capitolo 12

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La settimana passò in fretta: i lupetti crescevano e si facevano dispetti l'un l'altro mordendosi la piccola e pelosa coda, io continuavo a partecipare a gare clandestine e diventavo sempre più conosciuta all'interno del gruppo di criminali e Luke continuava a darmi un sacrosanto fastidio; ma c'era una cosa che non ho detto a nessuno: da qualche giorno, ovunque andassi, mi sentivo osservata. Avevo provato a guardarmi in torno, ma sono riuscita a vedere solo una volta di sfuggita un uomo vestito di nero correre via dal mio campo visivo. Da quel momento sto sempre più attenta, porto la pistola sempre con me e mi guardo intorno ogni volta che devo cambiare strada mentre cammino nel traffico del centro.

Alla mattina, come ogni volta, appena la sveglia suonò la presi e la spiaccicai al muro, rompendola. Ne dovrò comprare un'altra. Mi alzai di malavoglia portando con me al piano di sotto le lenzuola calde. Stava iniziando a fare freddo, e diventava sempre più difficile alzarsi dal comodo lettone senza avere la pelle d'oca per il distacco dal caldo amante.

Arrivata in cucina presi biscotti e the al limone che misi in una tazza e scaldai nel microonde. Mangiai sette biscotti e dopo aver finito di bere il the, tornai su e andai in bagno a lavarmi. Dopo aver sciacquato la faccia ed essermi lavata per bene i denti, incominciai a truccarmi con del correttore per delle leggere occhiaie e con una striscia di eyeliner con del mascara che applicai sulle mie lunghe ciglia.

Fatta la pipì tornai in camera, presi un jeans chiaro strappato, le superstar con le strisce nere e una maglietta corta bianca con scritto, in nero, "i hate everybody", che ci stava proprio bene per il mio malumore.

Salutai Queen e King che intanto giocavano sul mio letto disfatto con dei bacini e delle veloci coccole, gli preparai la colazione, presi la cartella preparata la sera prima, il telefono, le chiavi dell'auto e la mia Glock nera con altri due caricatori. Dopo aver preso tutto nascosi nella scarpa un coltellino e misi la pistola tra il pantalone e la maglia, abbastanza lunga dietro da coprirla.

Nascosi i caricatori in cartella e indossai il giubbotto in pelle che mimetizzava ancora di più la forma della pistola che con solo la maglietta traspariva.

Ore 7.57. Ritardo. Amen.

Con tutta la calma del mondo presi le chiavi dell'auto e mi avviai fuori di casa spegnendo tutte le luci, chiudendo poi a chiave la porta d'entrata.

Arrivai in garage e adocchiai subito la macchina della giornata: una Lamborghini reventón roadster. Con i soldi che guadagnavo dalle corse avevo messo su una bella collezione di auto parecchio potenti. Aprii il portone della proprietà, salii in macchina e partii a tutta velocità verso scuola.

Il percorso casa-scuola non era molto lungo, ma alla velocità a cui andavo ci misi veramente poco.

Spensi l'auto, tirai fuori le chiavi dal nottolino e sistemai meglio la pistola che nel frattempo era scivolata nel pantalone.

Presi la cartella, il telefono, le chiavi dell'auto e uscii dal veicolo, successivamente chiudendola a chiave.

Entrai nell'edificio scolastico dirigendomi verso la mia classe, entrando senza nemmeno bussare.

La professoressa di diritto mi guardò scocciata.

"Ma le buone maniere, McLauren?" Urlò lei allibita dal mio comportamento.

"Sono andate a farsi fottere, proffe!" Urlai io di rimando, appoggiando la cartella sul banco e nascondendo i due caricatori nelle grandi tasche del pantalone.

La classe scoppiò a ridere.

"Ma come ti permetti! Fila subito in presidenza, maleducata!" Gesticolò lei.

"Certamente. Ora ci vado" risi uscendo.

Varcai la soglia della porta e incominciai a fare il giro della scuola, prendendo parole dai bidelli perché avrei dovuto essere in classe.

Suonò il cambio ora e tutti gli alunni uscirono dalle rispettive classi, quando si udì il rumore di uno sparo che ruppe il vetro di fianco a me.

Mi girai di fretta tirando fuori la mia pistola, mentre tutti i ragazzi si rifugiarono nelle loro classi urlando, guardando verso il corridoio ormai libero da anima viva. C'eravamo solo io e l'uomo incappucciato.

Era l'ora dei conti.

*Note autrice*

Hei ragazzi. Scusate il ritardo del capitolo, ma ho ancora il computer rotto.

Ribadisco che ho fatto il gruppo WhatsApp, contattatemi in privato se volete entrare.
Detto ciò, ecco il capitolo numero 11.
Spero che vi piaccia e niente,

Baci, lety♥

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora