capitolo 19

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La lotta ebbe inizio come molti dei combattimenti che avevo avuto a scuola.
Balle.
Lucas stava cercando di studiare i miei movimenti saltellando avanti e indietro sulle sue gambe come un coglione, mentre io, nell'edificio scolastico, avrei già preso a calci parti sensibili e poco consigliate da colpire.

- ti muovi o vuoi che facciamo notte, Lucas? - parlai spazientita dal suo balletto altamente snervante e stupido

- puoi farla tu la prima mossa se ci tieni, piccola- usò un tono di voce sfacciato ma dolce, sussurrato quasi

- chi fa il primo passo è sempre stato l'uomo. Che c'è? Hai una crisi di identità? Non sai più di che sesso sei, tesoro? - lo presi in giro, ridacchiando

- lo sai meglio di me di che sesso sono io, Ally- mi guardò sorridendo

Che sia chiaro, io e lui non abbiamo e né faremo mai niente insieme, solo che essendo una coppia di amici di lunga data, spesso ci sfuggivano parole non proprio sante, rivolte l'uno verso l'altro. Tanto per prenderci in giro, ecco.
Era un stuzzicaci l'un l'altro amichevolmente, ridendo e dandoci dei deficienti da soli.

- dai tesoro, tra poco vorrei andare a casa a dormire. Ti scongiuro. Oppure domani a scuola sarò uno zombie, Lu. -
- come vuole lei, mia signora- controbatte lui, avanzando verso di me.

Mi raggiunse in poco tempo, cercando di buttarmi a terra con un misero sgambetto per non farmi male.
Prontamente saltai l'ostacolo, sganciando un pugno nello stomaco del ragazzo, facendolo grugnire dal dolore. Si destabilizzò per poco tempo, prima di recuperare terreno e buttarsi su di me per cercare di colpirmi il ginocchio per farmi cadere.
Riuscì a liberare il ginocchio dalle sue grinfie, ma lui mi prese il braccio destro e lo portò dietro il mio corpo facendomi migliorare per il dolore della sua presa ferrea.
Fece in modo che i nostri corpi aderissero perfettamente l'uno all'altra, sussurrandomi all'orecchio

- sei ancora in grado di ridere, piccola? -

- si, tesoro. Fidati di me. - grugnì dolorante, mentre mi aveva ancora in pugno.
Quando finii di pronunciare quelle parole, portai la testa all'indietro, facendola violentemente sbattere contro il suo naso, ma non abbastanza da romperglielo.

Insomma, era pur sempre il mio migliore amico e io gli volevo bene anche se mi aveva mentito per tanto tempo.

Lucas indietreggiò tenendosi il naso per fermare l'emorragia, mentre io presi la rincorsa e mi buttai poco elegantemente sul suo corpo, colpendo prima lo stinco per farlo cadere a terra.
Mi misi a cavalcioni su di lui, che intanto misi a pancia in giù, e presi il suo braccio sinistro - visto che con quello destro cercava di fermare il fiume di sangue che fuoriusciva dal naso- e ripetei la stessa sua mossa, mettendolo KO.

- perché mi stai facendo vincere, Lucas? - sussurrai spiegandomi sul suo orecchio.

- perché non metterò mai le mani addosso ad una ragazza, soprattutto su di te, splendore californiano. - disse dolcemente, sorridendo.

Per tutto questo tempo la folla urlava e beveva come se non ci fosse un domani, mentre Queen e King se ne stavano nell'angolino, ringhiando alle persone che cercavano di trovargli morbido pelo da cucciolo e fremendo dalla voglia di salvare la loro padrona dall'attacco di un ragazzo più muscoloso e alto di lei.

Per me e Lucas era come se fossimo in una bolla, ero concentrata su di lui, non vedevo nessun'altra persona.

- Dimenticati che sono la tua migliore amica e che sono una figa assurda, se vuoi veramente che io non entri nella tua gang, colpiscimi. Abbi le palle di farlo Lucas. Voglio che combatti per quello che vuoi veramente. - parlai con freddezza. Volevo che capisse le mie parole, volevo che sfidasse i suoi princìpi e mi dimostrasse quanto tenesse a me anche se non proprio in modo affettuoso e classicamente romantico.

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora