Capitolo venticinque.

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Bussarono alla porta ma non mi mossi di un millimetro. Continuai a stare sotto le coperte del mio letto, continuai a piangere e a stringere forte il cuscino per attutire i singhiozzi. Sentii la porta aprirsi lentamente e chiudersi subito dopo. Le finestre vennero aperte, e subito dopo un peso si sedette sul letto, sospirando.

«Harry..» Era Niall. Chiusi gli occhi e non emisi un verso. «Harry, è da giorni che sei chiuso qui dentro. Non mangi, non bevi..da quanto non fai una doccia? Senza offesa, ma puzzi..lo sento da qui.» Non mi facevano né caldo né freddo quelle parole. Era da esattamente cinque giorni che ero rintanato in quella stanza, a vivere come un vegetale. Era da cinque giorni che non vedevo né parlavo con Louis. Il giorno dopo avergli confessato tutto andai al locale nell'orario di apertura.

Ma entrandoci trovai più di una sorpresa. Innanzitutto Josh era stato sostituito da un altro ragazzo. In cucina c'era il ragazzo che mi aveva sostituito la volta in cui non potevo lavorare per colpa del braccio. E in ufficio, quando ci entrai come un fulmine dopo quella scoperta, c'erano Zayn e..Liam. A quanto pareva i due erano ormai fidanzati ufficialmente. E Zayn mi disse che Louis non era venuto al lavoro per non vedermi, e che ovviamente ero stato licenziato. Liam cercò di avvicinarsi, con una faccia compiaciuta, ma non gli diedi modo di far nulla perché il secondo dopo ero già fuori dal locale.

«Adesso usciamo, cristo.» Niall si alzò e mi tolse le coperte da dosso. Cercai di riprenderle ma Niall mi schiaffeggiò le mani. «Non ti azzardare! Ora ti alzi, fai una doccia, ti vesti e usciamo a mangiare qualcosa.» Il suo sguardo non ammetteva obiezioni e fui costretto, sbuffando, a fare tutto ciò che aveva elencato. Non appena mi guardai allo specchio sobbalzai quando due tremende borse erano sotto gli occhi, e questi erano rossi, gonfi, lucidi. Le guance ancora bagnate per le lacrime. Non mi soffermai più del dovuto ed entrai in doccia. Sospirai di sollievo e mi rilassai quando il mio corpo fu pervaso da acqua calda. Restai sotto l'acqua per un buon quarto d'ora, poi uscii e indossai le prime cose che mi capitarono tra le mani.

Niall mi portò al Burger King e quasi non mangiai nulla di quello che aveva ordinato al posto mio. Ma le sue occhiatacce e i suoi insulti mi obbligarono a mangiare più di quanto volessi. Quando Niall voleva, sapeva farsi ascoltare. «Sai cosa ti ci vuole?» Chiese, con una patatina tra i denti. Scossi le spalle, indifferente, giocando con una patatina nel vassoio. «Una gara.» Sgranai gli occhi e sospirai, scuotendo la testa. «Perché no?» Corrugò la fronte.

Lasciai stare la patatina e lo guardai. «Non guido da un sacco, Niall. Non sono in forma.»

Sbuffò. «Dovresti, con una moto del genere.» Tasto non dolente, di più. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Il giorno dopo la discussione Louis si vide con Niall per dargli la busta che mi sarebbe servita quando la moto sarebbe arrivata. Arrivò due giorni dopo ed era non bella, di più. Era meravigliosa. Quasi non la toccai per paura di sporcarla. Ma lo feci, e me ne pentii amaramente perché nella mente immaginai Louis mentre sceglieva attentamente una moto per me.

«Harry..» Aprii gli occhi e Niall mi guardò boccheggiando. Sentii le guance bagnate e lacrime continuare a scorrere imperterrite. Subito le asciugai, ma invano dato che non si fermarono. Mi alzai di scatto e uscii. Una volta fuori singhiozzi scossero il mio corpo e lasciai alle lacrime fare il loro corso. Niall subito mi seguì e mi abbracciò, stringendomi fortissimo a sé. Mi lasciai andare tra le sue braccia, stringendo fortemente la sua giacca con i pugni e piangendo più forte. Lui mi accarezzò i capelli e sospirò, lasciandomi un bacio tra di essi.

«Portami a casa, ti prego.» Sussurrai, con voce strozzata. Niall subito annuì e mi trascinò in macchina, senza staccare le sue braccia dal mio corpo.





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