capitolo 23

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Nemmeno il tempo di darmi una risposta che una persona dietro di me mi puntò un coltello alla gola.

- Ma chi abbiamo qui, Luke? La fidanzatina? - disse ad alza voce, infilzando la punta dell'arma nella mia pelle senza farne uscire sangue.

Luke si agitò sul posto, cercando di liberarsi dalle corde che lo tenevano stretto al pezzo di legno che avrei dovuto buttare via già tempo fa.

- chi sei? - domandai a testa dritta

- il peggior incubo di Luke. Non te ne ha parlato? -

- sei il produttore di pancake preferito del biondo che ha deciso di chiudere la produzione? Sarebbe veramente la fine del mondo per lui- domandai ironicamente.

Luke mi aveva raccontato della sua dipendenza da quel dolce e di sicuro quello sarebbe stato un serio problema per lui.

L'uomo affondò ancora di più in coltello in me, senza mai tagliarmi.

- non fare la spiritosa con me, ragazzina. - sussurrò minaccioso

- non mi dare stupidi soprannomi, razza di uomo erectus che di ereto non avrà mai niente oltre alla colonna vertebrale. - risi io.

Avevo un senso dell'umorismo unico quando ero in pericolo.

Con una forte spinta mi buttò a terra, facendomi sbattere la testa sul duro marmo del pavimento. Mugolai di dolore per la botta presa e sentì lo sconosciuto liberare la bocca di Luke dal pezzo di stoffa grazie agli urli di questo, soffocati dalle minacce del vecchio. Questo iniziò a prendere a pugni il mio amico ogni volta che provava a parlarmi, a cercare di sapere come stessi. Allora cercai di focalizzare l'attenzione su di me.

- stupido esemplare di fenicottero senza palle- dissi ad alta voce, avendo la totale attenzione di entrambi.

Luke aveva paura, l'uomo trasmetteva rabbia e nervosismo.

- cos'hai detto? Ridillo, se hai coraggio. - sussurrò a pochi centimetri dalla mia faccia

- stupido esemplare di fenicottero senza palle. Devo farti pure lo spelling o ci arrivi? - sussurrai sorridendo sfacciata.

In pochi secondi l'uomo mi prese per il collo e sbattendomi contro il muro fece aumentare il mio mal di testa già presente.

- avrai esattamente tutti i traumi cranici che io in questo momento da viva ho, quanti ne avrai tu il momento in cui ti ucciderò con le mie stesse mani. Magari ti sbatterò un paio di volte in più la testa sul tavolo, però. - mormorai a fatica per colpa della mano che mi stava soffocando.

- LASCIALA IMMEDIATAMENTE! - urlò Luke per la quinta volta, dimenandosi e cercando di liberarsi.

L'uomo fece ancora più forza sul mio collo, facendomi boccheggiare in cerca di ossigeno. Con tutte le poche forze che mi erano rimaste in corpo cercai di colpirlo con le gambe, ma le intrappolò ancora prima di farmi sganciare un calcio.

Ogni secondo che passava vedevo sempre più sfuocato, guardai attentamente Luke come per dargli istruzioni e poco dopo sussurrai all'aggressore.

- sai che non si mettono le mani addosso ad una donna? -

Luke's pov.

Non sapevo che fare. Con quella cazzo di bocca doveva sempre dire quello che pensava.

Avrei tanto voluto liberarmi e riempire di botte quello stronzo che la stava soffocando, ma mi ricordai di essere legato alla sedia quando provai ad alzarmi, cadendo malamente su quest'ultima facendomi male anche al polpaccio.

Cercai lo sguardo di Ally in segno di speranza, di sopravvivenza. Lei ricambiò il mio sguardo con uno dalle mille parole.

Dio Ally, sei un genio. Ieri sera mi accorsi della pistola che aveva tirato fuori dal comodino di fianco al letto. Lentamente mi avvicinai al pezzo di legno pregiato cercando di fare meno rumore possibile. Avendo le mani legate dietro mi fu abbastanza difficile aprire il cassetto, ma una volta fatto ci trovai la calibro 9 e un coltellino da lancio. Presi entrambi e con l'aiuto della lama in velocità tagliai le corde, liberandomi del tutto.

