capitolo 20

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Una figura oscurata dell'assenza della luce era appostata sugli scalini di casa mia.

Chi era?
Cosa voleva?

Camminai lentamente verso la persona, con Queen e King che erano avanti di un passo da me.

Dal retro dei miei pantaloni estrassi la calibro 9 che avevo precedentemente preso dal cruscotto dell'auto prima di scendere.

Tolsi la sicura e la misi davanti a me.

Mi avvicinai maggiormente alla persona, dicendo in modo minaccioso

- chi sei tu? -

Questa si girò verso di me, capendo di avere lupi sguinzagliati e pistola contro.
Alzò le mani in segno di arresa

- Ally cara, sono io. - una voce familiare pronunciò quelle parole.

Arrivai a pochi metri dalla figura, capendo a chi appartenesse. abbassai l'arma e la misi nella fondina.

- cosa ci fai qua, Luke? Ma che diavolo ti è successo? - urlai spaventata.

Il suo volto era ricoperto da tagli e sangue secco, i vestiti erano sporchi di terra e alcuni squarci rompevano i tessuti.

- Mi hanno assalito. Una banda di circa cinque ragazzi. Non li ho visti in faccia perché avevano il volto coperto dal passamontagna. Ti prego Ally, entriamo in casa prima che mi trovino. Sono riuscito a scappare. - mi disse velocemente, tentando di alzarsi.

E fu in quell'istante che lo vidi.

Il proiettile di una pistola era impiantato nelle carni del ragazzo. Dal suo polpaccio scendevano fiumi di sangue, il pantalone da bianco panna era diventato rosso intenso

- Cazzo, sei ferito! Andiamo dentro, ti devo togliere il proiettile prima che faccia infezione. - velocemente aprii la porta di casa, facendo entrare i lupetti e prendendo Luke dal braccio e dal fianco, alzandolo in piedi e portandolo fino in camera mia con l'aiuto dell'ascensore che ringrazio mio padre per averlo fatto costruire durante la gravidanza di mia madre per evitare di farle fare troppe scale.

L'appoggiai delicatamente sul mio letto, correndo poi verso il bagno per prendere la garza sterile, pinze, cerotti di sutura estetici (che avevo perché mi ero già tagliata sul viso e quindi ne ho fatto scorta) e disinfettante.

Ritornai dal ragazzo sul letto, trovandolo con i due animali che cercavano di tenerlo sveglio, giocandoci e facendolo ridere per le facce buffe.

- Raccontami tutto, Luke. Ci vorrà un po' di tempo qua. - mi sedetti al suo fianco per essere comoda.

Tolsi le scarpe e il giubbotto, restando così in reggiseno sportivo e pantaloni vecchi della tuta.

Aspettando l'inizio del racconto lanciai il tutto in un posto indefinito della stanza per poi ritornare al wc e lavarmi accuratamente le mani con il sapone e del disinfettante.

- Stavo facendo il solito giro del quartiere con lo skateboard. Ad un tratto vidi arrivare cinque moto che mi sgommarono davanti. Per poco non mi buttavano sotto. I ragazzi mi presero per la maglia e mi buttarono a terra. Nemmeno il tempo di parlare che iniziarono a tirarmi calci e pugni. Dicevano "sta lontano dalla nostra zona, Smith!" lo urlavano, Ally. Continuarono così finché una macchina ci sfrecciò davanti. Per fortuna loro si distrassero e riuscii a scappare. Purtroppo uno di loro se ne accorse e mi colpì alla gamba. Caddi a terra ma mi rialzai. Mi inseguivano, sentivo i loro passi dietro di me, ma comunque li seminai. Non so perché, ma eccomi qui, da te. Mi sento più al sicuro se sono con te. - concluse il racconto. Ad ogni frase annaspava in cerca di ossigeno. Stava perdendo sangue dalla ferita principale e questo lo rendeva debole.

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora