capitolo 9

5.7K 209 6
                                    

Ero sul bordo del precipizio.

O cadevo e morivo, o combattevo e probabilmente, morivo. Molta scelta.

Guardai giù: non riuscivo a vedere il fondo del burrone, c'era troppa nebbia e ciò mi limitava la possibilità di vedere quanto fosse profonda.

- o cadi o combatti, Ally- disse quella voce.

Veramente volevo buttarmi? No. Volevo combattere per vivere? Forse sì.

Volevo trovare gli assassini di mio padre? Già trovati. Volevo ucciderli io stessa? Assolutamente sì.

La persona misteriosa era a pochi metri da me, non avevo molta via di scampo. La raggiunsi in tre falcate e le tirai un sinistro e successivamente un destro, mentre quell'altro, per la sorpresa, cadde all'indietro.

Dopo due minuti si riprese, alzandosi.

Mentre si stava rimettendo in piedi, gli diedi un calcio tra gamba e fianco, facendolo cadere.

-chi ti ha mandato qui? - gli chiesi.

*poco prima*

Stavo passeggiando al parco. Mi sentivo osservata, ma non avevo paura: avevo la pistola nascosta al fianco destro; la tenevo per sicurezza, la zona era famosa per brutti incontri e lo spaccio.

Dopo che mi inoltrai maggiormente nel verde, venni bloccata da una presa forte, sbattuta poi all'albero, tenuta ferma ai polsi con le mani dell'aggressore e faceva fatica a tenermi le gambe ferme.

Cercai di divincolarmi, tirai una ginocchiata nello stomaco e una gomitata all'altezza trachea, facendolo retrocedere in cerca di ossigeno.

*Fine flashback*

- probabilmente qualcuno. Forse lo so, forse non lo so. - bleffò l'uomo.

-okay spiritoso, partiamo con il capire chi sei- dissi, levandogli il passamontagna che copriva il suo volto.

Davanti a me si presentò un ragazzo sui ventisei anni, piuttosto carino. Ma non era quello il punto; voleva uccidermi.

- parla ragazzo, o sparo- lo minacciai, scoprendo il fianco per tirare fuori la glock.

- Puh, sta attenta, piccola, non si gioca con la pistola. Ma se vuoi ti faccio giocare con la mia, piccola- disse ammiccando.

- amico, non fai ridere nessuno- gli risposi, sparandogli al ginocchio destro, rivedendo solo delle notevoli imprecazioni e qualche urlo da parte sua.

-ora, o mi dici chi ti ha assunto per uccidermi, o inizio a spararti partendo dalle caviglie, passando al ginocchio buono, poi ai reni, gomiti, spalle e poi ti lascio morire dissanguato, se non sei già morto prima. Intesi? - parlai con tono minaccioso.

- o-okay... Ho ricevuto l'ordine dai piani alti. Il compito era semplice e veloce, dovevo ucciderti senza lasciare tracce, ovviamente. - parlò velocemente, impaurito e dolorante.

- voglio un nome. Adesso! - urlai sulla sua faccia.

- non posso dartelo, o mi uccideranno! - pianse.

- ti ucciderò io, prima ancora di quanto tu possa immaginare- sparai alla gamba buona del ragazzo, facendolo urlare ancora.

-ora giochiamo a modo mio, okay? Ti farò una sola domanda, con due possibilità: o rispondi, o ti sparo. Tocca a te decidere. Vivere o morire- mi avvicinai minacciosa.

-iniziamo: nome-

- mi c-chiamo James- parlò con difficoltà, annaspando. Il dolore era insopportabile.

- da chi sei stato assoldato? Voglio il nome, ora- puntai la pistola alla tempia del ragazzo.

- non so il suo nome, ma lo chiamano 'drago nero'. - ammise, piagnucolando per la sofferenza.

- risposta sbagliata; volevo il nome. Hai visto troppo. Dì ciao ciao, caro James! - sussurrai al suo orecchio, causandogli un brivido che percosse la sua colonna vertebrale.

Tolsi la sicura dalla glock e sparai un veloce e indolore colpo al cuore, senza causargli altra sofferenza. Sapevo perfettamente che non gli avrebbero mai detto il nome di chi l'ha assoldato, ma aveva visto e parlato troppo per i miei raffinati e ribelli gusti.

Presi il cadavere e lo buttai giù, negli abissi del burrone. Distrussi e modificai tutte le prove presenti nel luogo. Avevo buttato giù nel precipizio anche il suo telefono e il coltello che mi aveva puntato contro.

Non sarebbero mai risaliti a me, la povera ragazza orfana che vuole fare la cantante per vivere.

Nessuno saprà mai che lì era stato commesso un omicidio. Nessuno saprà mai chi sono io fuori dalle gare, nella vita privata.

Nessuno deve saperlo o scoprirlo; questa persona finirebbe nei guai.

Mi lavai le mani con l'acqua della fontanella lì vicina e tornai velocemente a casa, con la mano sul fianco sopra alla pistola pronta per iniziare uno scontro a fuoco.

Mi volevano morta? Dovevano combattere e passare sul mio cadavere, letteralmente.

*spazio autrice*
Ho scritto le prime due cavolate che avevo in mente. Scusate se è venuto brutto o boh.
#19 in azione, grazie, cavolo! (ragazza che si trattiene dal dire parolacce per sembrare carina e gentile). {Stamattina, ora siamo #25°}
Siete i migliori, grazie di cuore😘

Baci, lety❤

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora