme.

- guarda, Soph- sussurrò Lucas alla mia migliore amica.

Un solo commento rovinò l'atmosfera, facendo così che i nostri sguardi si evitassero per il resto della serata.

La notte la passammo nel totale imbarazzo, anche se era vero che prima o poi avremmo dovuto affrontare una discussione, oltre ai commenti sul cielo e la luna piena di quella serata in compagnia sulla spiaggia.

Verso le undici di sera uscii dalla mia tenda che avevo appena finito di sistemare e mi sdraiai ai piedi della mia roccia. Mi accoccolai alla coperta che avevo portato con me e con quella che mi avanzò feci un cuscino morbido dove appoggiai la testa, rivolgendola verso l'alto. Chiudi gli occhi e sospirai e subito dopo incominciai a sognare ad occhi aperti tutto quello che nei momenti tristi mi rendeva un po' più felice.

Un'ora dopo inizia a non sentire più il mio corpo, trasportata dalla dolce melodia che produceva la mia mente, mentre Morfeo mi prendeva e portava via con sé, chissà dove.

Poco prima di abbandonarmi al profondo sonno, sentì due forti braccia avvolgere il mio corpo, sussurrarmi docili parole e camminare con me in braccio.

In pochi istanti mi ritrovai, probabilmente, nella mia tenda. Un profumo famigliare solleticava le mie natici e, impossibile ma vero, i miei muscoli si rilassarono così tanto sotto il suo tocco che a momenti il mio corpo sembrava quasi morto, probabilmente.

La persona si abbassò e mi appoggiò sul sacco a pelo, coprendomi con una coperta e lasciandomi un bacio sulla fronte.

- Sogni d'oro, McLauren. -

Luke

Per le successive due settimane i dialoghi tra me e il biondo si ridussero al minimo indispensabile: << C'è pronto>>, << cosa vuoi da mangiare?>>, << buonanotte>> e << buongiorno>>. Questo era tutto quello che ci dicevamo e che avevamo il coraggio di dirci.

Il polpaccio di Luke stava velocemente guarendo, la cicatrice si vedeva ogni giorno di meno e faceva tanta palestra per rimettere subito in funzione, di nuovo dopo tanto tempo, la sua gamba sinistra.

Dal giorno del bacio le cose tra noi cambiarono radicalmente: dormivamo in camere separate, mangiavamo senza guardarci e scambiarci battute squallide e non ci parlavamo come dei vecchi amici come prima, senza mai esserci conosciuti in vite precedenti.

Tutto questo mi sembrava stranissimo, surreale. Non era questo che volevo.

- Luke, devo parlarti. - dissi appena si degnò di presentarsi in cucina dopo tre ore rinchiuso nella camera degli ospiti, ormai diventata sua.

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora