Capitolo quattordici.

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Era pazzesco come dopo quelle parole, dopo quei sentimenti esposti, l'effetto dei gesti cambiasse a dismisura. Ero nudo sotto di Louis, altrettanto nudo, e il ragazzo era impegnato a lasciarmi una scia di baci bagnati dal collo fino al basso ventre, ponendo lì maggior attenzione. Rabbrividii, con una mano tra i suoi capelli e il respiro ansante. Dopo aver lasciato una serie di succhiotti lungo il mio busto, risalì riportando il viso ad un soffio dal mio. Mi strinse dolcemente le guance e mi baciò. Allargai maggiormente le gambe, intrecciandole al suo bacino, quando con una mano guidò il suo membro alla mia entrata, ed entrò senza far staccare le nostre labbra.

Gemetti sulle sue labbra quando iniziò a muoversi sin da subito. Ci staccammo in cerca d'aria, respirando ansanti. Mi guardò intensamente, poggiando la fronte sulla mia. Si mosse lento, profondo, regolare, lo sentii appieno. Mi morse il labbro inferiore quando diede una spinta più forte, più decisa, toccando la mia prostata e ansimai chiudendo gli occhi, inarcando la schiena.

«G-guardami.» Sussurrò, con la voce strozzata dai gemiti. Aprii gli occhi e lo guardai. Il respiro di entrambi era affannoso, ed entrambi gememmo a voce alta quando si mosse sempre più velocemente, puntando lo stesso punto. Gli graffiai la schiena, facendogli probabilmente male perché subito dopo mi morse più forte il labbro inferiore, e mugugnai dal dolore. Ridacchiò silenziosamente, ma tornò serio il secondo successivo quando m'irrigidii e venni senza essere toccato, ansimando il suo nome sulle sue labbra. Lui continuò a spingere senza sosta, spostando le mani dal mio viso alle mie gambe ancora ancorate ai suoi fianchi, stringendole possessivamente.

Venne e poggiò la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi per riprendere fiato. Lo baciai a fior di labbra e sorrise, riaprendo gli occhi. Mi lasciò una carezza sul viso mentre si sfilava lentamente da me e si sdraiava al mio fianco. Subito poggiai il capo sul suo petto e strinsi il suo busto più forte che potevo. Le sue braccia mi cinsero le spalle e mi lasciò un bacio sul capo, respirando profondamente. Per me era stato diverso, quella notte. In ballo c'erano più emozioni, almeno da parte mia. Ed ogni suo tocco aveva provocato in me brividi.
Ero felice.








«Harry.» Louis mi scosse fortemente e mugugnai, lamentandomi. Aprii lentamente gli occhi e mi stropicciai gli occhi.

«Mh?» Mi guardai intorno confuso.

«Ti vogliono.» Mi lanciò il cellulare sullo stomaco e si girò a pancia in giù, stringendo il cuscino. Presi il cellulare corrugando la fronte e vidi che era in corso una chiamata con mia mamma. Sgranai gli occhi. Louis aveva risposto?

«P-pronto?» Risposi con voce titubante, mettendomi a sedere sul letto.

«Hai un sacco di cose da spiegarmi, ragazzino.» Roteai gli occhi, sospirando. Avevo 22 anni e mia madre continuava a trattarmi come un bambino.

«Mamma non son..»

«Non sei più un bambino, lo so. Ma ti sembra normale non tornare a casa per due notti consecutive? Ora ho capito perché non torni.» La sentii sospirare e mi morsi il labbro inferiore quando il mio sguardo cadde sul sedere perfetto di Louis, scoperto dal lenzuolo. «Lo conosco questo ragazzo?»

«No.»

«Okay, lunedì portalo a cena. Ciao amore.» Sgranai occhi e bocca. Stavo per rifiutare ma mi staccò il telefono in faccia. Porca troia! Guardai Louis mordendomi il labbro. Non potevo chiedergli una cosa del genere, significava correre troppo e non volevo spaventarlo. Sbuffai rumorosamente, poggiando il cellulare sul comodino accanto al letto. Louis si mosse e mi mostrò il viso, non più la schiena. Mi guardò confuso, corrugando la fronte.

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