Capitolo dieci.

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«Quindi ti sto sul cazzo?» Sobbalzai e mi girai. Louis era dietro di me con le braccia incrociate al petto. Deglutii e chiusi la bottiglia d'acqua, buttandola sulla sabbia, e lo guardai confuso. Cercai di non pensare al giorno prima, quando..non dovevo pensarci.

«Cosa?»

«Hai annullato gli allenamenti con me, però li fai lo stesso. Quindi ti sto sul cazzo.» Boccheggiai. Scossi poi la testa, prontamente.

«Assolutamente no, Louis.»

«E allora perché? Ti facevo sudare troppo?» Ridacchiò, mentre prese una sigaretta dal pacchetto e l'accendino.

«Probabilmente si.» Sbuffai. Non potevo dirgli che l'avevo fatto per stare il più possibile lontano da lui. Scosse le spalle e si mise la sigaretta in bocca, accendendola il secondo dopo. Mi schiarii la voce. «Non ti ho visto, alla gara.»

Aspirò. «Io però ho visto te.» Disse, buttando fuori il fumo.

Roteai gli occhi. «Si, e mi hai detto che sono stato bravissimo.»

«Io? Quando?» Risi e lo spinsi giocosamente, facendolo ridere. «Si, lo sei stato.»

«Cosa?» Lo provocai.

Sbuffò. «Smettila o giuro che non te lo dirò mai più, nemmeno per messaggio.»

«Okay, mi sto zitto.»

«Meglio.» Sorrisi, mentre aspirò e buttò subito dopo il fumo fuori dalla sua bocca, e per il leggero venticello che c'era quella mattina mi arrivò direttamente in faccia. Tossii e girai il viso dall'altra parte. «Pivello.»

«Dovresti smetterla di fumare, ti f..»

«Ti fa male, ti viene il cancro, e bla bla bla. Lo so, mamma, ma ormai non riesco più a smettere. E fumo da quando avevo 15 anni, e sto benone.» Scossi le spalle e iniziai a fare le flessioni. Ero arrivato a dodici quando riprese a parlare.

«Comunque grazie, per ieri sera.» Mi bloccai per un paio di secondi e le mie braccia cedettero, così mi sdraiai sulla sabbia, di schiena, per poterlo guardare. «Per avermi accompagnato a casa.» Annuii e mi schiarii la voce, imbarazzato perché, inevitabilmente, ricordai com'era andata a finire. Mi rigirai e ripresi le flessioni, con il suo sguardo addosso. «E mi dispiace che tu sia dovuto tornare a casa a piedi, a quell'ora.» Mi morsi le labbra e respirai profondamente. Non dovevo lasciarmi sfuggire assolutamente nulla.

«E anche per non averti fatto guidare la mia moto. Ricordo alcune cose, ma sono solo frammenti.» Sospirai dal naso e pregai mentalmente che si stesse zitto, che non aggiungesse altro. «Spero di non averti vomitato addosso, e di non essermi comportato come un cretino, perché è ciò che faccio quando sono ubriaco.» Mi morsi il labbro e finii le serie di flessioni, così mi rialzai.

«Non preoccuparti, non hai fatto nulla.» Hai solo poggiato, casualmente, la mia mano sul tuo cazzo..ma sono solo inutili dettagli.

«Menomale.» Ridacchiò. Il suo cellulare prese a squillare ed esultai mentalmente. «Scusami.» Annuii e si allontanò di poco, per rispondere. «Ehi..» Lo sentii, dato che non si era allontanato di molto. Presi la bottiglia dalla sabbia e bevvi un lungo sorso. «Si, dobbiamo parlare.» Lo guardai e si morse il labbro. «Anche per quello che è successo..stamattina.» L'acqua mi andò di traverso e tossii, dandomi delle pacche sul petto. Mi guardò, aggrottando la fronte. Alzai il pollice nella sua direzione, per fargli capire che era tutto apposto.

«Si, stamattina. Quando sei venuto a casa.» Merda, merda e merda. Era Zayn, quindi, al telefono, e credeva sul serio che era stato il ragazzo ad avergli fatto un pompino, quella mattina. Gli diedi le spalle e mi morsi le labbra. «Zayn, si che sei venuto. Mi hai fatto anche un pompino.» Chiusi gli occhi, affranto, e respirai profondamente. La situazione si stava davvero mettendo male. Malissimo. «Ma che cazzo dici? Ancora con questa storia? Eri tu, Zayn!» Sobbalzai quando lo sentii urlare e, istintivamente, mi girai a guardarlo. Aveva la fronte corrugata e lo sguardo perso. «Ero solo in casa, chi cazzo poteva farmi un pomp..» Si ammutolì e sgranò gli occhi, alzando lo sguardo su di me. Fremetti e mi schiarii la voce. Cercai di avere un comportamento normale ma sapevo che mi stavo tradendo da solo.

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