capitolo 4

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La gara era iniziata, la ragazza con quel vestitino corto e succinto aveva buttato a terra un pezzo di stoffa rossa.

Accelerai, non troppo però, solo alla fine avrei fatto mangiare la polvere a John il puttaniere.

- Dai piccola, ancora un po' di pazienza e poi facciamo alzare la polvere - parlai all'auto, lo so, ero strana.

John era a massimo sette, otto metri da me, lui in prima ed io in seconda posizione.

Arrivò una curva stretta ma che non diede problemi, la superai come niente.

Mi avvicinai sempre più all'auto di Josh, quasi a stargli attaccata al culo del veicolo.

Piano piano cercai di arrivare al suo pari, il traguardo era molto vicino, lo vedevo, ed io avevo solo la terza marcia ingranata, misi la quarta ed accelerai, superando di poco il biondo che mi era ancora alle costole, mentre l'arrivo era a massimo cento metri di distanza. Sentivo le urla delle persone, ed allora a quel punto, misi la quinta, sfrecciando e dilungando la distanza tra me e l'auto di Josh.

Passai l'arrivo con un testa-coda, accompagnata dalle urla e dai fischi di persone a me sconosciute. Parcheggiai l'auto e scesi, trovandomi puntati tutti gli occhi addosso.

Mi avvicinai alla gente che intanto accoglieva il resto dei partecipanti. Raggiunsi il tipo delle iscrizioni, vedendo con grande gioia che il vecchio era con la testa fasciata, al suo fianco.

- Amico, ho vinto, voglio i miei soldi- dissi duramente, volevo andarmene, l'indomani avrei avuto scuola, ma più che altro volevo andare a casa.

Prima di acciuffare i bastardi che avevano ucciso mio padre, dovevo farmi un nome, vedere come giravano quei tre tipi, seguirli e vedere come si comportavano.

- ragazzina hai battuto il campione, o meglio dire l'ex-campione- disse il giovane.

- Ho capito, ora voglio i miei 70.000$, subito- gli intimai con voce severa

Lui prese un paio di valigette nere in cuoio blindate.

- Eccole ragazza, ci sono tutti i tuoi soldi- disse

Aprii le valigette nere sul tavolo e mi ci vollero pochi minuti per verificare che mancavano 5.000$.

- Brutti stronzi, mancano dei soldi! - urlai in preda alla rabbia, tirando fuori la pistola.

Josh e gli altri ragazzi fecero un passo indietro, cazzo mica mangio!

- Li voglio subito! - sparai un colpo in aria, ordinando.

Un uomo sui trent'anni si avvicinò a me, con alla mano un'altra valigetta, più piccola però.

- E-ecco gli altri 5.000$- lo sconosciuto parlò.

- Vi conviene non fare più scherzi, oppure uccido qualcuno, a partire dai più che mi stanno sulle palle, vero vecchio? - dissi girandomi verso il nonnino, con espressione dura ed impassibile.

- O-okay - tutti dissero in coro.

Amici, per essere dei gangster pericolosi, siete dei pappamolle! Mi sembra di essere una maestra d'asilo.

Scesi dal tavolo in cui mi ero seduta e presi le tre valigette, dopo aver controllato per l'ultima volta il bottino.

Mi allontanai dal luogo della gara, dirigendomi verso la mia Ferrari nera lucida.

- Il mio nome è Ally, e devo dirvi solo una cosa: abbiate paura di me, e poi chi gioca con il fuoco, prima o poi si scotta, vero John? Alla prossima, ragazzi! - urlai talmente forte che avranno sentito anche in Africa, prima di puntare la pistola in aria e sparare un colpo, così, senza meta o ragione, solo per il gusto di farlo.

Salii sulla mia auto, si erano fatte le cinque, avrei avuto massimo mezz'ora per riposare arrivata a casa, poi sarei dovuta andare a scuola, merda.

Accesi il motore della mia bambola nera lucido e diedi a tutto gas, dirigendomi verso casa.

Una volta arrivata parcheggiai l'auto in un garage che era sotto la casa ed entrai nella mia villa, sentendo un silenzio straziante.

Salii le scale, andai verso la mia camera e chiusi gli occhi, senza neanche cambiarmi gli abiti.

Verso le 7.30 mi alzai, presi l'intimo e andai in doccia, mi spogliai, entrai e mi lavai corpo e capelli.

Uscii dal bagno con i capelli precedentemente asciugati grazie al phone, con l'intimo addosso e con la pelle d'oca per il freddo.

Aprii le ante dell'armadio, presi dei leggings neri e una maglietta corta che arrivava all'incirca all'altezza ombelico, rigorosamente nera con la scritta "Vans" e indossai le converse bianche.

Scesi le scale e mi diressi in cucina, dove come al solito, mangiai tre toast.

Andai in bagno e lavai mani, denti e faccia, per poi pettinarmi i capelli in una treccia a lisca di pesce.

Passai a gli occhi, mettendo correttore e fondotinta per le occhiaie dovute per il poco riposo, poi presi l'eyeliner per applicarlo e mascara.

Raccattai in giro per casa cartella, telefono, giacca e chiavi di casa e uscendo chiusi quest'ultima a chiave e mi avviai verso scuola, con quarantacinque minuti di ritardo.----------------------------------------------

Spazio autrice.

Scusate se non è il massimo, per gli orrori e per tutto

Che ne pensate fino ad ora? Cosa succederà secondo voi nel prossimo capitolo?

Baci, Lety❤

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora