capitolo 22

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*buona festa della donna a tutte le splendide ragazze che vivono e combattono ogni giorno per le proprie idee e per i loro obbiettivi. Questo capitolo è dedicato a voi*

Mi svegliai di soprassalto colta da un incubo senza fine.

Ero sudata, tachicardica e molto agitata. Non ne capii il motivo, ma pochi secondi dopo mi calmai, venendo avvolta da due muscolose braccia che mi facevano sentire la loro presenza.

- Stai tranquilla, sei al sicuro Ally. - sussurrò Luke al mio orecchio con voce roca dal sonno, mentre mi stringeva ancora di più al suo corpo, aderendone perfettamente al mio.

- C-che è successo? - gli domandai, tremando ancora per la paura.

L'avevo svegliato io?

- stavamo dormendo e hai iniziato a muoverti e agitarti, non capivo cosa avessi. Ho provato a svegliarti ma tu continuavi a muoverti e rigirarti sul letto. Eri come impossessata dal Diavolo. Per fortuna adesso ti sei svegliata. - parlò in un sussurro.

- scusami per averti svegliato, Luke. - respirai a fondo, cercando di rimuovere dal mio cervello le immagini del mio incubo.

- cos'avevi, Ally? - si interessò, vedendomi con lo sguardo perso.

- sono un brutto sogno, tutto qui. - emisi un sospiro straziato per tutte le notti che non dormivo per colpa di questo sogno angoscioso.

- vuoi raccontarmelo? - si interessò, mettendosi meglio in modo da guardarmi negli occhi.

- è una sciocchezza, Luke. Stai tranquillo. -

- non lo è. Vedevo come ti muovevi. Ripetevi un nome. Non so chi sia questa Emily, ma di certo non credo che sia la vicina che non ti porta fuori l'immondizia o che il week-end ti porta un pezzo di dolce fatto in casa. Ora dimmi, cosa ti impedisce di dormire la notte? -

- rivivo i momenti della morte di mia sorella minore. Emily quando l'hanno uccisa aveva cinque anni, solo cinque, capisci!? Aveva ancora una vita davanti, perché lei? Perché non io?!- iniziai a raccontargli di quelle volte che mi svegliavo la notte e scappavo in spiaggia, piangendo istericamente e facendomi collare dalle potenti braccia del biondo che si era appoggiato alla testiera del letto e mi aveva presa come una bambina, mettendomi tra il suo corpo e stringendomi a sé, come se da un momento all'altro scappassi da lui che mi faceva sentire stranamente bene.

- quindi il nostro primo incontro è stato causato da questo incubo? - mi chiese lui

- si, biondino. - sorrisi debolmente.

- diciamo che almeno per una volta è stato una cosa positiva, non credi? - mi guardò negli occhi, puntando il suo verde smeraldo contro il mio azzurro spento dal dolore, creando in me una sensazione mai provata prima.

- perché, scusa? -

- beh, se non ci fossimo incontrati e non ti avessi fatta cadere, tu ora non saresti tra le mie braccia, non starei respirando il tuo dolce profumo e sarei da una ragazza qualsiasi a fare cose che se solo le nominassi mi toglieresti brutalmente un occhio e l'altro. -

- il mio dolce profumo, Luke? Stai diventando dolce, per caso? - risi prendendolo in giro

- ma chi? Io? Cosa dici, pazzoide. Ora dormi, sei stanca e spari cazzate. - si difese lui

- quello che dice cazzate sei tu, caro Luke. Ora dormi, anche se domani non si va a scuola. -

- ma domani è venerdì, c'è. -

- lo so, ma non mi va di lasciarti da solo. Potrebbero tornare i tipi e farti fuori. Non voglio che mi si macchino le pareti o il pavimento del tuo sangue, non saprei di che colore rifare l'arredamento. - sorrisi sfacciata.

- ma dillo che vuoi stare con me, McLauren. Non essere timida con me, piccola. -

- ti spacco l'osso del collo se dici un'altra cosa del genere, ora ritorna a dormire, stupido. - risi minacciandolo.

Lui rise con me, facendomi stendere ancora più vicina al suo corpo di prima.

Poco dopo, quando sentì il suo respiro regolare, mi girai verso di lui e gli baciai la guancia

- buonanotte, Luke. -

Un dolce profumo di caffè mi risvegliò dal mio profondo sonno. Tastai l'altra metà del letto e capii che Luke non c'era.

Prima che andassi nel panico, il bisogno di caffè si fece spazio nel mio corpo.

Mi alzai piano pianino, evitando giramenti di testa. Ne ero molto soggetta ultimamente.

Camminai lentamente verso il piano inferiore cecando contemporaneamente il caffè e Luke.

Arrivata in cucina trovai entrambi. Il biondo stava facendo dello splendido liquido marrone e dei fantastici pancake. Luke era di spalle, con solo i boxer addosso, come l'avevo lasciato quando l'avevo medicato. Non si accorse di me e allora lo colsi di sorpresa

- che cosa cavolo ci fai in piedi, Luke! - urlai.

Lui dallo spavento fece volare la spatola con cui stava facendo girare l'impasto e fece un urletto poco virile che mi fece a dir poco piegare in due dalle risate.

- ma ti sembra il modo, Ally? - mi urlò contro, minacciandomi con l'aggeggio che aveva raccolto da terra a fatica per colpa della gamba mal ridotta.

- punto uno: assolutamente sì. Punto due: cosa ci fai in piedi? -

- volevo preparare la colazione. Ho preso le stampelle che mi hai messo ieri sera vicino al letto e sono sceso. Ecco. - mi sorrise- comunque buongiorno. -

- si, buongiorno. Quando però ti verranno i crampi al polpaccio perché non fai riposare la gamba, ti mando a fare una maratona, sappilo. -

- si, va bene. Ora mangia, cicciona! - rise passandomi una tazza fumante di caffè e un piatto con sopra dei pancake con fragole e frutti di bosco sopra.

- tu mi vuoi uccidere! - sorrisi al piatto che avevo difronte.

- magari potessi, ma non saprei dove nascondere il cadavere. La zona è piena- sorrise

- lo so. - gli sorrisi anch'io, iniziando a mangiare la colazione insieme a lui, parlando e ridendo come vecchi amici d'infanzia.

dieci minuti più tardi si svegliarono anche Queen e King chiedendo coccole, attenzioni e cibo.

Dopo averli viziati per bene accompagnai il ragazzo in camera sotto mia stretta richiesta.

La giornata passò velocemente come una comune. Luke rompeva perché voleva andarsene da camera mia, i lupi nel giardino che dava sulla strada spaventavano passanti e turisti apposta, facendomi ridere per gli urli acuti lanciati da ogni persona a dir poco terrorizzata che scappava lontano dai due.

Verso le sette e mezza di sera salì in camera mia per portare la cena al pover'uomo, ma quello che vidi mi fece gelare il sangue.

Luke era legato ad una sedia, imbavagliato e i suoi occhi esprimevano terrore.

Che stava succedendo?


*spazio autrice*

eccomi tornata. questo è lo speciale per la festa della donna. 

tra pochi minuti posterò la seconda parte, ovvero il continuo oppure sarebbe stato un capitolo da 2100 parole e mi sembrava piuttosto esagerato. 

grazie per aver letto il capitolo, votate, commentate e ditemi cosa vi sembra.

scusatemi per i probabili errori, appena posso provvederò a correggerli.

baci, lety♥

la ragazza ribelle|| Letizia VenturiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora