Capitolo ventinove.

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«L'ho smerdato davanti a tutti e me ne sono andato, sculettando in grande stile.» Scoppiai a ridere, seguito da Niall, seduto sulla poltrona mentre io e Louis sul divano, uno dalla parte opposta all'altro. Erano le 17, eravamo a casa di Louis ed era un normale lunedì pomeriggio. Entrambi avevano il giorno libero, mentre il mio turno sarebbe iniziato tre ore dopo. Louis stava raccontando di quando, al liceo, il professore di filosofia si era invaghito di lui e gli aveva chiesto una cosa seria, ma Louis non la pensava allo stesso modo. Così, durante una cena, gli diede il due di picche e lo smerdò raccontando, davanti a tutti, che il professore aveva tradito la moglie con un suo alunno, e poi filò via. M'immaginai la scena e non potei far altro che ridere.

Girai il viso verso di lui e guardai il suo profilo. Le risate scemarono ma non persi il sorriso, incantandomi ad osservarlo ridere. Gli occhi ridotti a due fessure, le rughette ai lati, il sorriso a trentadue denti. Mi morsi le labbra. Probabilmente si sentiva osservato perché dopo un minuto girò il viso verso di me e aggrottò leggermente le sopracciglia, spostando poi lo sguardo schiarendosi la voce, imbarazzato. Io, invece, non distolsi lo sguardo né tolsi il sorriso dalla faccia.

Lo guardai e sospirai malinconicamente, volendolo di nuovo indietro, come una volta. Sembrava fossero passati anni da quando non lo toccavo, né baciavo, e mi mancava da morire. Avrei voluto rivivere tutto per un'ultima volta, per poter immagazzinare quante più emozioni possibili e tenerle incustodite dentro me, non regalandole a nessuno all'infuori di lui.

Mi sentivo vuoto, perso, senza di lui. Senza i suoi tocchi gentili, le sue labbra sottili e morbide a toccare le mie, senza i suoi occhi a guardarmi con amore. Forse parlare di amore da parte sua era un po' troppo esagerato, ma sentivo che provava qualcosa che si avvicinava a quel sentimento che tanto spaventava tutti, ma che quando lo provi era immenso e rendeva tutto più bello, ma poteva accadere anche l'opposto e ne ero consapevole, per esperienza personale.

Io avevo amato Louis. A modo mio l'avevo amato, e lui non lo sapeva. E non l'avrebbe mai saputo, perché sapevo che non avrebbe più voluto avere niente a che fare con me sotto quell'aspetto. Il problema era che l'amavo ancora. L'amore, forte o debole che sia, non svanisce il giorno dopo, la settimana dopo, il mese dopo.

E non era un bene perché vedere la persona che ami lontana da te, immaginare di vederla un giorno con qualcuno che lo rende felice più di quanto possa fare tu e vederla, dunque, felice senza di te, ti uccide. Ti uccide dentro ma anche fuori, ecco perché sentivo la necessità, per qualche ora, di evadere da tutti i problemi, di dimenticarli per un po'. Il giorno dopo questi tornavano investendomi più forte di prima, ma almeno per qualche ora potevo stare bene, in pace.

Sentii Niall tossire a voce altissima, richiamando esplicitamente l'attenzione, e sobbalzai leggermente, spostando lo sguardo su di lui che mi guardò e sospirò scuotendo appena la testa. Guardai nuovamente Louis e vidi il suo sguardo rivolto verso il basso, alle sue mani che non smettevano di muoversi tra loro. Ero stato beccato a fissare il mio ex fidanzato dal mio ex fidanzato stesso. Figura di merda peggiore di quella non poteva esserci, ma d'altronde meritavo un premio solo per quelle.

«Ehm..io devo scappare, ragazzi.» Corrugai la fronte quando Niall si alzò e iniziò ad infilarsi la giacca.

«Che hai da fare?» Chiesi, confuso. Avevamo concordato di vederci quel giorno e quell'ora perché eravamo liberi tutti e tre per le successive due ore.

«Mi sono dimenticato che..che devo vedermi con Gemma.» Annuì a se stesso, senza guardarmi. Perché stava mentendo?

«Niall, mia sorella è straimpegnata con la testi di laurea, quindi molto probabilmente ti manda a fanculo se ti presenti a casa.»

I like the way it hurts.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora