Capitolo cinque.

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«Fino in fondo devi andare, il petto deve sfiorare la sabbia.» Imprecai mentalmente durante le flessioni. Quella mattina era più rompipalle del solito. Non gli andava bene niente, e probabilmente era perché ero stanco date le sole quattro ore e mezzo di sonno. Finii la sessione di flessioni e mi alzai, respirando profondamente.

Mi squadrò e sospirò. «Va bene dai, per oggi l'allenamento finisce qui. Sei uno straccio.»

«Sai com'è, qualcuno non ha voluto spostare l'orario degli allenamenti..» Replicai, sbuffando.

«Da domani lo facciamo alle 11, va bene rompipalle? » Annuii, sospirando di sollievo. Finalmente mi aveva ascoltato.

«Ora che fai?» Chiesi quando stava per salire sulla moto. Si bloccò e mi guardò corrugando la fronte, con aria superiore.

«Non sono affari tuoi.» Dio, era sempre più antipatico.

«Potremmo..andare a fare colazione al bar?» Alzò un sopracciglio e successivamente scoppiò a ridere. Che avevo detto di male?

«Senti. Non so nemmeno io perché sto facendo tutto questo, probabilmente è perché sono troppo generoso. Mi basta già vederti agli allenamenti e al lavoro, non esageriamo. Chiaro il concetto?» Mi schernì, sorridendo a labbra chiuse.

Mi schiarii la voce ed annuii, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe di ginnastica, rovinate. Salì sulla moto e partì velocemente.
Io cercavo in tutte le maniere di essere carino con lui, di provare un approccio diverso, ma ciò non serviva a nulla. Rimaneva sempre il solito stronzo antipatico acido del cazzo. L'attrazione fisica nei suoi confronti era tanta, ma per quel carattere di merda questa andava a scemare. Scossi la testa e salii anch'io sulla moto, tornando a casa.








Diede un ultima spinta, più forte delle altre, e venni. Subito dopo si sdraiò accanto al mio corpo, riprendendo fiato.

«Mi mancava tutto ciò, riccio.» Ridacchiai.

«Anche a me, decisamente.» Rise lui quella volta e sospirai. Avevo davvero bisogno di sfogarmi, dopo quella pessima mattinata. Nick si alzò dal letto, prese un asciugamano dal bagno e ripulì il mio stomaco. Gli sorrisi, ringraziandolo con lo sguardo, poi mi alzai anch'io ed iniziai a vestirmi.

«Harry?» Alzai lo sguardo verso di lui, mentre allacciavo i jeans e gli feci segno di continuare. Si morse il labbro inferiore. «Ma se uscissimo una sera? Io e te?»

Restai sorpreso da quell'offerta, infatti mi bloccai e rimasi a bocca aperta. Lui lo notò e sospirò. «Okay, se non vuoi va bene. Basta dirmelo.» Scosse le spalle e tornai nel mondo dei vivi.

«No, è che..io lavoro, di sera.» Mi guardò confuso. «Si, ieri finalmente ho trovato qualcosa. Serviva un pizzaiolo da Pizza's Art e..mi hanno preso.» Mi sorrise, realmente felice. Lui sapeva tutta la mia storia, dato che prima che diventassimo amici di letto eravamo veri e propri amici.

«La pizzeria il lunedì ha il giorno di chiusura. Non lo sai?» Scossi la testa.

«No, te l'ho detto..ieri sera è stato il mio primo giorno.» Annuì, e si avvicinò lentamente a me.

«Quindi questo lunedì ti va bene?» Eravamo talmente vicini che il suo naso sfiorò il mio. Annuii. «Bene. Ti vengo a prendere alle 20. Va bene per te?» Annuii nuovamente, e mi sorrise, lasciandomi poi un delicato bacio sulle labbra.

Mi scostai subito, ma il bacio già era terminato quindi non si accorse di nulla. Infilai frettolosamente la felpa e il cappotto, lo salutai e uscii da quella casa. Duranti il tragitto verso casa mi ritrovai a pensare a che cazzo era appena successo. Io e Nick, appuntamento. Perché era un appuntamento, giusto? Dio.