Ally ne se accorse, e allora sussurrò

- sai che non si mettono le mani addosso ad una donna? - sorrise

- ah no? E perché, principessa? - rise l'uomo

- perché solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande. Solo un essere vivente che si rifiuta, lo fa. La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di qualcosa, ma soltanto distruggitrice. - parlai sorridendo in conforto ad Ally, togliendo la sicura della sua pistola e puntandola alla figura muscolosa che stava piano pianino uccidendo la ragazza ribelle. Perché lei lo era; una ragazza controcorrente, andava contro le regole fregandosene delle conseguenze, amava divertirsi senza preoccuparsi di come sarebbe andata a finire perché sapeva che sarebbe stata sempre in perfetta forma e sobria per provocare qualcuno e iniziare una rissa che sarebbe finita con la sua solita vittoria. Perché lei era così, e così volevo che fosse. Non doveva cambiare per nessuno, non voleva cambiare, lei. E tutto questo lo capii questa notte, mentre fingevo di dormire per poi sentire le sue morbide labbra posarsi sulla mia guancia, seguite dal suo dolce saluto. Sotto la sua forte corazza c'era come sempre un cuore spinato, impietrito dal giorno della sua prima morte.

- lasciala andare. - mi avvicinai ai due, puntando l'arma all'uomo.

- metti giù la pistola, Smith, o la uccido! - mollò e rafforzò subito la presa ferrea che aveva sul collo di Ally.

- peccato, perché quando lei sarà morta tu sarai già sotto tre metri di terra da molto tempo per poter fare il discorso pietroso insieme alla gente della sua vita. - detto questo, gli sparai dritto sulla spalla per fargli mollare la presa al collo e poi sulla mano per far cadere il coltello a terra.

Ally cadde a terra, sfinita e in cerca di ossigeno. Boccheggiava disperata e lasciai l'uomo per correre da lei, bisognosa d'aiuto.

- stai calma, è tutto finito. Respira con calma. - le accarezzai la schiena con movimenti circolari. I suoi muscoli al passaggio della mia mano si rilassavano e mi piaceva l'effetto che avevo su di lei.

- grazie per avermi salvato la vita. Sono in debito con te. -

Dopo pochi minuti sentì dei movimenti dietro di me, ma ero troppo preso dalla ragazza dagli occhi azzurri che non mi accorsi che aveva impugnato l'arma e sparava a mister muscolo, facendolo cadere a pochi centimetri da me. Il coltello d'acciaio mi volò d'avanti, segno che l'uomo aveva provato ad attaccarmi.

- ora, Luke, siamo pari. - sorrise lei, prima di alzarsi.

Cenammo con l'ormai cibo freddo che Ally aveva appoggiato poco prima dell'aggressione sul tavolo da studio che aveva in camera, per poi lavarci ed andare a dormire, seguiti perennemente dai lupi che poco prima fecero irruzione in camera da letto preoccupati dalle urla. Se solo non avesse chiuso la porta a chiave, non avremmo nemmeno dovuto sbarazzarci del corpo, l'avrebbero fatto a brandelli per poi vomitare tutto sul ciglio della strada. Ne sarebbero stati capaci, così mi aveva detto la ragazza.

Ally's pov.

Dopo questa dura e lunga serata ci mettemmo a letto, sfiniti più che mai.

Queen e King si distesero sul tappeto che avevo messo nel centro della stanza, per assicurarsi che nessun delinquente entrasse in camera o in casa.

- scusa, è stata colpa mia. - sussurrò Luke sui miei capelli.

- che cosa dici, non c'entri niente, tu. - lo guarda negli occhi, girandomi verso di lui.

- sì, invece. Se non fossi venuto qui lui non sarebbe venuto da te e non ti avrà..- lo ferma subito

- se non fossi venuto, saresti morto, Luke. - lo guardai attentamente

- beh, avrebbe fatto lo stesso. - sospirò

- non per me. Buonanotte, Luke. - sorrisi accoccolandomi sul suo petto, mentre lui incastrò le nostre gambe tra di loro.

- buonanotte, Ally. - sussurrò lui. Sentì l'ombra di un sorriso comparire sul suo volto.

Perché il mio nome detto da lui suonava mille volte più bello?




la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora