Capitolo trentacinque.

8K 521 278
                                    


Mugugnai di fastidio quando fui costretto a richiudere gli occhi appena aperti, perché un raggio di sole, che filtrava dalla finestra, mi arrivò dritto in faccia, dritto negli occhi. Girai la testa dall'altra parte e sbuffai. La notte precedente io e Louis avevamo dimenticato di chiudere le serrande, prima di metterci a dormire. Tastai con la mano l'altra parte del letto ma la trovai vuota. Corrugai la fronte e aprii gli occhi lentamente. Louis non c'era.

Mi misi a sedere e mi stropicciai gli occhi. Quando la mia vista si abituò alla luce del mattino mi guardai intorno, e notai che i vestiti di Louis non erano più sulla poltrona. Di scatto mi alzai dal letto e infilai i boxer, andando poi in cucina. Ma anche lì, di Louis non c'era traccia, così come in salotto. Andai allora a cercarlo in bagno, magari stava facendosi una doccia, ma non lo trovai nemmeno lì.

Presi il mio cellulare dal comodino della camera da letto e composi il suo numero, avviando subito dopo la chiamata. Probabilmente era uscito a comprare la colazione, cosa che faceva solitamente, lasciando un bigliettino. Ma quella volta non trovai nessun biglietto.

Quando la chiamata partì, subito una voce metallica mi avvisò che il numero non era al momento raggiungibile. Staccai la telefonata, confuso. Perché aveva il cellulare spento? Sospirai, e andai in salotto. Mi sedetti sul divano e chiusi gli occhi, poggiando la testa sullo schienale. Li riaprii, poi, richiamandolo. Ma ancora, la chiamata mi rimandò alla segreteria telefonica, e attaccai sbuffando.

Gli occhi mi caddero sul tavolino di fronte al divano e corrugai la fronte quando vidi su di esso un foglio bianco, ripiegato. Lo presi e lo aprii. Era una lunga lettera scritta a mano, e dando una veloce occhiata capii che chi l'aveva scritta era proprio Louis. Deglutii e iniziai a leggerla, con le mani che iniziarono a tremare leggermente.



"Ciao, amore.
In questo preciso istante stai dormendo e si, ti sto osservando. Potrebbe sembrare una cosa inquietante questa ma fidati, non lo è. Ti sto guardando, e inevitabilmente sorrido. Ti sto guardando, e non riesco a non considerarmi un miracolato per avere avuto al mio fianco fino ad ora tale bellezza.

Ti sto guardando e posso giurare su qualsiasi cosa tu voglia di non aver mai visto qualcuno di così meraviglioso come te. E non mi riferisco soltanto alla tua bellezza esteriore, perché quella è oggettiva, è sotto gli occhi di tutti, purtroppo per me. Ma mi riferisco soprattutto alla tua bellezza interiore.

Perché quella, fidati Haz, non tutti ce l'hanno. E' vero, in passato mi hai fatto passare le pene dell'inferno ma va bene, l'ho superato ormai. Nessuno è perfetto, nemmeno tu. Hai mille imperfezioni, alcuni difetti, ma ti rendono comunque meraviglioso. Ti conferiscono una luce negli occhi che nessuno ha e che tutti invidierebbero, guardandoti.

Io ti invidio, sai? Vorrei avere un briciolo della tua bellezza, della tua purezza, della tua dolcezza, della tua spontaneità. Ma non le ho. Io non sono come te, e non potrei mai esserlo. Potrei imitarti, ma sporcherei soltanto ciò che di bello c'è in te, perché le tue meraviglie addosso a me farebbero soltanto ribrezzo. 

Ed io non sono come te nemmeno in casi come questi. Ti sto scrivendo e probabilmente sono già lontano da te migliaia di miglia. Perché, in questo momento, mentre tu leggi questa lettera, io sono su un aereo, diretto a Seattle. So che ora, appena hai letto queste parole, mi starai odiando a morte per non averti nemmeno salutato, e fai bene.

Ma proprio non ce l'avrei fatta a salutarti, Harry. Non ce l'avrei fatta a vederti piangere, per me. Non ce l'avrei fatta a vedere il tuo volto, consapevole di non rivederlo a breve. Non ce l'avrei fatta a lasciarti andare. Non ce l'avrei fatta a partire, cosa che invece devo fare per una serie di motivi.

I like the way it hurts.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora