Capitolo quindici.

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Quella stessa sera vidi Louis di sfuggita perché era sabato ed il locale era pieno, così come le chiamate. Il telefono squillava incessantemente. Nina, colei che si occupava di rispondere a tutte quelle chiamate, riuscì a stento a parlare a fine serata.

Non avevo, dunque, potuto chiedere a Louis com'era andata con Zayn. Stavo morendo internamente dall'ansia, dalla preoccupazione e dalla curiosità. I nostri sguardi, inoltre, non s'incrociarono un secondo e quindi non avevo nemmeno potuto captare qualcosa dal suo sguardo.

Ma la serata era finita, fortunatamente. Subito dopo aver pulito per bene il bancone, andai nell'ufficio ma lo trovai buio. Di Louis nemmeno l'ombra. Corrugai la fronte e andai nella sala principale. Nulla, nemmeno lì c'era. Respirai profondamente. Non poteva essersene andato..quindi si stava nascondendo? Non voleva parlarmi o vedermi? Era andata male o bene? D'un tratto un paio di mani si poggiarono sui miei occhi, e sobbalzai.

«Indovina chi sono.» Sorrisi a quella voce camuffata, ma comunque riconoscibile, e quasi sospirai di sollievo.

«Un nano.» Dissi ridacchiando, perché per poter arrivare alla mia altezza si era dovuto alzare in punta di piedi e quindi l'equilibrio non era del tutto stabile, e sentii il suo corpo oscillare dietro di me.

«Fanculo.» Tolse le mani e risi, girandomi verso di lui. Rimasi a guardarlo per ore, forse. Ma non lo vedevo per bene da quella mattina, quindi era normale anche perché lui fece la stessa cosa con me.

«Sei bellissimo.» Mi uscì spontaneo, così come fu spontaneo il suo sorriso a trentadue denti.

«Lo so.» Alzai entrambe le sopracciglia e lui rise. «Sisi, anche tu lo sei.» Scossi la testa, ridendo. Mi morsi poi il labbro.

«Come..stai?» Volevo che fosse lui a dirmi volontariamente com'era andata con Zayn. Non volevo forzarlo.

«Benone.» Abbassò poi lo sguardo, respirò profondamente. «Ho lasciato Zayn..definitivamente.» Disse, rialzando lo sguardo su di me. Annuii, cercando di rimanere impassibile anche se mi risultava difficile. Stavo gioendo internamente, ma non dovevo darlo a vedere. Non sapevo come lui stesse, quindi decisi di non lasciar trasparire nessuna emozione. «Non dici nulla?»

Scossi le spalle. «Cosa vuoi che dica?»

«Non lo so.»

«Tu sei sicuro di aver fatto la scelta giusta, quella che realmente volevi fare?» Mi guardò corrugando la fronte.

«Ti stai tirando indietro proprio adesso?»

Negai prontamente con la testa. «Assolutamente no. Voglio solo essere sicuro che tu sia sicuro. Scusa il giro di parole.» Ridacchiò.

«Sono sicuro, Harry.» Annuii.

«E lui come l'ha presa?»

Sospirò, puntando gli occhi al soffitto per qualche secondo. «Non bene. Ma quando gli ho detto che sapevo di tutti i tradimenti si è stato zitto...dopo avermi detto che nessuno potrà sopportarmi come faceva lui, e che rimarrò solo per tutta la vita e bla bla bla. Fa nulla.» Scosse le spalle per risultare indifferente a quelle cattive parole, ma non ci riuscì..almeno con me. Mi avvicinai prendendogli il viso tra le mani.

«Sono tutte cazzate.»

«E tu che ne sai?» Sorrise amaramente.

«Lo so perché davanti a te hai una persona che sta imparando a sopportarti, a sopportare i tuoi pregi e i tuoi difetti.» Mi sorrise dolcemente, a labbra chiuse. Si alzò in punta di piedi e inaspettatamente mi abbracciò. Rimasi di sasso perché, appunto, non mi aspettavo facesse un gesto del genere. Inizialmente, infatti, rimasi immobile, pietrificato. Ma subito mi ridestai e lo strinsi a me possessivamente, con le mani a stringergli il busto, così come lui fece stringendomi il collo.

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