Capitolo diciannove.

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«La tua spalla è tornata come prima. Fortunatamente, quel qualcuno ha avuto la buona idea di aggiustartela subito, altrimenti la situazione si metteva malissimo e non potevi nemmeno più salire su una moto.»

Mi morsi il labbro e annuii al dottore che controllava la mia spalla da ormai due settimane. Si alzò e lo imitai, stringendogli la mano. «Grazie.» Mi sorrise, cordialmente, ed uscii.

«Com'è andata?» Niall subito mi venne incontro, appena uscii dalla stanza.

«Bene, Nì. E' tutto apposto, tutto come prima.»

«Grande, così ora puoi sfidare Louis e fargli il culo.» Scossi la testa, sospirando.

«Niall..non m'importa.»

Sbuffò. «Si ma prendila come una sfida personale. Lui è il fenomeno delle corse, no? Se lo batti sei un grande. Ma non perché l'hai umiliato o cose del genere, ma perché hai battuto il migliore.» Respirai profondamente quando fummo all'aria aperta.

«Non so..ci penserò. Prima devo comprare una nuova moto, e ci vorranno anni per mettere da parte i soldi.» Sbuffai.

«Gioca alla lotteria, può darsi che sei più fortunato in quel campo.» Ridacchiai e scossi la testa, dandogli una gomitata. Si lamentò, ridendo. «Ora cosa fai? Ti riaccompagno a casa?» Mi girai verso di lui e annuii, ma una scena dall'altra parte della strada mi fece pietrificare e restare a bocca asciutta.

Dentro al bar c'erano Louis e Zayn, seduti al tavolino vicino la vetrata. Deglutii e sentii lo sguardo di Niall addosso. Vidi poi il capo del biondo seguire la mia direzione ed emise un verso sorpreso. Vidi la mano di Zayn posarsi su quella di Louis e quest'ultimo non scacciarla. Entrambi si sorrisero dolcemente. Chiusi gli occhi e mi girai, avevo visto abbastanza.

«Portami a casa.» Dissi solamente, avvicinandomi alla macchina di Niall con un magone tremendo, e la voglia di piangere e di rompere qualsiasi cosa alle stelle.










Poggiai i gomiti sul bancone e portai entrambe le mani tra i capelli. Non riuscivo a dimenticare l'immagine di Louis e Zayn di nuovo insieme. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, sentendo il magone salire e le lacrime stare lì lì per scorrere. Morsi il labbro fortemente e strizzai gli occhi, per trattenerle.

«Porca troia, le pizze Harry!» Un urlo mi riscosse e aprii subito gli occhi. Louis tirò fuori le pizze interamente bruciate. Si voltò verso di me, rabbioso. «Ma a che cazzo pensi?!»

Gli diedi le spalle, senza dire nulla. «Mi rispondi?» Continuava ad avere un tono alto e duro. Non gli prestai attenzione, prendendo tre impasti e stendendoli così da formare una pizza. Feci tre margherite e le misi nuovamente in forno. Louis si appoggiò al bancone, incrociando le braccia. «Allora?»

Sbuffai. «Non dovevamo non parlare più?»

«Stiamo parlando di lavoro. Quando sei qui devi pensare solo a fare quello che devi fare. I problemi lasciali fuori la porta. Se fai una cosa del genere un'altra volta, non ti ripresentare il giorno dopo.» Lo guardai e proprio non potevo stare in silenzio.

«Sei tornato da Zayn peggio di un cagnolino. Ti sei fatto abbindolare di nuovo? Scommetto che ha finto un paio di scuse e tutto è tornato come prima.» Sorrisi amaramente, scuotendo la testa. Non mi rispose, mi guardò solo duramente. E l'istante successivo si limitò a darmi le spalle e a tornare nella sala principale, ma lo bloccai per un braccio. «Louis..»

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