Ma lo volevo? No. Cioè, si. Okay, ero confuso. Non volevo che il nostro rapporto, malsano probabilmente, si trasformasse in qualcosa di più perché non volevo Nick in quel senso. Mi andava bene solo per sfogare i miei bisogni sessuali, poi ognuno per la sua strada. Gliel'avrei dovuto dire? Si, l'avrei fatto quel lunedì. Da un lato mi dispiaceva, perché iniziavo a capire che Nick stava provando qualcosa di più forte per me. In quel momento ne ebbi la piena conferma ripensando al suo non essere più aggressivo quando facevamo sesso -perché per me era solo quello- le sue carezze erano più gentili, dolci.

E inoltre, durante quei giorni in cui non ci sentivamo continuava a mandarmi messaggi chiedendomi come stessi. Messaggi a cui non avevo mai risposto. Ma non aveva detto nulla, e lo apprezzai perché non mi andava di dirgli "Non ho risposto perché non mi interessi se non per un paio d'ore di sesso." E poi mi aveva baciato. Fu solo uno sfioramento di labbra, ma era pur sempre qualcosa dato che le nostre labbra non si erano mai toccate.

Sospirai e scostai i capelli da un lato, aprendo la porta di casa ed entrando. «Sono a casa.» Urlai. Mamma sicuramente era al lavoro, e Gemma probabilmente era chiusa in camera sua a studiare. «Gem?»

Non ottenni risposta e scossi le spalle, appendendo il cappotto. Salii le scale e quando stavo per bussare alla porta della bionda, questa si aprì subito e ne uscì Niall. Niall?? Sgranai gli occhi notando il suo aspetto. Capelli disordinatissimi, scalzo, felpa messa al contrario, e la giacca poggiata malamente sulla spalla. Che cazzo stava succedendo?

«Ehi, Harry!» Mi sorrise, rosso in viso, schiarendosi poi la voce.

«Niall..che ci fai qui?»

«Io?» Annuii, confusamente. «Io..»

«Ti stava aspettando!» Gemma sbucò dalla porta, con un sorriso falsissimo e con i capelli altrettanto scompigliati. Almeno era vestita decentemente, anche se notai un segno violaceo sul suo collo, ma non mi soffermai più di tanto. Meglio così.

«Esatto! Ti..aspettavo perché..perché..ehm..per ieri, si! Per ciò che è successo ieri con Liam. Si, insomma..mi dispiace, ecco. E ci tenevo a..a dirtelo.» Annuì alle sue stesse parole, e notai anche la bionda annuire.

«Credete di potermi prendere per il culo?» Sgranarono entrambi gli occhi e cercai di non ridere.

«Eh? Ma di che parli, Harry?» Roteai gli occhi.

«Gemma, basta fingere. Non m'importa di chi ti porti a letto, solo..Niall, se la vedo piangere per colpa tua, considerati un uomo morto.» Gli puntai il dito contro e lo vidi sobbalzare, annuendo spaventato.

«E Dio, falle meno segni la prossima volta. Che sei, un cannibale?» Mia sorella si portò una mano davanti alla bocca, per trattenere le risate, mentre Niall stava letteralmente morendo dall'imbarazzo. Decisi di smetterla di sputtanarli ed entrai in camera mia, dove mi lasciai andare ad una risata fragorosa. Mia sorella e il mio migliore amico. Insieme. Assurdo.

Mi feci una doccia, e tornai in camera con solo un asciugamano intorno alla vita. Controllai il telefono e notai due nuovi messaggi. Aprii il primo.

Da: Liam.

Ehi, Harry. Volevo scusarmi per ciò che ti ho detto ieri mattina. Non avevo intenzione di sminuirti, ma voglio solo che tu apra gli occhi e non che non ti illuda. Richiamami, okay? Ti voglio bene.

Sospirai. In quel momento non mi andava di richiamarlo. Non ero incazzato con lui, ma avevo ancora l'amaro in bocca per quelle parole. Aprii il secondo messaggio.

Da: Nick.

Ho fatto una doccia e sento ancora il tuo odore addosso. Com'è possibile?

Sgranai gli occhi e sbuffai, bloccando il telefono senza rispondere a nessuno dei due messaggi. Lo poggiai sul comodino e iniziai a vestirmi. Erano le 19 e mezz'ora dopo sarei dovuto andare al lavoro. Ma non risposi solo per quel motivo. In realtà Nick iniziava a spaventarmi con quelle parole ambigue. Ormai era palese..provava qualcosa per me, ma non era ricambiato e quello gliel'avrei dovuto far capire il più presto possibile, prima che la situazione peggiorasse ulteriormente.


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