Capitolo nove.

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«Harry?» Annuii, mentre lui mi guardava stralunato, con la fronte corrugata.

«Posso entrare?» Annuì, e mi fece entrare.

«L'appuntamento è tra un'ora, che ci fai qui?» Sospirai.

«Lo so Nick, ma devo prima dirti una cosa..importante. Ci sediamo?» Scosse le spalle e mi fece strada in salotto. Mi sedetti sul divano, distanziandomi di molto da lui e presi a muovere freneticamente le mani tra loro.

«Anch'io devo dirti una cosa importante, però.» Lo guardai io confuso, quella volta. «Vieni all'appuntamento vestito così?» Mi indicò, con uno sguardo di disprezzo. Mi guardai e non notai nulla di strano. Indossavo un pantalone nero stretto, t-shirt bianca sotto una camicia a quadri rossa e nera, e ai piedi dei stivaletti neri.

«Cos'ho che non va?»

«Dio, tutto! Ti vesti così quotidianamente e va bene, lo accetto. Ma non posso accettarlo per un appuntamento. Ti imbruttisce di parecchio. Sembri un buzzurro.» Rimasi sorpreso e difatti fui a bocca aperta. Ma deglutii subito dopo e quello mi determinò ancor più di prima.

Presi un respiro profondo. «Non importa. Comunque volevo dirti che l'appuntamento è annullato.»

«Non puoi?»

Sospirai. «Il problema è che non voglio.» Sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. «Senti Nick..io ho capito tutto.»

Alzò un sopracciglio. «Cioè, cosa?»

«Che..ti piaccio.» Si morse il labbro e abbassò lo sguardo, imbarazzato. «Ma io non provo le tue stesse cose.» Rialzò lo sguardo, e non sembrò particolarmente deluso.

«Oh.» Sospirò ed annuì, spostando lo sguardo nuovamente verso il basso. «L'avevo capito, sai? Non rispondevi ai messaggi, delle volte anche alle chiamate. Mi hai rifiutato quando volevo baciarti. Non ricambiavi le carezze. L'avevo capito, ma non volevo ammetterlo.»

«Mi dispiace.» Ammisi, sinceramente.

«A me no.» Rise amaramente, e lo guardai confuso. «Non mi dispiace. E non dispiacerti perché va bene così. Già non me ne frega più nulla di te. E menomale che hai annullato l'appuntamento perché con uno vestito così non sarei uscito di casa.»

Rimasi davvero sbigottito da quelle parole. Non aveva mai mostrato così tanto fastidio per ciò che indossavo. «Ed io che perdo anche tempo a dispiacermi. Ma vaffanculo, Nick Grishaw, intanto con questo buzzurro ci hai scopato più di una volta.» Esclamai, alzandomi subito dopo dal divano ed uscendo per sempre da quella casa, sbattendo con forza la porta.

Camminai accumulando dentro di me una rabbia inaudita. Non mi sarei mai aspettato da Nick tutto ciò. Cercai di non pensarci e continuai a proseguire a passo svelto. Ma mi fermai quando vidi l'insegna della pizzeria accesa, ma il cartello "closed" appeso alla porta. Aprii la porta e mi investì il buio.

«Siamo chiusi!» Sentii urlare in lontananza. Chiusi la porta, a chiave, e andai verso l'ufficio. Aprii la porta e Louis era seduto davanti alla scrivania, con mille fogli tra le mani, il tappo di una penna tra le labbra e gli occhiali da vista. Era fottutamente sexy anche così. Sputò la penna e alzò lentamente lo sguardo dai fogli. «Ho detto ch..Harry?» Ridacchiai alla sua espressione confusa e mi avvicinai, sedendomi sull'ampia scrivania, ben lontano dai fogli. «Che ci fai qui?»

«Tu cosa ci fai qui, Louis. E' lunedì, giorno di chiusura, e tu ti rinchiudi qui dentro? Lo vedi troppo poco questo posto?» Sospirò e poggiò per bene la schiena sullo schienale della sedia, poggiando i fogli e la penna.

«Sono cose formali, che devo fare per forza il giorno di chiusura.»

«A quest'ora?» Sbuffò.

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